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PITTORI: Maestro del Laterano

La più antica immagine di sant'Agostino in Laterano

Sant'Agostino

 

 

MAESTRO DEL LATERANO

600 circa

Biblioteca del Palazzo Laterano, Roma

 

Sant'Agostino

 

 

 

 

Al 600 circa risale il primo ritratto di Agostino, affrescato su una parete della Biblioteca istituita da Gregorio Magno nel vecchio Palazzo del Laterano, dove oggi si trova la Scala Santa. L'affresco restaurato di recente, mostra un vecchio vestito con la tunica e il pallio, che sembra stia spiegando il contenuto di un voluminoso codice aperto davanti a lui su un tavolo. Il pallium era l'abito del maestro. Il personaggio è di piccola statura, poiché i suoi piedi poggiano su un'alta scansia, mentre egli stesso è letteralmente perso in una larga seggiola, ripiegata a braccioli con ampio schienale.

L'affresco porta l'iscrizione: Diversi diversa patres sed hic omnia dixit Romano eloquio mystica ssensa tonans, un giudizio che pone Agostino al di sopra degli altri Padri e che esalta la sua enorme opera letteraria. Una raffigurazione simile è nota nel Dittico di Boezio.

 

Agostino, di etnia berbera, ma di cultura romana, nacque a Tagaste il 13 novembre 354. Questo paese, attualmente Souk-Ahras in Algeria, posto a circa 100 km a sud-ovest di Ippona, era, a quei tempi, una piccola città libera della Numidia proconsolare recentemente convertita al Donatismo. Anche se molto rispettabile, la sua famiglia non era ricca, e suo padre, Patrizio, uno dei curiales (consiglieri municipali) della città, era un pagano; l'influenza della moglie Monica, però, portò alla lunga Patrizio alla conversione.

Africano di nascita e, quindi, probabilmente, di madrelingua berbera, apprese e utilizzò il punico ed il latino, mentre ebbe difficoltà con il greco, l'altra grande lingua, insieme al latino, della cultura dell'epoca. Patrizio, orgoglioso del successo del proprio figlio nelle scuole di Tagaste e Madaura, decise di mandarlo a Cartagine per prepararlo alla carriera forense, ma ci vollero molti mesi a raccogliere il denaro necessario, e Agostino passò il suo sedicesimo anno a Tagaste, in un ozio in cui si scatenò una grande crisi intellettuale e morale.

Nel 383 Agostino, all'età di 29 anni, cedette all'irresistibile attrazione che l'Italia aveva per lui; a causa della riluttanza della madre a separarsi da lui, dovette ricorrere ad un sotterfugio ed imbarcarsi con la copertura della notte.

Non appena giunto a Roma, dove continuò a frequentare la comunità manichea, si ammalò gravemente. Quando guarì aprì una scuola di retorica ma, disgustato dai trucchi dei suoi alunni, che lo defraudavano spudoratamente delle loro tasse di istruzione, fece domanda per un posto vacante come professore a Milano. Il praefectus urbi Quinto Aurelio Simmaco lo aiutò ad ottenere il posto con l'intento di contrastare la fama del vescovo Ambrogio. Tuttavia, dopo aver fatto visita al vescovo Ambrogio, iniziò a seguire regolarmente le sue predicazioni.

Agostino conobbe la dottrina cristiana e, nella sua mente, iniziarono a fondersi la filosofia platonica ed i dogmi rivelati. La solitudine di Cassisiaco (l'attuale Cassago Brianza) gli permise di realizzare un sogno a lungo inseguito: nei suoi libri Contra academicos, Agostino descrisse la serenità ideale di questa esistenza, animata solamente dalla passione per la verità. Inoltre completò l'istruzione dei suoi giovani amici, ora con letture in comune, ora con conferenze filosofiche alle quali, qualche volta, invitava anche Monica, ed i cui racconti, trascritti da un segretario, furono la base dei "Dialoghi". Licenzio avrebbe ricordato in seguito nelle sue Lettere le mattinate e le serate di filosofia durante le quali Agostino era solito intraprendere disquisizioni che si elevavano molto al di sopra dei luoghi comuni. I temi favoriti di queste conferenze erano la verità, la certezza (Contra academicos), la vera felicità nella filosofia (De beata vita), l'ordine provvidenziale del mondo e la sua perfezione matematica (De Musica), il problema del male (De ordine) ed infine Dio e l'anima (Soliloquia, De immortalitate animae).

Verso l'inizio della quaresima del 387, Agostino si recò a Milano dove, con Adeodato ed Alipio, prese posto fra i competentes per essere battezzato da Ambrogio il giorno di Pasqua. Fu a questo punto che Agostino, Alipio, ed Evodio decisero di ritirarsi nella solitudine dell'Africa. Agostino rimase a Milano fino all'autunno, continuando i suoi lavori (De immortalitate animae e De musica). Poi, mentre era in procinto di imbarcarsi ad Ostia, Monica morì. Agostino, allora, rimase per molti mesi a Roma occupandosi principalmente della confutazione del Manicheismo. Tornò in Africa solo dopo la morte dell'usurpatore Magno Massimo (agosto 388) e, dopo un breve soggiorno a Cartagine, ritornò a Tagaste.