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PITTORI: Maestro pisano

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO PISANO

1590-1599

Pisa, chiesa di san Nicola

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

La lunetta raffigura un celebre episodio leggendario che viene attribuito a sant'Agostino. Dipinto fra il 1590 e il 1599, l'affresco ricorda la celebre leggenda del santo, che tentando di speculare il problema trinitario vede apparire sulla riva del mare un fanciullo che tentava di prosciugare il mare con un cucchiaio, versando l'acqua in una buca della spiaggia. Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano.

Non è noto l'autore, tuttavia i dipinti presentano, sia nella impostazione generale che nelle tipologie del tratto, i caratteri della pittura fiorentina nello scorcio finale del Cinquecento tra la scuola di Alessandro Allori e quella di Santi di Tito.

 

 

la chiesa pisana di san Nicola è citata, con l'annesso convento, dall'anno 1097. Fra il 1297 e il 1313 l'edificio venne ampliato dagli Agostiniani, forse ad opera di Giovanni Pisano. La facciata presenta lesene, archi ciechi e losanghe ed è decorata con tarsie del XII secolo. La chiesa fu ristrutturata nel Seicento con l'inserimento di altari e della cappella del Sacramento. Al suo interno sono conservati dipinti su tavola, fra cui un san Nicola che salva Pisa dalla peste del XV secolo, tele di Maruscelli e di Giovanni Bilivert oltre a sculture lignee dei secoli XIV-XV di Giovanni e Nino Pisano.