Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > XII secolo: Maestro miniaturista

PITTORI: Maestro miniaturista

Sant'Agostino vescovo e l'Evangelista Giovanni

Sant'Agostino vescovo e l'Evangelista Giovanni

 

 

MAESTRO MINIATURISTA

1190 ca.

Berlino, Staatsbibliothek, Ms. theol. lat.

 

Sant'Agostino e san Giovanni Evangelista

 

 

 

 

Questa splendida miniatura risale all'ultimo quarto del dodicesimo secolo e sicuramente fu realizzata prima del 1190. Il disegno fu realizzato a penna su pergamena con uso di colori vivaci e minerali. Il volume in cui è conservata è stato conciato e lavorato in pelle nel XV sec. e contiene altri 150 fogli delle dimensioni di 35 cm x 23,5 cm. L'opera si trova a Berlino nella Staatsbibliothek ed come manoscritto è segnato Ms. theol. lat.: la miniatura fu realizzata sul folio 342 (tot. 2v). In un rettangolo il miniaturista ha raffigurato san Giovanni Evangelista (a sinistra) e sant'Agostino (a destra, il cui nome compare nell'aureola), una coppia di santi tipica nella teologia cristiana, soprattutto per i frequenti riferimenti a Giovanni nelle opere agostiniane.

I due cartigli che i santi portano in mano rivelano meglio i particolari di questo legame con un riferimento preciso a brani che descrivono l'origine del Verbo e la sua incarnazione in Gesù Cristo, un mistero che Agostino perscrutò a fondo nella sua vita e nelle sue opere. Agostino è stato raffigurato come vescovo, con tutti i suoi attributi episcopali: nella mano sinistra regge il bastone pastorale, mentre in testa porta uno strano copricapo. Il suo viso è abbastanza giovanile con una folta barba e abbondante capigliatura. Il suo sguardo è rivolto verso Giovanni di cui sembra voglia ascoltare le parole.

Di fronte a lui Giovanni d'aspetto molto più giovanile, indossa una tunica, ha i piedi scalzi e una folta capigliatura riccioluta. Muove la mano destra, il che gli conferisce una certa dinamicità che si contrappone alla rigidità di Agostino. Le chiare tonalità dei loro indumenti si contrappone armonicamente al fondo blu del cielo che avvolge i due personaggi esaltandone le figure.

 

La Santità Vostra ricorda che siamo soliti commentare il Vangelo di Giovanni seguendo il criterio della lettura continuata. Senonché sono giunti quei giorni solenni e santi nei quali essendo nella Chiesa fissate particolari letture tratte dal Vangelo ed insostituibili in queste annuali ricorrenze, abbiamo dovuto sospendere la trattazione del programma iniziato; ma ciò non significa che l'abbiamo abbandonato. Stavo appunto pensando quali pagine della Scrittura, intonate alla gioia di questi giorni, dovessi, con l'aiuto del Signore, nel corso di questa settimana, commentarvi così da terminare la trattazione in sette o otto giorni, quando mi capitò sott'occhio l'Epistola del beato Giovanni. Era una buona occasione di ritornare a sentire, col commento della sua Epistola, la voce di quello stesso di cui avevamo, per il momento, messo da parte il Vangelo. Soprattutto perché in quest'Epistola, così gustata da coloro che hanno conservato sano il palato del cuore per sentire il sapore del pane di Dio e che è assai nota nella Chiesa, si tesse, più che in altri scritti, l'elogio della carità della quale Giovanni ha detto molte cose, anzi pressoché tutto. Chi ha conservato in sé la capacità di udire, non può che gioire di quanto ode. Questa lettura sarà allora per lui come l'olio sulla fiamma. Se c'è in lui qualcosa da nutrire, essa lo nutre, lo fa crescere, lo fa durare. Per altri la lettura sarà come una fiamma accostata all'esca; avverrà che chi era senza fiamma di carità, potrà prendere fiamma per effetto della nostra predicazione. Ne risulta perciò che in certuni si dà accrescimento a ciò che già c'è in loro; in altri viene fatta accendere la fiamma della carità che loro manca: e così tutti godiamo in unità di carità. Ma dove è carità, c'è pace, e dove c'è umiltà, c'è carità. E' tempo ormai di sentire l'apostolo Giovanni e noi cercheremo di esporvi ciò che, davanti alle sue parole, il Signore ci suggerirà, così che possiate anche voi comprenderle bene.

AGOSTINO, Commento alla Lettera di San Giovanni, Prologo