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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > XII secolo: Maestro di MézièresPITTORI: Maestro di Mézières
Sant'Agostino e san Giovanni
MAESTRO DI MEZIERES
1156-1157
Charleville-Mézières, Biblioteca Municipale ms 246 B
Sant'Agostino ispirato da san Giovanni
La miniatura è contenuta in un codice pergamenaceo conservato presso la Biblioteca Municipale di Charleville-Mézières che trascrive l'opera agostiniana In Iohannis Evangelium tractatus. L'opera proviene dalla abbazia di Notre-Dame di Belval-Bois des Dames retta da monaci premostratensi.
Il "Commento al Vangelo di Giovanni" è una delle opere più ispirate e più interessanti di Agostino. È costituita da centoventiquattro discorsi, nati nel corso di vari anni (non meno di quindici). I primi cinquantaquattro discorsi sono prediche fatte ai fedeli e messe per iscritto dai tachigrafi; gli altri settanta sono stati dettati e letti da altri.
Tutti questi discorsi furono certamente scritti durante il periodo degli anni tra il 408 e 420. Non vi è accordo sul fatto che i discorsi 1-16 sono stati predicati da Agostino nell'inverno del 406-407, e quelli 55-124 che tratta di Giovanni 13-31 sono stati preparati nel 419.
I Discorsi 55-124 sono diversi nello stile rispetto ai trattati precedenti e questo ha portato alla conclusione che essi non sono stati pronunciati pubblicamente, ma probabilmente furono redatti da stenografi in privato.
Certamente Agostino era stato a lungo pressato dalla gente per completare la sua spiegazione esplicativa di tutti i capitoli del Vangelo di Giovanni, e realizzò l'opera in questo modo. Il suo commento al Vangelo di Giovanni è principalmente pastorale piuttosto che consapevolmente teologico. L'attenzione di Agostino in questi tractates riguarda l'incarnazione o il Verbo fatto carne. Questo non è solo un tema importante e distintivo nel Vangelo di Giovanni, ma è anche una parte significativa della conversione di Agostino, come indicato nelle Confessioni (7, 9, 13-14).
L'immagine riprodotta è il capolettera dell'incipit del primo libro del Commento di Agostino al Vangelo di Giovanni, il cui codice, di due volumi, conserva tutti i dati riportati dall'amanuense. Il primo elemento ricorda l'origine del codice, mentre il secondo fornisce una particolare interpretazione del nome Aurelio Agostino: "hic liber est sanctae mariae de bellavallae. In hoc continentur sermones aurelii augustini episcopi super evangelium secundum johannem, ab eo quod dicit "in principio erat verbum etc." usque "preteriens jhesus vidit hominem", numero XLIIII, aurelius dicitur ab aura, id est favore, quia magni favoris at magno auctoritas apud omnes habetur homo iste."
L'informazione prosegue ricordando la datazione del codice: "anno incarnati verbi MCLVII perscriptus fuit liber iste in honore dei et sancte marie amen qui scipsit beatum mereatur habere vitam."
La miniatura presenta due santi: in alto Giovanni nelle sembianze simboliche di un'aquila antropomorfa e in basso sant'Agostino, con una barba che gli copre il viso e una veste verde discretamente elegante. Entrambi scrivono sullo stesso cartiglio: vicino ad Agostino si legge HIC AUGUSTINUS AQUILE SACRA DICTA SEQUUTUS, che sta a rammentare che Agostino ha seguito fedelmente la parla di Giovanni.
Dal lato di Giovanni si legge invece SURGIT AB OSCURA VERBI MOSTRANDA SECRETA, che spiega la presenza dell'aquila e il suo ruolo nel diffondere il Verbo di Cristo. Le due iscrizioni sono realizzate con inchiostro rosso e azzurro.
La miniatura esalta la figura di Agostino e lo pone come uno dei più autentici, se non il migliore testimone del pensiero di Giovanni.
Figlio di Zebedeo e Salomè e fratello dell'apostolo Giacomo il Maggiore, Giovanni prima di seguire Gesù era discepolo di Giovanni Battista. I vangeli gli attribuiscono un ruolo speciale all'interno della cerchia dei dodici apostoli. Il luogo e la data di nascita non ci sono noti. La tradizione successiva che lo indica come il più giovane degli apostoli, o meglio come l'unico di questi morto in tardissima età.
La vocazione di Giovanni da parte di Gesù è esplicitamente narrata dai tre vangeli sinottici. Matteo (4,21-22) e Marco (1,19-20) ne forniscono un sobrio resoconto: i due fratelli Giovanni e Giacomo vengono chiamati da Gesù "presso il Mare di Galilea" mentre sono sulla barca col padre Zebedeo, intenti a riparare le reti da pesca.
In At. 3,1-11 viene descritto il miracolo della guarigione di un uomo storpio dalla nascita, compiuto da Pietro e Giovanni presso la porta "bella" del tempio di Gerusalemme. La grande risonanza che il fatto ebbe portò all'arresto dei due apostoli che furono fatti comparire davanti al Sinedrio. Il consiglio però non li punì e li lasciò liberi (At. 4,1-21).
Circa gli anni successivi agli eventi narrati negli Atti, le antiche tradizioni cristiane concordano nel collocare l'operato di Giovanni in Asia (cioè l'attuale Turchia occidentale), in particolare a Efeso, con una breve parentesi di esilio nell'isola di Patmos.