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PITTORI: Maestro di Arezzo

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI AREZZO

1500-1520

Arezzo, chiesa di sant'Agostino

 

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Quest'opera di ignoto pittore della cerchia culturale ed artistica aretina è conservata nella chiesa di sant'Agostino ad Arezzo. Tra il 2001 e il 2003, è stata oggetto di un accurato restauro a cura dell'Amministrazione Provinciale che ha voluto intervenire nel recupero della pregevolissima quadreria della chiesa, costituita da una trentina di opere risalenti perlopiù al XVI e XVII secolo.

I quadri si trovavano, nella quasi totalità dei casi, in un cattivo stato di conservazione con numerose cadute di colore, oltre a grossolane ridipinture dovute a restauri effettuati nei secoli precedenti. Gli stessi supporti lignei erano indeboliti dagli attacchi degli insetti xilofagi. Le opere, attribuibili alcune ad artisti quali Bernardino Santini e Salvi Castellucci, ora impreziosiscono l'eccezionale patrimonio artistico conservato in questa chiesa costruita nel XIV secolo. La struttura della chiesa venne tuttavia ridimensionata e ristrutturata per l'aggravarsi di dissesti statici fra il 1755 e il 1766 su progetto del sacerdote ferrarese don Filippo Giustini.

In questo rifacimento settecentesco la facciata gotica è rimasta sostanzialmente inalterata, mentre una trasformazione completa è stata sviluppata all'interno a tre navate, dominato da stucchi che contrastano con intonaci colorati.

Il quadro che raffigura sant'Agostino ha un vago sapore rinascimentale che spicca per la presenza di una enorme conchiglia che accoglie il santo in preghiera. Agostino indossa gli abiti episcopali, con la mitra in testa e il bastone pastorale racchiuso fra le braccia congiunte.

L'elegante mitra si abbina al piviale particolarmente ricco di colori e di disegni in broccato. Un rosso medaglione chiude, come un fermaglio, il piviale all'altezza del petto. Agevolmente si può notare che Agostino indossa anche la nera tonaca dei monaci agostiniani, secondo una consuetudine diffusa in tutto il medioevo e oltre.

Il motivo sta nel desiderio dell'ordine OSA, costituito ufficialmente nel 1256, di proclamarsi discepoli del santo e di affermare che ne erano i diretti successori nell'esperienza monastica avviata in Africa alla fine del IV secolo. L'ordine agostiniano del resto seguiva strettamente la regola di sant'Agostino.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6