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Meeting di Rimini 2009: L'avvenimento della conoscenza in Sant'Agostino

don Giuseppe Bolis il curatore della Mostra su sant'Agostino

don Giuseppe Bolis il curatore della Mostra su sant'Agostino

 

 

L'AVVENIMENTO DELLA CONOSCENZA IN SANT'AGOSTINO

23 agosto - 29 agosto 2009, MEETING DI RIMINI PER L'AMICIZIA FRA I POPOLI

 

 

 

"Si conosce solo ciò che si ama ..."

E' da qui che prende le mosse la mostra dedicata al grande vescovo e dottore della Chiesa, per la prima volta presente al Meeting di Rimini 2009.  La mostra è stata presentata in anteprima martedì 28 luglio nella sede dell'amministrazione provinciale che partecipa all'iniziativa. La mostra ha offerto al visitatore un'occasione di sperimentare, attraverso la testimonianza di Agostino, come l'avvenimento della conoscenza di Dio e dell'io sia l'unica strada che conduca alla felicità.

Il percorso della mostra è corredato di allestimenti suggestivi e multimediali, con scenografie create per l'ascolto di Agostino "dal vivo". Alla presentazione hanno partecipato il presidente della Provincia Vittorio Poma; il presidente della Fondazione "Meeting per l'amicizia fra i popoli" Emilia Guarnieri, l'assessore provinciale alla cultura Marco Facchinotti, don Giuseppe Bolis docente alla Cattolica di Milano e curatore della mostra e padre Giustino Casciano priore della Comunità Agostiniana di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia.

 

Il 30° Meeting per l'Amicizia fra i Popoli, che si è tenuto a Rimini dal 23 al 29 agosto, ha ospitato per la prima volta una mostra su Sant'Agostino.

"Si conosce solo ciò che si ama" è il titolo suggestivo di questa mostra che è stata curata da Giuseppe Bolis e che ha avuto il significativo contributo della Provincia di Pavia. Si tratta di una mostra originale, perché, lungi dal proporre un discorso su Sant'Agostino o una riflessione sulle tematiche teologiche o filosofiche che hanno visto impegnato il santo di Ippona, racconta la sua vita, si sofferma sui fatti più significativi della sua esistenza, documenta la sua appassionata attività. È un Sant'Agostino vivo quello che viene presentato dai pannelli che parlano di lui, e per entrare in contatto diretto con la sua persona il percorso della sua vita è corredato da allestimenti suggestivi e multimediali, con scenografie create per l'ascolto di suoi brani "dal vivo". Saranno inoltre esposti manoscritti antichi scelti dall'immensa produzione letteraria del vescovo di Ippona. Una mostra quindi che vuole creare un'occasione suggestiva perché chi la visiti possa incontrare un uomo, segnato da un desiderio profondo, insopprimibile, quello della felicità, e che proprio per questo ha trovato in Dio un abbraccio totale.

Infatti il percorso della mostra segue quello della vita di Agostino, mostrando come ogni fatto che gli accadesse, ogni episodio di cui fosse protagonista, sia stato per lui una sfida ad andare sempre più al fondo del suo desiderio, fino a incontrare dentro la sua interiorità la presenza del Mistero, quella presenza che sola risponde all'inquietudine del suo cuore. È questo il filo rosso della mostra, perché è il filo rosso della vita di Agostino, che non fu un uomo con alcune buone idee da realizzare, ma un uomo impegnato totalmente con la realtà, tanto che la sua conoscenza del mistero cresceva proporzionalmente all'esperienza che faceva del reale.

La vicenda umana di Agostino è così una esemplificazione affascinante del titolo del 30° Meeting, "La conoscenza è sempre un avvenimento"; in ogni passo della mostra si potrà quindi vedere come per Agostino conoscere non sia uno sforzo intellettuale, ma il frutto di una passione irriducibile, quella del cuore che cerca Dio dentro ciò che accade. Per questo Agostino dirà che "non si conosce se non per amicizia", perché tutta la sua esistenza testimonia che solo una passione per il proprio destino apre lo sguardo alla conoscenza, e lo apre al Mistero, che solo può soddisfare pienamente il desiderio dell'uomo.

Il logo della Mostra su sant'Agostino che raffigura l'incontro di Agostino con Simpliciano e la scena del tolle lege tratti dalle sculture dell'Arca di Pavia

Il logo della Mostra su sant'Agostino

In un brano dei Soliloqui Agostino scrisse: «Ecco: ho pregato Dio - Che cosa vuoi dunque sapere ? - Tutte queste cose che ho chiesto nella preghiera - Riassumile in poche parole - Desidero conoscere Dio e l'anima - E nulla più? - Proprio nulla !» (Soliloqui I, 2, 7). È questo il brano da cui inizia il percorso della mostra, a indicare che tutta la vita di Agostino è segnata dal desiderio del cuore, conoscere l'io e Dio, il che coincide. Dentro i fatti della sua esistenza, dalle aspirazioni alle passioni giovanili, dalla tensione a ricercare il vero alle diverse concezioni filosofiche abbracciate e poi lasciate perché insoddisfacenti, dai rapporti con la madre e con gli amici agli incontri, come quello con Ambrogio così decisivo, dalla conversione alla dedizione totale alla Chiesa, una sola passione vibra, quella di trovare Dio, l'abbraccio in cui tutto si compie. Questa è per Agostino la conoscenza, un'esperienza in cui riscoprirsi uomo, pienamente uomo. Accostare Agostino, ripercorrere insieme a lui il cammino di conoscenza del vero in cui ha trovato la felicità, non può non interessare all'uomo d'oggi, è di una attualità impressionante, come disse Benedetto XVI nell'Udienza Generale del 30 gennaio 2008.

«Nella conclusione della lettera apostolica Augustinum Hipponensem – ha detto il Papa - Giovanni Paolo II ha voluto chiedere allo stesso santo che cosa abbia da dire agli uomini di oggi e risponde innanzitutto con le parole che Agostino affidò a una lettera dettata poco dopo la sua conversione: "A me sembra che si debbano ricondurre gli uomini alla speranza di trovare la verità" (Epistulae, 1, 1); quella verità che è Cristo stesso, Dio vero, al quale è rivolta una delle preghiere più belle e più famose delle Confessiones (X, 27, 38): "Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo, e nelle bellezze che hai creato, deforme, mi gettavo. Eri con me, ma io non ero con te. Da te mi tenevano lontano quelle cose che, se non fossero in te, non esisterebbero. Hai chiamato e hai gridato e hai rotto la mia sordità, hai brillato, hai mostrato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità, hai sparso il tuo profumo e ho respirato e aspiro a te, ho gustato e ho fame e sete, mi hai toccato e mi sono infiammato nella tua pace». Questo è Agostino, un uomo innamorato della vita, un uomo leale con la voce del suo cuore, questo è l'uomo d'oggi, un appassionato desiderio di felicità.

La vicenda umana di Agostino rassicura l'uomo d'oggi, la risposta al suo desiderio c'è, è il Dio che si è fatto carne, Gesù Cristo, e si fa incontro a chi lo cerca, a chi è impegnato seriamente con la sua umanità. Per questo la mostra su Sant'Agostino si rivolge a chi vuol essere seriamente uomo, a chi non pensa di sapere come stiano le cose, ma si lascia provocare dalla realtà fino alla sua domanda ultima, quella che conduce l'io al Mistero.

 

[Tratto da ilsussidiario.net  IL QUOTIDIANO APPROFONDITO]

 

Agostino è ancor oggi l'autore cristiano più letto. Le Confessioni sono il suo capolavoro, il testo religioso più venduto anche tra i non credenti. Perché questo successo? Perché di fronte alle sue parole la vibrazione del cuore di tante generazioni? Sembrerà strano ma Agostino è stato semplicemente ma nello stesso tempo decisamente un uomo, ovvero uno che è sempre stato se stesso, leale con le proprie esigenze, tanto da non scendere mai a compromessi con il desiderio del suo cuore ferito. E' per questo che scorrendo le pagine delle sue opere, ed in particolare delle Confessioni, ci sentiamo a casa. Vorremmo essere come lui: perché, in fondo, siamo come lui. Egli ci testimonia in modo continuo l'apertura del suo cuore che non si accontenta mai di nulla. Attraverso le esperienze più diverse Agostino giunge - alla fine - alla consapevolezza che il suo desiderio, messo in moto dalle creature finite, è teso a qualcosa di infinito. Egli lo capisce alla fine del suo percorso. Ma ci sorprende perché lo pone all'inizio delle Confessioni come a ricordarci la nostra natura originaria: "ci hai fatto per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te" (Confessioni 1, 1, 1).

L'inquietudine è dunque espressione del nostro umano più vero. Per questo Agostino ci sfida: senza seguire questo desiderio nulla soddisfa. Senza ridestare questo amore a sé nessuna esperienza potrà renderci veramente felici. E' da qui che prende le mosse la mostra dedicata al grande vescovo e dottore della Chiesa, per la prima volta presente al Meeting di Rimini. Essa vuole accompagnare il visitatore a fare esperienza - attraverso la testimonianza di Agostino - di come l'avvenimento della conoscenza di Dio e dell'io sia l'unica strada che possa condurre alla felicità poiché "che altro è vivere felicemente se non possedere qualcosa di eterno, conoscendola?". In questa prospettiva conoscere significa amare la verità perché "nessun bene è conosciuto perfettamente se non lo si ama perfettamente" (Diverse questioni 35, 2).

Il percorso sarà corredato di allestimenti suggestivi e multimediali, con scenografie create per l'ascolto di Agostino "dal vivo". Saranno esposti manoscritti antichi scelti dall'immensa produzione letteraria del vescovo di Ippona. Anche noi, come il suo amico e primo biografo Possidio, avremmo voluto ascoltarlo dal vivo perché "io credo che abbiano potuto trarre più profitto dal suo contatto quelli che lo poterono vedere e ascoltare quando di persona parlava in chiesa, e soprattutto quelli che ebbero pratica della sua vita quotidiana fra la gente" (Vita di Agostino, 31). "Sì, anche per noi sarebbe stato bello poterlo sentire vivo. Ma è realmente vivo nei suoi scritti, è presente in noi" (Benedetto XVI).

Ecco il motivo e il taglio di questa mostra: conoscere Agostino entrando direttamente in contatto con lui. Far parlare Agostino, più che parlare di Agostino.