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Sant'Agostino detta ai diaconi
MAESTRO DI EGINONE
796-799
Berlino, Staatbibliothek, ms. Phill. 1676
Sant'Agostino detta ai diaconi
Il Codice ms. Phill. 1676 meglio noto come Codice di Eginone ci restituisce una delle più antiche raffigurazioni di Agostino. Tale codice fu ordinato da Eginone vescovo di Verona (796-799) per il Duomo di santa Maria Matricolare. Così afferma una dedica a piena pagina e sappiamo anche che poco dopo il vescovo si ritirò presso il monastero della Reichenau, dove morì nell'anno 802.
A quanto risulta fu lo stesso prelato a decidere quali sermoni avrebbero dovuto essere inseriti nel libro seguendo la schema dell'Omelario di Alano di Farfa (761-770). Tali discorsi si sarebbero poi letti durante le celebrazioni religiose da parte dello stesso vescovo.
Il codice, prodotto in caratteri carolini, è un notevole repertorio di testi tardo antichi che poteva essere prodotto solo in un grande scriptorium carolingio. Molto probabilmente il volume fu prodotto in Italia o da artisti italiani. Agostino, che viene ritratto assieme agli altri Dottori della Chiesa, è stato raffigurato seduto su un trono con il capo tonsurato mentre indossa un pallium vescovile, mentre discute con un seguito di chierici. La scena è inserita in un archetto a pieno centro, ispirato alle decorazioni che compaiono sulle tavole canoniche nel Vangeli del VI secolo, a loro volta inquadrati da una larga cornice decorata a motivi zoomorfi o fitomorfi.
La serie dei Dottori inizia proprio con sant'Agostino senza barba, dal volto molto giovanile: ha la mano sinistra impegnata a tenere aperto un libro su cui si legge l'incipit del Vangelo di Giovanni. La mano destra ha una dinamica simile a quella della prima immagine di Agostino in Laterano. Il santo sta dettando a un giovane chierico seduto davanti a lui, che lo sta ascoltando con attenzione. Il chierico ha in mano uno stilo e un calamo. L'iscrizione contenuta sul libro ha permesso di identificare con certezza Agostino poichè corrisponde all'incipit della prima omelia contenuta nel codice: "audistis fratres carissimi quemadmodum beatus evangelista" , corrispondente a sua volta all'incipit del Sermo CXXVIII. A completamento della scena il miniatore ha dipinto altri due chierici e, discosto, un diacono.
La scena potrebbe avere anche un significato didattico e cioè mostrerebbe la preoccupazione del vescovo Eginone di avere dei chierici preparati, capaci di ascoltare la parola del Maestro che sa proporre una autentica interpretazione delle pagine del Vangelo e delle Sacre Scritture.