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Vilasco: Agostino e Alipio a Cassiciaco

Agostino a colloquio con Alipio a Cassiciaco

Agostino e Alipio a Cassiciaco

Cassago, Cappella di sant'Agostino

 

 

 

FIORENTINO VILASCO

Cappella di sant'Agostino della chiesa parrocchiale di Cassago Brianza

1950-1954

 

Agostino e Alipio a Cassiciaco

 

 

 

Sul lato destro della cappella fu dipinta una discussione fra Alipio e Agostino. Il santo che in questo periodo era ancora catecumeno confuta la posizione filosofica degli accademici per affermare, come è riportato nel cartiglio sottostante, che "niente mi staccherà da Cristo, perché Cristo è il più forte di tutti."

La scena è ambientata, come le altre in un panorama campestre e fra architetture classiche con edifici a colonnati. Le due figure sono molte espressive e rivelano una dolce serenità nella discussione che viene a svolgersi fra due amici sinceramente desiderosi di concorrere alla ricerca della verità.

 

Agostino, Contra academicos

 

 

 

La Cappella di S. Agostino

L'autore del ciclo è il pittore Fiorentino Vilasco di Villasanta che iniziò a lavorarvi nell'agosto 1950. Glielo commissionò il parroco di Cassago don Giovanni Motta. I temi delle scene furono indicati da don Giulio Oggioni, compaesano di don Motta e futuro vescovo di Bergamo, che era uno studioso di S. Agostino. Don Oggioni, che tenne una commemorazione agostiniana nel 1954 a Cassago, suggerì tre quadri tutti riferiti a episodi descritti nelle opere scritte da Agostino nel suo soggiorno a Cassiciaco. L'insieme di questo originale ciclo pittorico è ancora oggi una vera rarità nel panorama iconografico agostiniano.

Il pittore vi lavorò con un certo assillo, perché la gente aveva grandi attese, tanto che don Motta ricorda che il pittore condusse questo lavoro psicologicamente turbato per talune critiche che gli erano state rivolte. Alla fine dei lavori tuttavia la cappella fu generalmente ben giudicata, se si eccettua il quadro dei Soliloqui di cui il pittore stesso riconobbe difetti d'impostazione, tanto da non essere restio dal rifarla su richiesta del parroco. Don Motta desiderò realizzare quest'opera per favorire - come scrive - la pietà dei suoi parrocchiani grazie a dipinti "la cui comprensione poteva aiutare a penetrare l'animo di S. Agostino nella sua vivacità intellettuale, nella sua ricerca morale, nella sua chiare e calda contemplazione."