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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Hidalgo Garcia > Agostino e il Cristo pellegrinoCICLo AGOSTINIANo di Garcia Hidalgo
Agostino accoglie il Cristo pellegrino
GARCIA HIDALGO
1674
Madrid. Museo del Prado
Agostino accoglie il Cristo pellegrino
Il quadro, olio su tela delle dimensioni di 212 x 307 cm. raffigura un episodio leggendario diffuso nell'ordine agostiniano.
La scena si svolge all'aperto con Agostino vestito da monaco che accoglie un pellegrino vestito come un viandante del tardo Seicento con il cappello in mano.
Questa leggenda mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.
Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."
N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.
Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perché abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perché Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.
Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.
Spesso la scena è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.
Questo lavoro fa parte della serie dei 27 dipinti sulla "Vita di Sant'Agostino" che decorava il chiostro principale del Convento di San Felipe el Real a Madrid. Questo ciclo commissionato a José García Hidalgo, sembra che abbia goduto della collaborazione di Alonso del Arco.
La principale fonte iconografica per i dipinti di García Hidalgo furono le stampe dell'incisore fiammingo Schelte Adams Bolswert. Questa origine ha permesso di interpretare correttamente il soggetto di molte delle scene del ciclo, i cui motivi iconografici erano stato dimenticato e confusi fra loro al tempi della confisca di Mendizabal,
García Hidalgo
Nato a José Villena presso Alicante nel 1645, Hidalgo fu pittore e incisore di buon livello. Si formò da giovane nella bottega di Nicolás de Villacis e Mateo Gilarte e su consiglio del suo primo insegnante nel 1660 si recò a Roma per conoscere lo stile barocco di Pietro da Cortona, Giacinto Brandi, Carlo Maratta e Salvator Rosa. Ritornato in Spagna, si stabilì a Valencia, dove frequentò l'Accademia di Santo Domingo. Nel 1674 abita a Madrid, dove conosce Juan Carreño de Miranda, pittore di corte. In questo periodo riceve molte commissioni, soprattutto per gli ordini religiosi degli Agostiniani e delle Carmelitane. Per gli Agostiniani produce ventiquattro quadri con scene della vita di sant'Agostino e di san Filippo per il convento di San Felipe el Real. Alcuni di questi quadri sono conservati al Museo del Prado. Realizza anche una "Visione di Sant'Agostino per gli agostiniani di Sigùenza (cattedrale di Siguenza, Guadalajara) e altre opere per il convento di Segovia. La Virgen del Carmen, che venne realizzata nel 1674 per l'oratorio di re Carlo II, gli permise di ottenere il titolo di pittore del re. Dopo il 1680 dipinse un "San Francisco di Assisi" (Museo Nazionale di Arte Catalana a Barcellona), un "San Francesco da Padova e due compagni attraversare lo Stretto di Messina sul suo mantello" (a Madrid al Museo del Prado), un "S. Pascquale Bailón "(conservato al Museo di Saragozza) e" La morte di San Giuseppe "(Hartford Wadsworth Atheneum, Hartford).
Hidalgo è molto conosciuto soprattutto per la sua attività di insegnante teorico grazie al suo trattato "Principi per studiare l'arte più nobile e reale di pittura" e "pratica Geometria", pubblicato nel 1693. Nominato pittore di corte Filippo V nel 1703, ha eseguito anche vari ritratti, fra cui quello di Mariana de Austria (convento degli Agostiniani a Madrigal de las Altas Torres), di Luis i (Palacio de Monterrey a Salamanca) e di Don Manuel de Coloma, marchese de Canales (conservato al Museo di Salamanca). La sua ultima opera documentata risale al 171714 e descrive il Matrimonio mistico di Santa Caterina. Morì a Madrid nel 1717.