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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: D'Amato Giovanni AngeloPITTORI: D'Amato Giovanni Angelo
Santa Monica e donatore
D'AMATO GIOVANNI ANGELO
1576-1590
Salerno, Pinacoteca Provinciale
Santa Monica e donatore
Il dipinto che raffigura santa Monica è un elemento che faceva parte di un insieme, probabilmente un polittico smembrato. Alto cm 168 e largo 51.5 il dipinto è attribuito al pittore D'Amato Giuvanni Angelo di cui si hanno notizie dal 1576 al 1591. Qualche critico d'arte attribuisce l'opera alla mano di De Mio Giovanni. Attualmente si trova alla Pinacoteca Provinciale di Salerno.
Monica è qui raffigurata come monaca con nella mano destra un crocefisso che guarda con speciale devozione, mentre nella mano destra tiene un grosso libro chiuso.
Ai suoi piedi si intravede il corpo a mezzobusto di un devoto in preghiera, probabilmente un donatore.
Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.
AGOSTINO, Confessioni, 9, 22
D'Amato Giovanni Angelo
Originario di Maiori, per quanto se ne ignorino le date di nascita e di morte, la sua attività è ampiamente documentata nell'ultimo quarto del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Nel 1576 dipinse un quadro per la collegiata di Atrani, tuttora esistente anche se smembrata. Nel 1583 firma e data la tavola del duomo di Ravello con raffigurato san Michele Arcangelo "Io: Angelus de amato maioresis me pinxit A.D. MDLXXXIII". Nel 1588 realizza una Madonna del Rosario e Misteri, ricordata a Ravello nella sacra visita del 1617 ma oggi dispersa. Bisogna attendere l'anno 1595 per avere sue nuove notizie, che almeno fino al 1615, si susseguono con continuità.
Lo stile delle opere di questo periodo evidenziano che il pittore collaborò più volte con Girolamo Imparato e inoltre fu spesso in relazione con il giovane Francesco Curia. D'Amato ai suoi esordi di formò con il maestro Giovan Bernardo Lama. Ad alcuni anni di distanza, nel suo san Michele di Ravello - trasferito nel 1658 nel duomo - il pittore appare orientato verso esperienze internazionali tanto da fare supporre che avesse contatti con l'ambiente di Roma e di Caprarola, soprattutto con Marco Pino.
Qualche anno più tardi, in un esaltante fervore manieristico, dipinge il Martirio di santa Caterina nella cappella Tomacelli in san Domenico Maggiore a Napoli, che nella forte spinta compositiva e negli atteggiamenti estatici mostra ormai una chiara adesione allo stile di Marco Pino e Francesco Curia.
Le successive opere furono destinate in gran parte a committenti della Calabria, come attestano i pagamenti nel 1597, 1598, 1602, 1608, 1609 e 1614. Probabilmente per adeguarsi ai gusti di questi committenti provinciali, D'Amato esprime uno stile pietistico di grande eleganza con risultati simili ai pittori contro riformati. Allo stesso orizzonte culturale della Controriforma si collega la Madonna degli Angioli e forse anche due tele con san Francesco d'Assisi e sant'Antonio abate di Vienne conservate entrambe nel convento del Crocifisso a Cosenza.