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2000: dolce di sant'agostino

 Immagine del Dolce di sant'Agostino

Dolce di sant'Agostino

 

Dolce di sant'Agostino

pasticceria Colzani

10 maggio 2000

PROGRAMMA

 

- dal De beata vita: la torta di sant'Agostino a rus Cassiciacum nel giorno del suo compleanno (presentazione del presidente Mario Colnago e del prof. Luigi Beretta)

- Un dolce agostiniano oggi (presentazione di Fausto Colzani)

- Degustazione

 

 

dal de beata vita:

Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno. Dopo un pranzo tanto frugale che non impedì il lavoro della mente, feci adunare nella sala delle terme tutti coloro che non solo quel giorno ma ogni giorno convivevano con me. S'era presentato come luogo appartato, adatto all'occorrenza. Partecipavano, e non ho timore di presentarli per ora con i soli nomi alla singolare tua benevolenza, prima di tutto mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto quel che sto vivendo, Navigio mio fratello, Trigezio e Licenzio miei concittadini e discepoli. Volli che non mancassero neanche Lastidiano e Rustico, miei cugini, sebbene non avessero frequentato neppure il maestro di grammatica. Ritenni che il loro buon senso fosse sufficiente all'argomento che intendevo trattare. Con noi era anche mio figlio Adeodato, il più piccolo di tutti. Egli ha tuttavia un ingegno che, salvo errore dovuto all'affetto, promette grandi cose. Ottenuta la loro attenzione, cominciai nei termini seguenti .... "Ma Navigio piuttosto, dissi, non avendo il fegato sano, dovrebbe temere i dolci". Ed egli sorridendo rispose: "Al contrario, essi mi faranno bene. Non so come, ma la tua confezione contorta e pungente a causa del miele d'Imetto, come dice quel tale, è dolce-asprigna e non costipa l'intestino .... Da questi tre motivi, come se fossero miele, farina e mandorle, è confezionata la torta che temi d'ingerire".

 

 

Così il 10 maggio 2000 presso la Pasticceria Colzani è stato presentato all'assaggio un dolce tutto e solo cassaghese. Infatti si può trovare solo a Cassago. Ne hanno parlato diversi giornali: La Provincia, il Corriere della Sera, L'Esagono, sicuramente altri ne parleranno ancora, il tutto a dimostrare l'interesse, forse un pò curioso, per una novità certamente gustosa nel panorama brianzolo. La nascita o meglio la rinascita di quello che si chiama il dolce di sant'Agostino o torta della felicità, ha avuto padrini illustri e un contorno di gente numerosa. C'era il presidente dell'Associazione S. Agostino, Colnago Mario, promotore della bella iniziativa, c'era il Sindaco con la Giunta municipale, c'era, il signor Colzani Fausto, pasticciere rinomato in tutta la Brianza, che ha fatto gli onori di casa, oltre che il dolce. Il signor Colzani che si è prestato con molto piacere e grande garbo alla realizzazione di questa iniziativa che ha cercato di coniugare il buongusto alla serietà della ricerca storica. Forse qualcuno si ricorderà che già nel 1986 era stato lanciato una specie di concorso per confezionare un dolce agostiniano: vi avevano partecipato una decina di casalinghe e donne che si dilettano in cucina. Si erano sbizzarrite a creare un dolce sulla base delle indicazioni di una ricetta dettata dallo stesso sant'Agostino, anche con buoni risultati, ma tutto si era fermato lì. A più di 15 anni di distanza è ritornata l'idea più viva che mai grazie alla tenacia di Elena Rigamonti che ha saputo coinvolgere il signor Colzani in questo nuovo tentativo, che con puntiglio ha dato via ad un dolce particolarmente delicato e gustoso, che probabilmente assomiglia parecchio a quella torta che Agostino mangiò a Cassago in un piovoso 13 novembre del 386 d. C. nel giorno in cui compì i suoi 32 anni.

 

 Immagine del cioccolatino di sant'Agostino

cioccolatino  con Agostino

Perchè chiamarlo proprio dolce di sant'Agostino?

Perchè la ricetta ce l'ha tramandata proprio Agostino. E' lui che l'ha scritta in uno dei Dialoghi scritti a Cassago e precisamente il De Beata Vita. Riuniti a tavola, quel 13 novembre, c'erano anche suo figlio Adeodato, il fratello Navigio, l'amico Alipio, sua madre Monica, i discepoli Licenzio, Trigezio e i cugini Rustico e Lastidiano. Forse c'era anche il cassaghese Verecondo, il collega e amico di lavoro all'Università imperiale di Milano, che li ospitava nella sua rustica villa romana di Cassiciàco, l'odierno Cassago Brianza. Forse c'era anche Manlio Teodoro (a cui è dedicata l'opera), una personalità di grande rilievo nella Milano di allora, che fu console imperiale, amico di sant'Ambrogio e filosofo di notevoli capacità. Il parco pranzo di quel 13 novembre fu piuttosto vivace: la torta che Monica o qualcun altro aveva preparato per l'occasione avviò una discussione che si sviluppò per tre giorni con tema la ricerca della vita beata, cioè la ricerca della felicità. Prendendo le mosse dal cibo che si mangia per nutrire il corpo, così in analogia Agostino e i suoi convitati si rendono conto che c'è anche un banchetto spirituale che nutre l'anima e che conduce al desiderio di ogni uomo: la felicità. Fu una torta ad elevare così in alto uomini di grande spiritualità. Era una torta confezionata con miele, farina di farro e mandorle, che Agostino, tra l'altro, non consiglia al fratello Navigio, troppo goloso. E ora questa torta è tornata anche per noi, forse per farci sognare ... la felicità.