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PITTORI: Bigordi Ridolfo di Domenico

San Sebastiano tra san Girolamo e sant'Agostino

San Sebastiano tra san Girolamo e sant'Agostino

 

 

BIGORDI RODOLFO DI DOMENICO

1500-1524

Pistoia, chiesa di S. Domenico

 

San Sebastiano tra san Girolamo e sant'Agostino

 

 

 

Il dipinto di Ridolfo Bigordi figlio di Domenico il Ghirlandaio che raffigura sanr'Agostino con san Sebastiano e san Gerolamo è conservato a Pistoia, nella chiesa di S. Domenico. Il primo nucleo del convento di S. Domenico risale alla metà del XIII secolo mentre la chiesa è della fine del secolo. Al chiostro grande si unì nel Trecento il portico della Maddalena, e nel Cinquecento un altro chiostro, detto di Fra' Paolino. Il dipinto è stato realizzato con la tecnica della tavola.

Nel quadro Agostino è stato raffigurato sulla destra, come vescovo, di cui porta tutti i simboli che ne definiscono la dignità ecclesiale. Con la mano sinistra regge un sottile e lungo bastone pastorale, in testa porta la mitra, mentre con la destra abbozza una benedizione. Al centro della scena si può notare san Sebastiano legato a un palo che ha subito il martirio: dal suo copro escono molte frecce. A sinistra compare la figura di san Gerolamo, dal viso maturo, con una folta barba sul viso, vestito da cardinale. Agostino è Gerolamo sono due dottori della Chiesa e spesso compaiono associati nella iconografia dei santi.

 

 

Bigordi Rodolfo

Detto del Ghirlandaio, Ridolfo era figlio di Domenico Ghirlandaio e di Costanza di Bartolomeo Nucci. Nato a Firenze nel 1438, alla morte del padre fu preso in casa dallo zio David, che lo avviò alla pittura. Rimase presso la bottega dello zio anche dopo il matrimonio almeno fino al 1511.

Ebbe 15 figli da due mogli, che avviò alla mercatura in Francia e a Ferrara. Amico di Vasari, da quest'ultimo conosciamo molte notizie sulla sua vita: egli testimonia che Bigordi dimostrò subito capacità notevoli, esercitandosi sui cartoni di Michelangelo e di Leonardo in Palazzo Vecchio. Vasari afferma che fece anche "buona pratica nella pittura sotto fra' Bartolomeo di San Marco" e che godette della stima di Raffaello, nel soggiorno fiorentino. Raffaello lo invitò a Roma, ma preferì restare nella bottega dello zio.

La sua prima opera documentata è la pala con la Madonna della Cintola, commissionata dagli operai del duomo di Prato a lui e allo zio David nel 1507 e terminata nella primavera del 1509. Nelle prime opere Bigordi va precisando una decisa inclinazione verso stilemi neoquattrocenteschi, dove però si manifesta l'ascendente di Raffaello, soprattutto nel colore e nella linea che acquista un diverso andamento ritmico rispetto alla forma e al risalto plastico del chiaroscuro. Al 1513 è datata l'Annunciazione a mosaico della lunetta della porta d'accesso al chiostrino dei Voti della SS. Annunziata. Tra il 1512 e il 1513 si collocano opere come il trittico con la Natività e sei santi e il Ritratto di un orefice, forse il capolavoro di Bigordi ritrattista. Nel 1514 lavora agli affreschi della volta della cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, Da questo momento la sua attività diventa sempre più intensa e ha inizio il suo servizio dei Medici come cerimoniere di rappresentazioni teatrali. Nel 1515 è impegnato nella decorazione degli appartamenti papali in S. Maria Novella e nel restauro della cappella di palazzo Medici, in occasione della visita di papa Leone X. Nel 1518 si occupa degli apparati per i festeggiamenti delle nozze di Lorenzo, duca d'Urbino. Non va trascurata la sua attività di affrescatore: i dipinti eseguiti tra il 1515 e il 1516, rivelano una forte adesione ai modi di fra' Bartolomeo e di Raffaello. Nel 1521 eseguì, per Mario di Niccolò Beltramini, la Pietà con i ss. Nicola, Giovanni Battista, Girolamo e Maddalena nella chiesa di S. Agostino a Colle Val d'Elsa. Al 1528 risale una delle sue opere di maggiori dimensioni, la Madonna in trono e santi dipinta per S. Pier Maggiore di Pistoia, oggi in quel Museo Civico. Per gli impegni medicei, sempre più rada divenne l'attività del pittore a partire dalla fine del quarto decennio del secolo, a dire del Vasari per l'aumento dei disagi procuratigli soprattutto dalla gotta. Negli ultimi anni prevalgono le opere di bottega che riflettono l'intervento dei numerosi allievi che la frequentarono (Antonio del Ceraiolo, Perin del Vaga, Bartolomeo Getti, Mariano da Pescia, Carlo Portelli, Nunziato Puccini detto Nunziata, Domenico Puligo, Michele Tosini detto Michele di Ridolfo). L'arte di Bigordi riflette senz'altro alcune tendenze dell'arte fiorentina del primo Cinquecento, ma senza slancio innovativo. L'esempio di Raffaello fu determinante per raggiungere forme più bilanciate e classiche. Egli fu eccellente ritrattista, e come tale raggiunse singolari risultati di penetrante individuazione. Morì a Firenze agli inizi del 1561.