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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > XII secolo: Maestro di MottolaPITTORI: Maestro di Mottola
Sant'Agostino
MAESTRO DI MOTTOLA
1170-1200
Mottola, chiesa S. Michele Arcangelo di Casalrotto
Sant'Agostino
L'affresco è conservato nella chiesa rupestre di rito greco di san Michele Arcangelo di Casalrotto nella zona di Mottola a nord di Taranto. La costruzione primitiva risale alla metà del XII secolo e solo successivamente furono aggiunte una navata a sinistra e l'aula inferiore.
L'affresco che raffigura sant'Agostino è l'unico che si conosca in una chiesa rupestre e si trova a sinistra della terza nicchia sulla parete destra dell'aula superiore. Agostino è stato raffigurato con il viso leggermente barbuto in uno stile bizantineggiante: la sua espressione è statica e in atto di benedire unendo anulare e pollice secondo la consuetudine greca.
I parallelismi con l'arte orientale si allargano anche ad altri particolari: la figura indossa oltre alla mitra, anche la casula bizantina, il cosiddetto felonio, su cui è posto l'omophorion, il corrispettivo del pallio occidentale.
La striscia di tessuto decorato di croci, che simboleggia la pecora sulla spalle di Cristo nella iconografia del Buon pastore, sta ad indicare che il santo svolge la funzione di pastore episcopale. Il sottile ed elegante bastone che Agostino tiene con la mano sinistra rafforza la rappresentazione di Agostino nella sua identità di vescovo.
La scritta AGUSTINUS identifica il santo raffigurato ed esprime l'unione ancora profonda fra le culture e sensibilità latina e greca. Queste caratteristiche artistiche inducono a ipotizzare che l'autore dell'affresco sia un pittore locale ampiamente influenzato dallo stile bizantino.
Gran parte dei restanti affreschi non sono più leggibili: si notano un san Vito e un san Paolo e, sulle pareti accanto, una Madonna in trono con il Bambino, il battesimo di Gesù e altri santi, fra cui Giovanni Evangelista, san Giorgio e san Simeone.
La nascita della chiesa a Mottola va inserita nella politica di papa Benedetto VII (974-983) che, per salvaguardare questo territorio, elesse Taranto a sede arcivescovile e a Mottola istituì una diocesi. Nel 1102 Mottola fu semi distrutta dal principe di Taranto Boemondo e in quella circostanza parte della popolazione trovò scampo nelle campagne e riutilizzò le grotte costruendo case, chiese e cripte. I villaggi rupestri persero d'importanza nel Trecento, furono abbandonati e vennero riutilizzati solo nel 1502 quando la guerra fra spagnoli e francesi interessò questi territori.
A Sant'Angelo esisteva anche un monastero che nel 1081 passò sotto la giurisdizione del convento benedettino di Cava dei Tirreni e nel 1263 cedette tutti i suoi beni ecclesiastici.