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Ragazzi del Coro Adeodato accompagnano i canti con il flauto
Concerto per Una Notte al Museo 2008
IN PALESTRA A CASSAGO BRIANZA
L'OMBRA MALEDETTA DEL DUCA PIROEULA
Rappresentazione scenica con il CORO ADEODATO
Cassago 17 maggio 2008 ore 21.00
INTRODUZIONE
Scopo di questa serata è quello di "riportare alla luce", di "illustrare" l'epopea del Palazzo Pirovano Visconti, "la mitica Villa del Duca", le cui vicende hanno affascinato la fantasia dei cassaghesi soggiogate dalla figura del famigerato Duca Piroeula che si permetteva ogni sorta di crudeltà. Ci accompagneranno in questo viaggio le musiche e i canti del Coro Adeodato. Desideriamo in questa occasione ricordare quanti hanno sostenuto l'attività del Coro, fra cui il Gruppo Alpini di Cassago.
CANTO: Canto: Lu u Lay [a 2 voci origine: Stati Uniti per Flauti soprani- Ottavino]
1 VOCE: "... Di là si progredisce a Cassago, che molti pretendono sia il Cassiciaco, dove si ritirò Sant'Agostino presso Verecondo grammatico, mentre si preparava al battesimo. Qui merita di essere veduto il vasto Palazzo Pirovano-Visconti e la chiesa decorata dai recenti affreschi di Carlo Ronchi. Oh se io fossi, senza danno d'alcuno possessore del Baciolago ! sclamai la prima volta che mi venne veduta questa deliziosissima collina poco discosta da Cassago, coi suoi viali a chiocciola, colla sua vista portentosa, con quel tutto insieme che la rende sì ricercata e vagheggiata. Oh fosse perenne la vita ! dove goderla più felice ? Se non che il poco discosto monumento sepolcrale Visconti che si sta erigendo dall'architetto Clerichetti, ricordano che passano come un lampo i giorni dell'uomo tra i cenci e la porpora, tra le delizie e le miserie."
2 VOCE: Spettacolare questa definizione di Cassago di Ignazio Cantù, che non nasconde il suo stupore per la bellezza del luogo. Nella sua Guida per la Brianza, pubblicata a Milano nel 1837 Cantù accenna non solo al palazzo ma anche al grandioso parco che lo circondava e che toccava la sua punta più panoramica sulla sommità del Baciolago, uno strepitoso Belvedere con un percorso finale a cavallo in un labirinto di siepi visitato, si dice, anche dalla regina Margherita.
CANTO: LE STAGIONI [a 2 voci per Tromba e clarinetto]
1 VOCE:: Qui è proprio un bel posto. Tranquillo, verde, riposante e poi ricco di storia. Una storia che appassiona e coinvolge tutto il paese. Tu hai qualche notizia della villa del Duca ?
2 VOCE: Certo, ma non ti ha già detto qualcosa oggi quel mio amico spilungone dai capelli rossi mentre ti accompagnava per il paese ?
1 VOCE: Oh sì, mi ha detto tante cose, ma ha anche suggerito di approfondire le mie conoscenze con te, che, così dice lui, hai cercato a destra e manca e sai di sicuro tante cose che gli altri conoscono poco.
2 VOCE: Va beh. Io qualcosa te lo posso raccontare ... almeno quello che so, e che ho trovato. Dicono che qui un tempo c'erano i romani. Hanno trovato tanti cocci alla Pieguzza, e poi tombe, vasi e anche ossa mentre scavano un po' qua e là per il paese. Poi sono venuti i longobardi e poi, così mi diceva Pasqualino Cattaneo, sono arrivati quelli di Pontida. Hanno occupato il posto più alto del paese, il castro. C'era anche un castaldo, cioè governatore di Cassago, che si chiamava Zanebello. A metà Trecento gli uomini di Cassago "protestano" cioè accettano la Signoria del monastero di Pontida. Pare che alla fine di quel secolo governatori del castro cassaghese fossero i nobili de Casternago che amministravano quella che veniva definita "Possessione di Cassago." A Cassago c'era anche un prete, un certo signor Giovanni di Tabiago che faceva il parroco a Bulciago ma che officiava nella chiesa di sancta Maria, qui a Cassago. Ma chissà dov'è finita adesso ...
CANTO: FILASTROCCA MALIZIOSA [a 3 voci per Flauti soprani e contralti- clarinetto- ottavino]
Ragazzi del Coro Adeodato durante l'esecuzione
1 VOCE: Mi hanno assicurato che nel 1402 Giovanni Scaccabarozzi famiglio del duca Visconti aveva usurpato i possessi di Pontida ed era diventato il padrone di Cassago.
2 VOCE: E' vero, anzi alla fine della guerra fra i Visconti e la Repubblica Veneta nel 1433 Cassago, è occupato definitivamente dallo Scaccabarozzi che lo tiene fino alla morte nel 1453.
1 VOCE: Ma chi viveva a Cassago ?
2 VOCE: In quegli anni a Cassago viveva la nobile famiglia Nava, che risiedeva in una casa da Nobile che corrisponde alla vecchia canonica parrocchiale, oggi in parte sede della Associazione S. Agostino. Nel castro viveva anche un altro nobile, un certo Leo da Perego nella cui abitazione nel 1442 si svolse una pubblica assemblea. E poi dopo la sconfitta del Ducato visconteo nella guerra con Venezia, molti abitanti delle vallate bergamasche emigrarono al di qua dell'Adda: anche Cassago ne accolse alcuni. Ricordati dei Brambilla, lavoratori tessili e fabbri. E' da questa famiglia, piuttosto numerosa, che nascerà il primo parroco Antonio Brambilla.
CANTO: IL BALLERINO [a 2 voci strumentale]
1 VOCE:E Ho passeggiato diverse volte da queste parti. C'è un panorama straordinario. Se ne sono accorti anche i visitatori di mezzo mondo che sono venuti qui a cercare Agostino e hanno trovato questo parco. Una cosa che mi ha sempre incuriosito è come sia nato il Palazzo dei Duchi qui a Cassago.
2 VOCE: Per quel che ne so, il Palazzo e i suoi possedimenti erano chiamati Possessione della Torre. E lo sai perché ? Perchè a Cassago c'era una torre. Lo sappiamo perché nel 1409 il vescovo di Milano in una sua sentenza dice che qui esisteva un campo detto "della torre": petia una campi ... iacens in dicto territorio de Cassago ubi dicitur post turrim .."
1 VOCE: Era forse una torre di avvistamento ? So, o almeno mi hanno insegnato, che a quel tempo ce n'erano tante.
2 VOCE: Credo di sì. Fatto sta che questi possessi della "torre" a un certo punto passarono ai fratelli de Benedictis originari di Parma una città da poco passata allo Stato milanese. Marco De Benedictis e suo fratello nel 1479 chiesero al duca di Milano di poter ristrutturare i loro possessi cassaghesi che stavano andando in rovina. La richiesta fu accolta e Marco de Benedictis costruì un bel palazzo dove si sposò con Corona Delphinona, una giovane della nobiltà locale. Il palazzo sulla sommità del colle di Cassago fu ereditato dai Delfinoni che lo tennero per quasi cinquant'anni. Ma nel 1542, forse per debiti, i loro possedimenti furono confiscati dell'Erario spagnolo milanese per metterli in vendita.
CANTO: LA VERGINE DEGLI ANGELI [a 3 voci Flauti soprani- clarinetto Parlato]
1 VOCE: Ma, curiosità per curiosità, perché a me piacciono queste notizie, chi comperò il Palazzo ?
2 VOCE: Furono i nobili Pirovano ad acquistare il palazzo dei Delfinoni. I Pirovano erano una nobile famiglia che aveva dato tre arcivescovi a Milano in età medioevale. E' Bartolomeus de Pirovano che acquista terreni alla Costa e avvia, per la sua famiglia, un ininterrotto processo di acquisizioni di terre e case in Cassago. Nel suo testamento del 1520 ringrazia un certo Gottardo detto Coldirario de Rippa che era stato il suo massaro a Cassago. Chi materialmente acquistò la "casa del castello" o "sedimen appellatur del castello" da Jo:Francesco Delfinoni fu Giovanni Francesco Pirovano nipote di Bartolomeo.
CANTO: APRES MA BLONDE [a 2 voci origine: Francia per Flauti soprani e contralti]
1 VOCE: Ma chi erano questi Pirovano di Cassago ?
2 VOCE: Erano persone importanti con vasti possedimenti nel milanese. Nel 1595 Francesco divise l'eredità fra i figli Gaspare, Philippo, Giulio Domenico, Bartholomeo et Giovanni Battista. A Bartolomeo spettarono "Tutti li beni nel Territorio di Cassago eccetto li beni toccati in parte al Signor Giovanni con casamenti da Nobile, et torre antica, cassine da massari, case da pigionanti, tine, vasselli, ragioni d'acque, scorte de massari de grani et dinari."
1 VOCE: E cosa toccò agli altri fratelli ? Mi pare che anche loro abbiano avuto un ruolo importante per la storia di Cassago nel Seicento.
2 VOCE: Giulio Domenico e Bartolomeo quando morirono lasciarono tutto al fratello Giovanni Battista che già di suo aveva "Tutti li Beni della Costa." Giovanni Battista Pirovano fu Capitano d'Infanteria al servizio, nell'esercito spagnolo, del conte Giovan Pietro Serbelloni. Suo fratello mons. Filippo Maria, era l'Auditore Decano di Rota a Roma, per l'approvazione di alcune richieste ottenuta da Sua Santità a favore del re di Spagna. Pensa che Papa Gregorio XV scrisse al Re di Spagna e ai conti d'Olivares e di Monterij per sollecitare la carica di Questore di Milano per il marchese Giovanni, carica che viene accordata con "quanta lode della famiglia Pirovana."
1 VOCE: Da bambino mi hanno sempre parlato del duca Piroeula. Un duca che ne ha combinate di cotte e di crude. C'entra anche lui con questi Pirovano ?
2 VOCE: Eh sì. Anche se non si conosce il suo nome, era un Pirovano, ma non duca: forse era mons. Francesco Pirovano figlio del Questore Giovanni. Nel 1636 era diventato abate di Civate. Francesco Pirovano nel 1656 fece forse l'ultima sciocchezza della sua vita: per difendere il suo onore inviò un suo bravo, un certo Gerolamo Villa di Cremella, a Milano che con un'archibugiata uccise un poliziotto, un certo Pasquini. Questo abate commendatario che si circondava di bravi, fu definito dal cardinale Litta di Milano come un "torbidissimo sanguinario" uomo, che sfuggiva ogni processo, e difendeva con le armi se stesso e il suo prestigio.
1 VOCE: E tutte le storie che si raccontano di lui e delle sue malefatte ?
2 VOCE: A Cassago se ne racconta una, da vero don Rodrigo. Si dice che rapisse le giovani fanciulle e dopo averle possedute le gettava nel pozzo del castello pieno di coltelli dove si aggirava un serpente che le mangiava.
1 VOCE: Mi pare di avere letto qualcosa anche nel libro di quel tuo amico spilungone dai capelli rossi. Qualche episodio si svolge proprio nel castello del Duca.
2 VOCE: Brava ! Se aspetti, dopo il canto ne parliamo. Magari leggiamo qualche brano.
Canto: PICK OF BALE COTTON [a 3 voci origine: Stati Uniti per Flauti soprani e contralti- clarinetto- tromba]
INTERMEZZO CON PRESENTAZIONE DA "LA VENDETTA DEI LUPI NERI" DI GIANLUCA ALZATI
1) pp. 85-87 Il cielo è sereno, ci sono le stelle e la luna piena, non come quella volta della vecchia chiesa abbandonata quando invece diluviava, ma non basta certo il bel tempo a tranquillizzarci. Teo ha ricominciato a battere i denti e, come se non bastasse ogni tre minuti starnutisce fragorosamente. In poco tempo siamo in prossimità del maniero che si staglia con la sua ombra cupa e inquietante dall'alto della piccola collina sulla quale sorge fin dai tempi del medioevo. Il castello apparteneva prima ad un'altra famiglia di antica nobiltà, poi è passato nelle mani dei Vischio che sono stati costretti ad abbandonarlo quando i fascisti ne hanno fatto la loro base operativa sul territorio. Con la famiglia Vischio se ne sono andati secoli di storia e anche tutte le leggende ad essi legate. Sul possente cancello di ferro, ora sinistramente aperto e cigolante campeggia lo stemma dei Vischio: un serpente che inghiotte un bambino. "Ragazzi, è più prudente scavalcare la cancellata in un punto più buio, qui siamo troppo visibili agli occhi dei nostri nemici." Dico io. Decidiamo così di entrare in una zona meno illuminata e visibile. Percorriamo silenziosi il sentiero che porta alla dimora, che si snoda in un lungo tunnel di carpini che proiettano le loro ombre minacciose e lugubri con i rami che sembrano lunghe braccia protese per afferrarci. Una volta arrivati abbastanza vicino vediamo in tutta la sua imponenza la costruzione che abbiamo ammirato in precedenza solo da ragguardevole distanza di sicurezza. Il castello si presenta con una forma a ferro di cavallo: ha un corpo centrale e due ali ai lati, un cortile interno con un lungo portico intervallato da una fila di pilastri di pietra; questa ha tutta l'aria di essere la parte usata dalla servitù. Al di sopra c'è un' ampia balconata con un porticato fatto di arcate sostenute da eleganti colonne e chiuse da ampie vetrate e sopra di esso altri due piani con una moltitudine di finestre, probabilmente le stanze dei nobili. A dominare tutta la costruzione c'è una torre ottagonale e, sulla parte davanti, una fila di merli forse a ricordare almeno nello stile l'iniziale funzione di difesa del maniero. Il giardino è pieno di aiuole di rose forse un tempo ben curate, ma ora in evidente stato di abbandono e palme di discrete dimensioni che ci offrono la possibilità di avere dei ripari dove nasconderci mentre ci avviciniamo. Sui lati del pianterreno si vedono i magazzini, la falegnameria, il deposito delle carrozze e le stalle e il muggito improvviso di una mucca pezzata fa rizzare i capelli in testa a Teo. Per fortuna Sandrone gli chiude la bocca con la mano impedendogli di urlare, anche se nell'impeto per poco non lo soffoca. Nel cortile c'è anche una grande vasca di pietra, che sembra piuttosto antica dove le oche che si stavano abbeverando, quando si accorgono della nostra presenza, scappano starnazzando a più non posso, rischiando a loro volta di farce scoprire. Strisciando tra un cespuglio e l'altro ci avviciniamo al portico badando a non fare il minimo rumore e ci introduciamo di soppiatto attraverso una delle arcate. Ora siamo dentro. È tutto buio, come mi aspettavo, qui la luce della luna piena non arriva a darci una mano, così accendiamo il lumino e cominciamo a esplorare l'ambiente ...
2) pp. 87-88. Ecco che improvvisamente girando e rigirando, ci ritroviamo ai piedi di una grande scalinata di pietra. Saliamo piano badando a non fare il minimo rumore. Mi giro indietro verso i miei due amici che mi seguono a ruota e mi porto il dito indice al naso per far capire loro che ora arriva il momento più delicato: sicuramente Laura e suoi carcerieri sono al piano nobile, quello sopra di noi e la resa dei conti è vicina. La scala che conduce ai piani superiori è imponente, in questa penombra non si riesce a vedere molto ma si sente che è di marmo, forse è questo materiale che mi dà una sensazione di freddo, anzi mi stanno proprio venendo i brividi, qui ormai siamo allo scoperto, se ci beccano siamo perduti! Arrivati in cima alle scale giriamo l'angolo, entriamo in quello che sembra essere il salone delle feste. È molto ampio, il soffitto è impreziosito da affreschi, alle pareti tutto intorno sono appese pesanti tende di velluto rosso, ci sono specchi ovunque e il pavimento è ricoperto di mosaici con stemmi di famiglie nobili. Ai lati ci sono imponenti armature, probabilmente questa sala serviva per i balli e i ricevimenti. A questo punto purtroppo succede l'irreparabile: "Etciuuu!!!" Matteo starnutisce così forte da piombare contro Sandro che perde l'equilibrio e mi frana addosso facendomi perdere il lumino che rotola lontano e si spegne e provocando la mia caduta a terra con un botto fragoroso. Improvvisamente si accendono le luci del grande lampadario di cristallo appeso sul soffitto e uno alla volta, veloci e silenziosi come fantasmi, sinistre figure escono allo scoperto spostando i tendaggi che li nascondevano alla nostra vista.
Una parte del pubblico presente alla manifestazione
Canto YO VENGO [a 3 voci per Flauti soprani e contralti- Clarinetto- ottavino]
1 VOCE: Fin qui i Pirovano, ma quand'è che arrivano i Visconti ? Anche perché la Villa si chiamava Villa dei duchi Visconti.
2 VOCE: Arrivano quando la figlia della marchesa Giovanna Pirovano e del conte Antonio Modrone, Teresa, che nasce metà del Seicento sposa nel 1684 il conte Nicolò Visconti, che discendeva dalla nobilissima famiglia milanese che aveva governato Milano nel medioevo. Con lei il Palazzo di Cassago assume una nuova destinazione: diventa una vera e propria lussuosa villa, residenza da nobili durante la stagione meno fredda. E' lei a costruire un'entrata monumentale al Parco e alla villa nel 1704, erigendo un maestoso Rastrello. Davanti al cimitero ci sono ancora i due pilastri con la scritta M. T. V. C. cioè Maria Teresa Visconti di Modrone. E' ancora lei a far erigere le arcate chiamate oggi impropriamente "stalle" dei ruderi. E sempre lei è infine nel 1688 a ristrutturare la villa con un nuovo monumentale scalone.
Canto GAM-GAM [a 3 voci origine: ebraica per Flauti Ottavino -clarinetto mib- flauto traverso]
1 VOCE: I Visconti sono proprio una parte importante della storia di Cassago. Ce n'è qualcuno che ha fatto qualcosa di veramente straordinario ?
2 VOCE: Certamente sì. Il conte Francesco Antonio nel 1756 fu il promotore della costruzione della nuova chiesa parrocchiale, dove poi fu seppellito. Amava questo paese tanto che a sposarlo con donna Teresa fu il parroco di Cassago don Giuseppe Beretta. Il conte Francesco riuscì a spostare l'antica strada per Cremella impegnandosi a costruirne una nuova, l'attuale via Visconti, che costeggiando le sue proprietà raggiungeva infine Cremella.
SCARBOROUGH FAIR [a 2 voci flauto traverso]
1 VOCE: E poi il duca Guido costruì il Sepolcreto Visconti a Tremoncino e poi l'Asilo Infantile ... ma com'era il bellissimo Palazzo del Duca ?
2 VOCE: La villa aveva una forma a U aperta a sud-ovest verso il paese. Dal cortile d'ingresso si apriva uno splendido portico a colonnato che occupava l'intera facciata. Sul retro della Villa si sviluppava un giardino rettangolare. A metà Ottocento la Villa assunse un aspetto romantico, ricco e fantasioso. C'era una grande torre ottagona che richiamava l'antica torre medioevale. All'interno della Villa c'era anche una cappella privata ad uso del Duca.
1 VOCE: Come si arrivava alla villa ?
2 VOCE: C'era un grande viale di carpini che partiva dal rastrello di Teresa.
1 VOCE: Ma adesso la villa non c'è più.
2 VOCE: E' vero. E' stata abbattuta nel 1963. Restano in piedi solo le fondamenta seicentesche, chiamate impropriamente "le stalle" e anche le cantine. Sono luoghi bellissimi e affascinanti. Sai bisognerebbe ripulirli e magari recuperali ... con un po' di buona volontà si può fare, perché è proprio un bel posto. Vedi, se sali da quella stradina, ci arrivi con comodo. Sai che ti dico ? Dopo andiamo a vederli.
AMAZING GRACE [a 2 voci origine: Stati Uniti]
CONCLUSIONE
La serata continua con le visite guidate al parco, all'area dei ruderi Visconti e alla raccolta museale S. Agostino. Qui l'autore Gian Luca Alzati sarà ben contento di presentarvi il suo ultimo romanzo La Vendetta dei Lupi Neri che è ambientato negli episodi più suggestivi nella misteriosa Villa del Duca su cui aleggia l'ombra maledetta del duca Piroeula. A tutti buona continuazione della serata con le guide che vi accompagneranno a conoscere gli ambienti meravigliosi di questo luogo.