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1982: San Sebastiano

Il quadro di san Sebastiano donato dalle sorelle Colombo alla Associazione sant'Agostino

Il quadro di san Sebastiano donato dalle sorelle Colombo

 

 

IL QUADRO DI SAN SEBASTIANO

dal Notiziario Parrocchiale, anno VIII, n. 9, ottobre 1982

testo di Ernesto Cattaneo

 

 

 

Le sorelle Immacolata e Giovannina Colombo, hanno donato all'Associazione S. Agostino una tela rappresentante S. Sebastiano. Verrà esposta in Sede e ringraziamo la famiglia Colombo per questo dono che arricchisce il patrimonio artistico dell'Associazione.

 

 

Secondo la tradizione il santo visse all'epoca di Diocleziano. Nacque forse a Milano e fu istruito nella fede cristiana. Si recò poi a Roma dove divenne un alto ufficiale dell'esercito imperiale, facendo presto carriera. Divenne comandante della prestigiosa prima coorte della prima legione di stanza a Roma a difesa dell'Imperatore. Grazie alla autorevolezza della sua carica poté sostenere i cristiani incarcerati e cercare di diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte. La Passio racconta che una volta due giovani cristiani, Marco e Marcelliano, figli di un certo Tranquillino, furono arrestati su ordine del prefetto Cromazio e richiesti di sacrificare agli dei. Sebastiano fece loro visita persuadendoli a perseverare nella fede. Mentre dialogava con loro, il viso del tribuno fu irradiato da una luce miracolosa e Zoe, la moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni, riacquistò la voce. Il prodigio portò alla conversione di Zoe col marito Nicostrato, Castorio, il prefetto romano Cromazio e suo figlio Tiburzio. La gran parte di loro subì in seguito il martirio.

Quando Diocleziano scoprì che Sebastiano era cristiano lo fece condannare a morte. Fu legato ad un palo sul colle Palatino, denudato, e trafitto da numerose frecce. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo. Ma santa Irene, che era andata a recuperarne il corpo, si accorse che il soldato era ancora vivo e lo curò dalle molte ferite. Sebastiano, prodigiosamente sanato, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell'imperatore. Il santo raggiunse Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio eretto da Eliogabalo. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nel 304 nell'ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettarne nella Cloaca Maxima.

Sebastiano, martirizzato sotto Diocleziano, viene raffigurato solitamente trafitto da frecce.

La leggenda del soldato martire ha interessato pittori e scultori di ogni era, che ha portato a concentrare gli artisti sull'iconografia del santo nudo a discapito di quella del militare maturo. Il santo era tra l'altro una delle poche figure nude che avevano il diritto di stare in una chiesa.