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PITTORI: Bassano Jacopo

Agostino, la Vergine e Antonio abate

Agostino, la Vergine e Antonio abate

 

 

JACOPO BASSANO detto JACOPO DA PONTE

1542-1543

Monaco, Alte Pinakothek

 

Agostino, la Vergine e Antonio abate

 

 

 

La figura di Antonio abate e eremita è legata ad Agostino grazie a un passo delle Confessioni, dove il santo ci comunica come venne a conoscenza della vita del santo egiziano.

"Un certo giorno ecco viene a trovarci, Alipio e me, né ricordo per quale motivo era assente Nebridio, un certo Ponticiano, nostro compatriota in quanto africano, che ricopriva una carica cospicua a palazzo. Ignoro cosa volesse da noi. Ci sedemmo per conversare e casualmente notò sopra un tavolo da gioco che ci stava davanti un libro. Lo prese, l'aprì e con sua grande meraviglia vi trovò le lettere dell'apostolo Paolo, mentre aveva immaginato fosse una delle opere che mi consumavo a spiegare in scuola. Allora mi guardò sorridendo e si congratulò con me, dicendosi sorpreso di aver improvvisamente scoperto davanti ai miei occhi quel testo e quello solo. Dirò che era cristiano e battezzato; spesso si prosternava in chiesa davanti a te, Dio nostro, pregandoti con insistenza e a lungo. Io gli spiegai che riservavo la massima attenzione a quegli scritti, e così si avviò il discorso. Ci raccontò la storia di Antonio, un monaco egiziano, il cui nome brillava in chiara luce fra i tuoi servi, mentre per noi fino ad allora era oscuro. Quando se ne avvide, si dilungò nel racconto, istruendoci sopra un personaggio tanto ragguardevole a noi ignoto e manifestando la sua meraviglia, appunto, per la nostra ignoranza. Anche noi eravamo stupefatti all'udire le tue meraviglie potentemente attestate in epoca così recente, quasi ai nostri giorni, e operate nella vera fede della Chiesa cattolica. Tutti eravamo meravigliati: noi, per quanto erano grandi, lui per non essere giunte al nostro orecchio."

AGOSTINO, Confessioni, 6, 14

 

Ai piedi della Vergine in trono che regge fra le braccia il Bambino, sono ritti in piedi Antonio, a destra, e Agostino a sinistra. Antonio, a piedi scalzi, indossa la tunica monacale ed ha lo sguardo rivolto verso la Vergine.

Agostino, dal volto giovanile e ben curato, indossa i paramenti episcopali e volge lo sguardo verso l'osservatore. Nella mano sinistra regge il bastone pastorale, mentre con la destra impugna un libro. Ai suoi piedi, in segno di umiltà, ha deposto la mitra. Entrambi i santi portano sulla testa il nimbo luminoso che li corona.

 

Jacopo da Bassano

Nacque a Bassano verso il 1515. Suo padre era il pittore Francesco dal Ponte, poi detto il Vecchio, un modesto artista originario di Gallio e capostipite della famiglia. La formazione artistica di Jacopo iniziò nella bottega paterna, per poi proseguire a Venezia, dove si trasferì per apprendere l'arte nella bottega di Bonifacio de' Pitati. Tornato a casa incominciò a lavorare nell'impresa familiare con buoni risultati. Nel 1535 realizzò tre grandi tele per il Palazzo pubblico di Bassano, che raffiguravano Cristo e l'adultera, I tre fanciulli nella fornace ardente e Susanna e i Vecchioni. In queste prime opere Jacopo rivela non solo l'influenza del maestro ma pure un'attenzione allo stile di Tiziano e Lorenzo Lotto. Tra il 1535 e il 1540 si avvicinò alla plasticità figurativa di Pordenone: a questo questo periodo risalgono il Sansone e i filistei (Dresda), e l'Adorazione dei Magi (Burghley House). Probabilmente trascorse quasi tutta la sua vita a Bassano e nel 1541 il consiglio comunale gli concesse l'esenzione dalle tasse. Negli anni quaranta si avvicina alla pittura manieristica, soprattutto a quella di Francesco Salviati. Nel decennio 1540-1550 esegue il Martirio di santa Caterina d'Alessandria (Museo civico di Bassano), la Decollazione del Battista (Copenaghen), l'Andata al Calvario, la Natività (Hampton Court) e il Riposo durante la fuga in Egitto (Milano). Nel 1546 sposò Elisabetta Merzari dalla quale ebbe otto figli.

Morì nella sua città natale nel 1592.