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brianza romana: Garlate

Garlate, il sacello sepolcrale nella chiesa di S. Stefano

Garlate, il sacello sepolcrale nella chiesa di S. Stefano

 

 

GARLATE

 

 

 

 

 

Chiesa parrocchiale di S. Stefano

Prima del 1773 furono rinvenute sotto il pavimento della chiesa due lapidi, una con un'iscrizione ed una con quattro iscrizioni:

 

Prima iscrizione:

[...]

P SVB D XVIIII KAL FE

BR P C LONGINI BIS

ET FAVSTIN C CON

IND XIIII

 

Seconda lapide con quattro iscrizioni:

HIC REQVIESCIT IN PACE

AGNELLA INNO

CENS QVAE VIXIT IN SAE

CVLO ANNOS PL M

VIII D SVB D XVIIII KAL FEB

IND SECVN

 

HIC REQVIESCIT IN PACE CI

SELLVS INNOCENS

QVI VXIT IN SAECVLO ANNO

P L M VIII D P

KAL IVNIAS IND SECVNDAE

 

HIC REQVIESCIT IN PACE MAR

CIANVS QVI VIXIT IN SAECVLO ANNOS

PL M [...] 

DP SVB D KAL SEPTEMBR IND

III

[...] rN IVNIOR V C

 

[...] ]rN PACE M[...]

 

 

La prima iscrizione, rincenuta nel giardino di villa Gnecchi (ex Ferrario, già Bruni) è datata 491d. C.; mentre l'ultima della seconda lapide risale alla prima metà VI sec. d. C. La prime tre iscrizioni della seconda lapide risalgono al 539 d. C.

La seconda serie di iscrizioni è dispersa.

 

 

Chiesa parrocchiale di S. Stefano

Nel 1896 durante la demolizione del muro absidale furono trovati due frammenti pe:tinenti ad una stessa lastra di marmo di Musso con iscrizione; durante la demolizione dell'altare vennero alla luce tre capselle liturgiche, contenute in una fossa chiusa da una lastra rettangolare con una croce greca apicata.

 

[...]M

[...]EOVIESCIT

[...]CE PIERIVS

[...]LVSTRTS

[...]XIT IN SECV

[...]NOS PL M L

[...]D IIII IDVS ACVS

[...]GINO BES ET FAVS

[...]C coNSVL

[...]REQVI

[...]IT IN PAC

[...]TVS PRE

[...]R QVI VIX

[...]CVLO ANN

[...]X

 

Delle tre capselle, quella in marmo bianco ne conteneva una in pietra gessosa, che conteneva a sua volta quella in argento. Quest'ultima, parallelepipeda e decorata a sbalzo con figure di agnelli, racchiudeva frammenti di stoffa, un vasetto in vetro e tre laminette argentee; su di esse è sbalzata una fizura di santo, in posizione eretta e frontale, con la testa di profilo, che regge con una mano con la croce e con l'altra un libro aperto. Ai lati del capo vi è la scritta PA ρA; all'altezza delle gambe è invece impressa una H. L'iscrizione risale al 490 d. C. mentre le capselle in pietra sono riferibili all'età tardo antica altomedioevale. La capsella argentea è databile alla fine del IV o agli inizi del V sec. d. C. Le laminette risalgono al V-VI sec. d. C. Il materiale è conservato in Archivio parrocchiale di Garlate.

 

 

Chiesa di S. Agnese

Furono rinvenute in epoca imprecisata tre colonnine in marmo "di fattura classicheggiante, con capitelli ornati da eleganti piccole foglie". Erano probabilmente pertinenti all'altare della chiesa paleocristiana databili al V-VI sec. d. C. Sono conservati nella chiesa parrocchiale di S. Stefano di Garlate.

(Il Baserga ritiene erroneamente che il ritrovamento sia avvenuto nella chiesa di S. Agnese di Olginate, in base ad una descrizione dell'altare da parte di un delegato di S. Carlo, padre Leonetto Schiavone, che lo vide nel 1570 (cfr. Archivio Spirituale della Curia Vescovile di Milano, sez. X, Visite Pastorali della Pieve di Olginate, vol. 4, q. 1). Baserga non sapeva dell'esistenza anche a Garlate di una chiesa dedicata a S. Agnese, dove i pezzi sono stati più verosimilmente rinvenuti quando, proprio su consiglio di padre Leonetto, la chiesa fu demolita alla fine del '500 e Ia titolatura trasferita alla chiesa di Olginate. Oggi non si conosce il luogo esatto dove sorgeva la chiesa.

 

 

Frazione Figina, via Parini 26

Durante una campagna di scavo 13-28 luglio 1970 nel corso di lavori fognarii furono rinvenute 10 tombe di varia forma e di vario rito.

Tomba 1: a inumazione e deposizione unica. Struttura a cassa rettangolare di ciottoli legati con malta, con il fondo costituito da tegole e lastre e copertura di lastre. Il corredo era costituito da una bottiglia di vetro a corpo sferoidale (Isings 104 b), un bicchiere troncoconico sempre di vetro e da un coltello in ferro. Accanto alla tomba furono rinvenuti due frammenti di ciotole in vetrina chiara, decorate a graffito.

Tomba 2: inumazione e deposizione plurima. Struttura a cassa di forma rettangolare costituita da lastre rincalzate da pietre, con fondo di tegoloni e copertura di lastre di pietra. Era apparentemente priva di corredo, solo in seguito si recuperarono 50 chiodini per calzature ed un coltello in ferro.

Tomba 3: a inumazione con doppia deposizione. Struttura a cassetta di lastre di pietra con copertura di lastre. Il corredo recuperato consiste in una coppa in terra sigillata tDr. tipo B), un'olla troncoconica contenente ossa di animali ed un'olpe a corpo ovoidale con collo corto ed ansa a nastro. Ossa di animali erano state poste anche in un ripostiglio laterale, verso cui uno dei defunti porgeva le mani, sorreggendo un bicchiere.

Tomba 4: a cremazione in nuda terra. Il corredo era costituito da un'urna ed un'olpe.

Tomba 5: a inumazione con deposizione singola. La struttura era irregolare, di ciottoli legati con malta e con copertura di lastre. Il corredo era costituito da una ciotolina e un'olla.

Tomba 6: a inumazione con deposizione plurima. La struttura era alla cappuccina. I1 corredo recuperato consiste in una piccola anfora mono ansata con corpo a costolature orizzontali parallele, un piatto in terra sigillata africana (Hayes 59 b) ed un'olletta troncoconica a bocca larga.

Tomba 7: ad inumazione con quattro deposizioni. La struttura era a cassa rettangolare di ciottoli e laterizi, con il fondo di ghiaia e la copertura di lastre di pietra. Il corredo era costituito da un'olpe invetriata a corpo globoso e da un'olla troncoconica.

Tomba B: non scavata.

Tomba 9: sconvolta dai lavori di scavo; probabilmente era priva di corredo.

Tomba 10: a inumazione. La struttura era probabilmente alla cappuccina con muretti rnlaterizi e pietre. All'interno vi era un'olpe con invetriatura gialla. Nell'area di scavo, tra una tomba e l'altra furono raccolti numerosi altri materiali ceramici. L'intera necropoli è databile al IV-V sec. d. C. Parte del materiale è presso la SAL; alcuni oggetti sono nel Municipio di Garlate; alcune strutture sono state ricostruite presso il Municipio di Garlate. La necropoli non è stata completamente scavata, ne rimane una parte sotto la strada.

 

 

Frazione Figina, via Parini

Nel 1971 probabilmente in occasione di lavori edili furono trovati cumuli di laterizi «romani» ed un frammento di selce lavorata. Tra i laterizi ne figurava uno con bollo L. H. I. X. Laterizi: presunta età romana. Conservati nel Municipio di Garlate.

 

 

Cortile nord del Municipio

Il 23 settembre t975 in circostanze imprecisate furono recuperati laterizi probabilmente romani (pertinenti ad una tomba alla cappuccina?). Età presumibilmente romana. Conservati nel Municipio di Garlate.

 

 

Frazione Figina, via Parini

Verso luglio-agosto 1982, nel corso di lavori edili furono rinvenuti un «cospicuo deposito di cocci e scarti di lavorazione di laterizi" ed un «forno a cupola» per laterizi, crollato. Furono recuperati numerosi materiali, fra cui frammenti di ceramica e di laterizi. Età presumibilmente romana. Materiali conservati nel Municipio di Garlate; forno distrutto.

 

 

Località Pescherino, Prato Grande

Probabilmente durante la costruzione del centro sportivo, furono rinvenute "varie cose romane, anfore ...". Datazione imprecisabile. Materiali probabilmente dispersi. Segnalazione di C. Borghi (Non è stato in alcun modo possibile verificare I'attendibilità della segnalazione, avuta a sua volta dal Borghi tramite persone del luogo.

 

 

Chiesa parrocchiale di S. Stefano

Durante i lavori di restauro della chiesa è venuta in luce un'ara in serizzo priva di iscrizione. Età romana. Conservato nella Parrocchia di Garlate.

Alcune murature dell'edificio romano vennero riutilizzate, nel corso del V secolo, per una cappella funeraria privata: ad aula unica, con abside semicircolare aggiunta presumibilmente in un secondo momento, accolse una ventina di sepolture, un sarcofago, una tomba alla cappuccina, le altre a cassa di lastre di pietra. A questa prima fase di inumazione sono da riferire le lapide funerarie di marmo, databili tra il 489 e il 539, collocate in origine sulle pareti del sacello: lo scavo ha restituiti numerosi frammenti che si aggiungono a quelle rinvenute nel XVIII secolo e ancora nel 1896. L'epigrafe più importante e più antica e' quella del Comes Pierius, vir illustris, comandante delle truppe di Odoacre, sconfitto e ucciso in battaglia da Teodorico nel 489 vicino all'Adda, come ricordano le fonti del tempo.

Le tombe furono riutilizzate fino al VII secolo e subirono ripetute spoliazioni. I personaggi qui sepolti erano avvolti in preziosi vestiti (è stato recuperato del filo d'oro del broccato delle vesti). Sono sfuggiti alla depredazione solo gli oggetti più minuti: elementi di cintura di ferro con agemine d'argento, anellini in oro e in argento, elementi di collana, un coltellino in ferro e più modesti pettini.