Percorso : HOME > Associazione > Attività > Per le Scuole > Coro Adeodato > 150 anni Unità d'Italia

Concerto per la FESTA DI SAJOPP 2011

Locandina dell'evento

Presentazione della manifestazione per la festa di Sajopp

 

 

 

Concerto-Spettacolo

PER LA FESTA DI SAN GIOBBE A TREMONCINO

SEPOLCRETO VISCONTI A TREMONCINO DI CASSAGO

 

CON IL TRICOLORE AL COLLO

CONCERTO PER I 150 ANNI UNITA' D'ITALIA

con il CORO ADEODATO

 

 

 

Presentazione

 

[LETTORE]

Un caloroso saluto a tutti voi qui presenti. E' con noi il Coro Adeodato, formato da circa 70 ragazzi che, come ben sapete, è dedicato ad Adeodato, il figlio adolescente di sant'Agostino. Per quanto vissuto molti secoli fa, Adeodato è l'esempio del giovane adolescente desideroso di conoscere e inserirsi attivamente nella vita sociale. Siamo quasi sicuri che avrebbe partecipato con entusiasmo all'epopea dei ragazzi e dei giovani che 150 anni fa hanno fatto l'Italia. Probabilmente sarebbe stato un amico di Luciano Manara e di quei giovani che si sono infiammati all'idea di rendere l'Italia libera.

 

[LETTORE]

Questa sera ripercorreremo, in questo bel momento, qualcuna di quelle vicende attraverso i canti che hanno preparato, accompagnato e festeggiato l'epopea risorgimentale italiana.

 

 

[LETTORE]

L'ULTIMO IMPERATORE

L'Unità d'Italia si completa nel 1918 con la caduta dell'Impero Asburgico, che per due secoli aveva soggiogato la nostra Nazione. Altri Imperi cadranno, segnando la fine di un'epoca di oppressione per quei popoli che hanno preteso la propria libertà. Il brano che verrà eseguito è tratto da L'ultimo imperatore un film epico e biografico del 1987, diretto da Bernardo Bertolucci, vincitore di numerosi premi tra cui 9 Oscar e 9 David di Donatello. Il soggetto, che narra le vicende drammatiche dell'ultimo imperatore cinese, trae spunto dal libro "Sono stato imperatore", l'autobiografia di Aisin Gioro Pu Yi.

 

 

[LETTORE]

We Shall Overcome

 

We Shall Overcome è una canzone di protesta pacifista che divenne un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. La canzone deriva forse da una canzone gospel del 1903 del Rev. Charles Tindley di Filadelfia, che conteneva il verso ripetuto più volte "I'll overcome some day". Nel 1946, a Charleston, mentre i dipendenti in sciopero dell'American Tobacco Company, per lo più donne afro-americane, stavano cantando, una donna di nome Lucille Simmons cantò una versione della canzone cambiando il testo in "We'll Overcome". Dal 1963, la canzone fu legata a Joan Baez che la registrò e la cantò in numerose marce per i diritti civili. La canzone fu poi utilizzata anche in Sud Africa durante gli ultimi anni del movimento anti-apartheid. In India divenne una canzone patriottica negli anni '80 e vi è cantata ancora oggi.

 

 

[LETTORE]

Pick a bale of cotton

 

La libertà negata di un popolo si è spesso accompagnata alla schiavitù terribile e drammatica, una condizione in cui il canto poteva offrire un sollievo e una speranza. Gli schiavi che lavoravano nelle piantagioni del sud usavano accompagnare il proprio lavoro e i propri movimenti con i "work-songs", i "canti del lavoro" che li facevano sentire più uniti in un paese a loro sconosciuto. I work-songs sono caratterizzati dallo "stile responsoriale", che è la contrapposizione fra un solista (che intonava il brano e ne cantava le varie strofe) ed il coro (che rispondeva con una breve frase ad ogni strofa del solista). Un tipico work song è "Pick a bale of cotton": esso parla del lavoro e dei movimenti che dovevano fare gli schiavi neri nelle piantagioni di cotone. Dall'incontro degli schiavi con il cristianesimo nacquero gli "spirituals", canti di argomento religioso che conservarono lo stile responsoriale e che fusero elementi di derivazione africana con altri di carattere europeo.

 

 

[LETTORE]

Amazing grace e ai ninnora

 

Lo spirito di libertà ha sempre accompagnato i popoli nella loro storia, così come ha accompagnato le vicende di ogni uomo che ha potuto identificarsi con il popolo cui appartiene. In questa antica melodia popolare scozzese e antica ninna nanna sarda, Amazing Grace, scopriamo uno degli inni più amati dai neri, nonostante fosse stato composto proprio da un ex mercante di schiavi che a sua volta patì la schiavitù.

 

[LETTORE]

John Newton (1725-1807), ministro della chiesa d'Inghilterra, scrisse questo semplice inno, probabilmente sulle note di una tradizionale ballata irlandese, per i lavoratori di Olney, un piccolo villaggio nella contea di Buckingamshire abitato soprattutto da ricamatrici. Amazing Grace riflette la storia della sua vita e dei patimenti che subì. Frustato e messo ai ferri per cattiva condotta, venne venduto come schiavo ad un colono della Sierra Leone, prima di trovare la libertà.

 

 

[LETTORE]

ADDIO DEL VOLONTARIO

 

Scritto dall'avvocato fiorentino Carlo Alberto Bosi nel 1848, venne cantato per la prima volta dai volontari toscani del battaglione toscano studentesco dell'Università di Pisa e Siena, che partirono per respingere l'invasione austriaca lasciando i libri e imbracciando i fucili a Curtatone e Montanara il 28 e 29 maggio 1848. Questo canto è il primo esempio di coscienza popolare di italianità al di là delle divisioni sociali, dove partono per il fronte in prima linea i professori accanto agli studenti. Di questi (erano poco più di trecento) ne tornarono una manciata, per poi vedere la Toscana cadere nel 1849 con la presa di Livorno (16 maggio), a opera dal Granduca che vendette tutto il Granducato per un milione di Svanziche.

 

 

[LETTORE]

LA BELLA GIGOGIN

 

Questo canto di Paolo Giorza fu eseguito per la prima volta al Teatro Carcano di Milano, la sera di S. Silvestro 1858 e accompagnò le truppe piemontesi nella seconda guerra d'indipendenza. La bela Gigogin, con le sue cure, il suo coraggio e il suo amore per i suoi bersaglieri è rimasta sempre nei cuori dei fanti piumati, e ha fatto lei da sola molto di più di molte nobili dame, dando tutta se stessa. Tutta, tranne il suo vero nome e con esso il modo di poter ricevere il premio che le sarebbe spettato.

 

[LETTORE]

Era il 22 marzo del '48 e a Milano, da sotto le barricate a Porta Tosa, esce una bellissima ragazzina tremante per il freddo. E' vestita con giubbotto, stivaloni e una larga gonna. A chi le chiede il nome risponde Gigogin (diminutivo piemontese di Teresina, Gigogin fra i cospiratori voleva dire anche ITALIA). Fuggita dal collegio e salita sulle barricate, riesce ad arruolarsi fra i volontari lombardi. Un giorno Manara le affida un messaggio urgente per La Marmora, il colonnello dei Bersaglieri. La sua felicità poi aumenta quando riesce ad ottenere un incarico ufficiale, vivandiera o cantiniera come solevasi dire per l'addetto allo spaccio. Conosce Mameli e fra i due scoppia un amore intenso, epico. Va in prima linea, a Goito soccorre e rifocilla le truppe. La sua fama esce dal battaglione dei lombardi di Manara e raggiunge i paesini più piccoli della pianura. Il suo coraggio la spinge dopo la prima sconfitta a percorrere le terre rioccupate, a cantare un ritornello "Daghela avanti un passo" (fate un passo a est verso l'oppressore). Il suo amore per Mameli non è solo sentimento. Lo salva dalla polizia austriaca che lo pedina, inscenando in strada un happening di improperi e contumelie rivolte all'imperatore Ferdinando II (Francesco Giuseppe era solo erede, la sua corona arriverà a fine anno). Il ritorno in collegio è inevitabile. Fugge di nuovo, ma tutti gli uomini del '48 sono a Roma con Garibaldi. Stanno morendo sugli spalti della Repubblica. Muore Luciano Manara. Il suo triste domani di fanciulla non le appartiene più. Nessuno seppe mai il suo vero nome, se mai fosse veramente esistita. Si tramanda che questa canzone venne suonata per la prima volta la sera di San Silvestro, il 31 dicembre del 1858, al teatro Carcano di Milano. Era la vigilia della II guerra, quella che vedrà la prima unificazione. C'era una strana atmosfera, si dice, quella sera. Chi era già stato informato aspettava che arrivasse la mezzanotte con impazienza, chi no, lo si capiva dal clima che serpeggiava nella sala gremita. Quando la Banda Civica, diretta dal maestro Gustavo Rossari, attaccò a suonare le note di quella Polka, musicata dal maestro Giorza, il pubblico comprese subito l'implicito messaggio contenuto: "... Per non, per non, per non mangiar polenta Bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza Lassala, lassala, lassala maridà ...."

 

 

Il maestro Silvano Bianchi presenta la canzone Inno al mio paese

Il maestro Silvano Bianchi presenta la canzone Inno al mio paese

[LETTORE]

VA PENSIERO

 

Va, pensiero (Va, pensiero, sull'ali dorate) è uno dei cori più noti della storia dell'opera italiana, collocato nella parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842), dove viene cantato dagli Ebrei prigionieri in Babilonia. Il poeta Temistocle Solera scrisse i versi ispirandosi al salmo 137 Super flumina Babylonis. Questo coro di ebrei fu interpretato dal pubblico risorgimentale come una metafora della condizione degli italiani soggetti al dominio austriaco. Fu intonato anche dagli esuli istriani, fiumani e dalmati come inno del loro esodo dalle terre perdute dopo il secondo conflitto mondiale.

 

 

[LETTORE]

INNO AL MIO PAESE di C. Fontana

 

Canzone scritta da un amico del nostro Maestro Silvano Bianchi che esalta lo struggente amore per la propria terra. Il paesaggio, la bellezza del panorama, la storia che ogni angolo ricorda sono gli elementi unificanti del canto che inneggia alla ricchezza del vivere in un mondo amato nella profondità del proprio cuore. E' un paese ricco di umanità quello che vede il poeta, ricco di amore e di libertà, che guarda al futuro con occhi di speranza nella certezza che l'amicizia e la solidarietà fra gli uomini potrà costruire un mondo nuovo.

 

 

[LETTORE]

IL CANTO DEGLI ITALIANI

 

Nel 1847 Goffredo Mameli, allora giovane studente e patriota, scrisse il testo de Il Canto degli Italiani. Dopo aver scartato l'idea di adattarlo a musiche già esistenti, nel settembre 1847 lo inviò a Torino nella casa del patriota Lorenzo Valerio, dove si trovava anche il maestro genovese Michele Novaro, il quale ne fu subito conquistato. L'inno poté debuttare il 10 dicembre, quando sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina fu presentato ai cittadini genovesi e a vari patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli austriaci. Era un momento di grande eccitazione: mancavano pochi mesi al 1848, che era già nell'aria: era stata abolita una legge che vietava assembramenti di più di dieci persone, così ben 30.000 persone ascoltarono l'inno e l'impararono. Dopo pochi giorni, tutti conoscevano l'inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione. Durante le Cinque giornate di Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il Canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento. Nel 1862 Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni, affidò proprio al Canto degli Italiani (e non alla Marcia Reale) il compito di simboleggiare l'Italia. Anche la presa di Roma del 1870, fu accompagnata da cori che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri.

 

[LETTORE]

Nella seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 l'inno di Mameli incominciò a risuonare per tutta Italia. Nel 1945, dopo la fine della guerra, a Londra Toscanini diresse l'esecuzione dell'Inno delle Nazioni, composto da Verdi nel 1862 che comprendeva anche l'inno di Mameli e nel Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, il Ministro della Guerra Cipriano Facchinetti comunicò che il giuramento delle Forze Armate sarebbe stato effettuato il 4 novembre e che, quale inno, si sarebbe adottato l'inno di Mameli. Ma purtroppo il decreto non fu mai approvato. Nel 2006 è stato presentato al Senato un disegno di legge costituzionale che prevede la modifica dell'art.12 della Costituzione italiana con l'aggiunta del comma «L'inno della Repubblica è Fratelli d'Italia». Quantunque l'Inno di Mameli sia ancora provvisorio, non v'è dubbio che la sua storia lo renda l'inno del popolo italiano. E così lo sentiremo questa sera.

 

 

[LETTORE]

Grazie per averci gentilmente ed attentamente ascoltato. Grazie ai ragazzi del Coro Adeodato che hanno saputo offrire un splendido concerto canoro in una occasione così straordinaria, grazie al Maestro Silvano Bianchi per l'eccellente lavoro di preparazione e a tutti un arrivederci al prossimo concerto sabato sera 4 giugno presso il Parco Rus Cassiciacum nella ricorrenza dei 30 anni di fondazione del Gruppo Alpini di Cassago. Buona sera a tutti.