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PITTORI: Maestro di Douai

Sant'Agostino in trono da un manoscritto di Douai

Sant'Agostino in trono

 

 

MAESTRO DI DOUAI

1158-1182

Douai, Biblioteca Municipale, ms. 250

 

Sant'Agostino in trono

 

 

 

Il codice che contiene questa miniatura proviene dall'abbazia benedettina di Sainte-Rictrude a Marchiennes nel Dipartimento di Calais ed è una copia delle Enarrationes in Psalmos di Agostino.

La data di esecuzione è stimata attorno al 1158-1182 quando era abate Jean II ed è il frutto del lavoro dello scriptorium che aveva al suo interno un certo numero di artisti di buona qualità. Nella raffigurazione Agostino è stato rappresentato come un giovane vescovo con il viso barbuto incorniciato dall'aureola. Indossa vestiti con vivaci tonalità e sulla testa indossa la mitra con i doppi corni arrotondati. L'autorevolezza di Agostino è esaltata dalla sua posizione trionfale seduto su un trono che ha decorazione a grifi e leoni come quello di Salomone. Si tratta di una citazione colta che vuole presentarci Agostino come continuatore del pensiero cristiano dalle origini e come fedele interprete dell'autentico messaggio cristiano.

Con la mano sinistra Agostino regge un libro aperto dove si rinviene una scritta per commentare gli scritti di Davide. Secondo questa indicazione (IN CAPITE LIBRI SCRPTUM EST [D]E ME: salmo 39, 8) l'esegeta non deve  limitarsi al senso storico-letterale ma al suo significato spirituale e profetico. La figura di Cristo è inserita in uno dei medaglioni esattamente sopra il capo di Agostino: negli altri medaglioni sono inseriti alcuni santi protettori di Marchiennes. Questi possono essere individuati dalle scritte che li accompagnano: troviamo così Abaldaldus, Rictrudis, Maurandus, Eusebia, Gliotsendis e Adalsendis. Una decorazione similare si trova anche nella cosiddetta Bibbia di Lambeth il cui autore, attivo in Francia verso la metà del secolo XII, era originario dell'Inghilterra.

In questa circostanza l'autore mostra una migliore qualità nella resa dei drappeggi e soprattutto nella maggiore capacità di smorzare la ieraticità del soggetto.

Formule artistiche analoghe si riscontrano anche in altri testi di Marchiennes provenienti dallo stesso scriptorium che proiettano l'esecuzione verso lo scorcio finale del XII secolo.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6