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PITTORI: Aleni Tommaso

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

ALENI TOMMASO

1515-1526

Parigi, Musée des Arts Décoratifs

 

Sant'Agostino vescovo e il De Trinitate

 

 

 

Il dipinto è attribuito a Tommaso Aleni ed è stato realizzato su tavola. L'opera, conservata a Parigi al Museo delle Arti decorative, è stata anche attribuita ad un ignoto pittore ligure cinquecentesco, e in particolare lo si attribuisce a Carlo Braccesco.

La scena raffigurata ci presenta sant'Agostino che regge in mano un grande libro aperto. Fra le mani inguantate sostiene un grosso libro aperto che sta leggendo e meditando. Si tratta del De Trinitate, opera eccellente che Agostino scrisse nel tentativo di avvicinarsi al mistero della Trinità. Il santo indossa gli abiti episcopali. In testa porta una elegante mitra, mentre con il braccio sinistro regge il bastone pastorale. Sullo sfondo si può osservare un paesaggio spoglio con alberi di impronta stilistica quattrocentesca.

E' interessante notare che il santo indossa sotto il piviale la tunica nera degli eremitani agostiniani: l'episodio non è raro ed è associabile ad una committenza di qualche monastero agostiniano, che raffigurando Agostino in tal modo, intendeva riaffermare la appartenenza del santo all'Ordine, anzi si voleva sottolineare che ne era stato il fondatore.

Il santo ha il viso una persona anziana ma dallo sguardo vigile ed autorevole. Non manca la consueta folta barba sul mento a coprire buona parte delle gote e del viso.

Agostino è stato il primo teologo latino ad avere affrontato in maniera rigorosa e sistematica il tema della Trinità, di natura squisitamente teologica e pertanto particolarmente astratto. Le sue radici sono nello stesso Nuovo Testamento dove, con Pietro e soprattutto Paolo, si fa del Cristo una persona divino-umana, e dove si fa del dio ebraico l'unico padre del Cristo, per cui questi gli diventa figlio unigenito. Nello stesso vangelo di Giovanni, si parla dello Spirito come di un "consolatore" mandato agli uomini in attesa della fine dei tempi.

Il De Trinitate è un testo fondamentale di Agostino che fu iniziato nel 399 e pubblicato nel 419. Agostino non era il primo in Occidente a scrivere su questo tema: già l'avevano fatto, seppure in modo frammentario, Tertulliano, Ilario e Ambrogio di Milano che hanno sicuramente influenzato la sua teologia. Ma è soprattutto Plotino, col suo neoplatonismo, a costituire un punto di riferimento privilegiato. Agostino lesse anche le opere trinitarie di Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Epifanio, Didimo il Cieco, ma non sembra che questi padri del mondo greco o orientale abbiano influito molto sul suo pensiero.

 

 

Aleni Tommaso

Soprannominato il Fadino, Tommaso Aleni nacque a Cremona verso la fine del Quattrocento. Nel 1505 stipulava un contratto per la decorazione della cappella Affaitati nella chiesa di S. Domenico a Cremona; nel 1509 partecipava all'asta per la decorazione del duomo. Nelle sue opere firmate, come la Madonna col Bambino e Santi datata 1500, e in quelle attribuitegli (come ad esempio gli affreschi nei conventi di san Sigismondo e di sant'Abbondio a Cremona), si presenta come un modesto artista provinciale, che interpreta la fase più lombarda dell'eclettismo cremonese, affine a Galeazzo Campi e da ultimo influenzato da Boccaccino. Si forma nel clima bramantinesco, che è diffuso nella Cremona negli ultimi anni del Quattrocento, e vi sovrappone cospicui spunti protoclassici di matrice peruginesca. Aleni si volge infine alla maniera di Boccaccio Beccaccino nella fase estrema della carriera, segnata dalla Madonna adorante il Bambino coi santi Antonio abate e Giovanni Battista del 1515 conservata nella Pinacoteca di Cremona.

La personalità dell'Aleni, che esprime un eclettismo piuttosto coerente, dovette avere una certa preminenza a Cremona prima del Boccaccino. Antonio Campi ricordava l'Aleni come "amicissimo di Galeazzo [suo] padre, e tanto simile a lui nel dipignere, che non si sapeano discernere l'opere di l'uno da quelle dell'altro", e perciò egli venne abbinato dagli scrittori, specialmente quelli locali, a Galeazzo Campi anche in opere ove il loro stile, pur entro l'orbita boccaccinesca, ha carattere ben differenziato.