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PITTORI: Giovanni da Barbagelata

Trittico di san Tommaso d'Aquino: i santi Agostino e Bartolomeo

Agostino e Bartolomeo

 

 

GIOVANNI DA BARBAGELATA

1507

Genova, Palazzo Bianco, proveniente da S. Caterina di Finalborgo

 

Trittico di san Tommaso: i santi Agostino e Bartolomeo

 

 

 

Giovanni da Barbagelata fu un maestro secondario fra quelli attivi a Genova fra Quattro e Cinquecento, eppure non privo di un suo proprio carattere. La tavola risale al 1507 circa ed è una delle sue ultime. Faceva parte di un Polittico oggi conservato a Palazzo Bianco a Genova, raffigurante i Santi Agostino, Bartolomeo, Caterina da Siena e Antonio Abate con al centro S. Tommaso d'Aquino. L'iscrizione in basso rozzamente sovrapposta all'originale riporta: Opus hoc insigne fieri mandavit ex suo aere ... Georgius de Turre tertii prd. p. cum storlinum eius nepotem. Il Trittico in origine si trovava nella chiesa di santa Caterina a Finalborgo, dove restò fino a tutto il Settecento.

Altre opere di Barbagelata sono note nelle vicinanze a Pietra, Pontelungo di Albenga e Varazze. Agostino è qui raffigurato nella sua tradizionale veste iconografica: un uomo maturo e barbuto con un libro aperto in mano e gli attributi vescovili.

 

 

Giovanni da Barbagelata

Nasce a Genova, figlio di un tessitore di sete originario di Barbagelata, borgo della Valle Fontanabuona che nel XV secolo apparteneva alla Podesteria di Rapallo. Giovanni da Barbagelata è documentato come "magister" nel 1484 nel primo documento noto che si riferisce a lui. In questo momento ha più di venticinque anni: se ne deduce una data di nascita anteriore al 1459. Nel 1491 il padre lo emancipa e gli dona la casa nella contrada di Portanuova che Giovanni aveva in precedenza restaurata. Giovanni provvede successivamente alla dote della sorella Bianchinetta, maritata al pittore novarese Luca Baudo, documentato a Genova a partire dal 1491. Da un punto di vista artistico Barbagelata pare rivolgersi in particolare al modello di Giovanni Mazone per una plasticità resa più accentuata da un tratto incisivo.

La ricostruzione della sua personalità e della sua vita, i cui dati biografici restano assai scarsi, si fonda soprattutto sull'analisi del polittico dell'Annunciazione realizzato per la chiesa di Calvi in Corsica, documentato 1497-98, e su altre tre opere firmate e datate: un S. Nicolò in trono, già scomparto centrale di un polittico, della Parrocchiale di Pietra Ligure, datato 1498; il trittico con i Santi Giovanni Battista, Michele Arcangelo e Pietro, per la chiesa di S. Giovanni di Candiasco vicino a Casarza, attualmente collocato in S. Michele di Casarza. Giovanni da Barbagelata dipinse questo trittico nel 1499 e lo dedicò il 24 giugno, festa di S. Giovanni Battista, come si legge nella scritta alla base del trittico: "Johannes Barbagelata. Pinxit. MCCCCXXXXVIIII Die XXIIII Junii". La cornice dorata venne intagliata probabilmente da Francesco Delpino di Chiavari, cui Giovanni da Barbagelata era solito commissionare le cornici per i polittici.

Ricordiamo infine il polittico smembrato di S. Ambrogio per la Parrocchiale di Varazze, datato 1500. In questa, che è considerata la sua opera maggiore, le figure sono modellate con nitidezza di linea e con colori metallici, i panni hanno bordi taglienti, i volti presentano una espressione tesa e una marcata caratterizzazione, che gli deriva da modelli nordici e in Liguria, da Carlo Braccesco, con cui è talvolta confuso. A queste opere certe vengono aggiunte da alcuni critici il trittico della Madonna "del Pontelungo" ad Albenga (1502), il trittico ricostituito della Madonna della Vittoria (1503), già nell'Oratorio attiguo a S. Lorenzo. In questi dipinti Barbagelata risente della vicinanza di Ludovico Brea e il suo segno si fa meno drastico, la tensione si alleggerisce. A Barbagelata sono attribuiti anche la tavola con i Santi Pietro e Paolo nell'omonimo Oratorio genovese, il trittico di S. Tommaso d'Aquino e la tavola con le Stimmate di S. Francesco, provenienti entrambi dalla chiesa dei Domenicani a Finalborgo e oggi alla Galleria di Palazzo Bianco a Genova, che appartengono alla produzione degli ultimi anni della vita di Giovanni. Tardo è pure il trittico con san Ludovico in trono e Santi della chiesa di san Giorgio a Moneglia, in cui Barbagelata si avvicina a un gusto cromatico più armonico. Delle opere documentate e perdute, vengono citate la decorazione della cappella della Madonna in san Lorenzo a Genova, datata 1502, e la decorazione della cappella di Pietro da Persio nella Chiesa del Carmine (1503), eseguite insieme a Ludovico Brea e a Lorenzo Fasolo. Le ultime notizie sulla sua attività si fermano al 1504, mentre un documento del 1508 costituisce una fonte indiretta sulla sua morte: nel novembre del 1508 infatti Lorenzo Fasolo prende in affitto la bottega del collega defunto in contrada san Lorenzo.