Percorso : HOME > Cassiciaco > Iconografia >  Manfrini

Enrico Manfrini: Agostino e la madre Monica a Cassiciaco

Agostino e la madre Monica a Cassiciaco

Agostino e la madre Monica a Cassiciaco

del Maestro Enrico Manfrini (1986)

 

 

 

ENRICO MANFRINI

Parco storico-archeologico S. Agostino a Cassago Brianza

1986

 

Vita a rus Cassiciacum: Monica e Agostino

 

 

 

Si tratta di una Pala bronzea, realizzata in occasione dei festeggiamenti nel 1986 della ricorrenza del XVI centenario della soggiorno di Agostino e del Cenacolo agostiniano a rus Cassiciacum, l'odierno Cassago Brianza, dove l'amico milanese Verecondo possedeva una villa rustica che li ospitò dall'estate 386 alla primavera 387 d.C.

In questa campagna Agostino scrisse i Dialoghi e si preparò al battesimo. Qui provò i benefici della vita comunitaria interamente dedicata a Dio e allo studio della Parola divina, che saranno il preludio della vita monacale che vivrà al ritorno in Africa prima a Tagaste e poi a Cartagine.

Stupendo è il dolce sguardo di Monica che veglia sul figlio intento a percorrere le vie del Signore, di cui ci ha lasciato una meravigliosa testimonianza negli scritti di quel periodo.

 

Al termine delle vacanze vendemmiali avvertii i Milanesi di provvedersi un altro spacciatore di parole per i loro studenti, poiché io avevo scelto di passare al tuo servizio e non ero più in grado di esercitare quella professione per la difficoltà di respirare e il male di petto.

AGOSTINO, Confessioni 9, 5, 13

 

Il dolor di petto mi ha fatto abbandonare l'insegnamento, sebbene già, anche senza tale evenienza, stessi tentando di rifugiarmi nella filosofia. Mi condussi subito nella villa del nostro buon amico Verecondo. Dovrei dire col suo consenso ? Conosci bene la sua schietta generosità verso di tutti, ma particolarmente verso di noi. Ivi discutevamo assieme gli argomenti che ritenevamo giovevoli. Eravamo ricorsi all'impiego dello stilo per raccogliere tutti gli interventi perché il sistema giovava alla mia salute.

AGOSTINO, De Ordine 1, 2, 5

 

Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno. Dopo un pranzo tanto frugale che non impedì il lavoro della mente, feci adunare nella sala delle terme tutti coloro che non solo quel giorno ma ogni giorno convivevano con me. S'era presentato come luogo appartato, adatto all'occorrenza. Partecipavano e non ho timore di presentarli per ora con i soli nomi alla singolare tua benevolenza, prima di tutto mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto quello che sto vivendo, Navigio mio fratello, Trigezio e Licenzio miei concittadini e discepoli. Volli che non mancassero neanche Lastidiano e Rustico, miei cugini, sebbene non avessero frequentato neppure il maestro di grammatica. Ritenni che il loro buon senso fosse sufficiente all'argomento che intendevo trattare. Con noi era anche mio figlio Adeodato, il più piccolo di tutti. Egli ha tuttavia un ingegno che, salvo errore dovuto all'affetto, promette grandi cose.

AGOSTINO, De Beata Vita 1, 6

 

Quando ricorderò tutti gli avvenimenti di quei giorni di vacanza? Non li ho però dimenticati, né tacerò la durezza del tuo flagello e la mirabile prestezza della tua misericordia. Mi torturavi allora con un male ai denti. Quando si aggravò tanto che non riuscivo a parlare, mi sorse in cuore il pensiero di invitare tutti i miei là presenti a scongiurarti per me, Dio di ogni salvezza. Lo scrissi sopra una tavoletta di cera, che consegnai loro perché leggessero, e appena piegammo le ginocchia in una supplica ardente, il dolore scomparve. Ma quale dolore? O come scomparve? Ne fui spaventato, lo confesso, Signore mio e Dio mio, perché non mi era mai capitato nulla di simile da quando ero venuto al mondo. S'insinuarono così, nel profondo del mio essere, i tuoi ammonimenti, e giulivo nella fede lodai il tuo nome. Quella fede tuttavia non mi permetteva di essere tranquillo riguardo ai miei peccati anteriori, perché non mi erano stati ancora rimessi mediante il tuo battesimo.

AGOSTINO, Confessioni 9, 4, 12