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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Santi BuglioniPITTORI: Santi Buglioni
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: particolare del volto
BUGLIONI SANTI
1540
Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
La formella ellittica in terracotta invetriata che raffigura sant'Agostino proviene dalla bottega dei fiorentini Buglioni, concorrenti artistici dei Dalla Robbia. In particolare l'artista che la realizzò è Santi Buglioni (Firenze, 1494-1576) noto anche come Santi di Michele Viviani. Nella formella Agostino è raffigurato come vescovo e Dottore della Chiesa: con la mano destra impugna il bastone pastorale, mentre con la sinistra regge un libro chiuso. In testa porta la mitra, circondata da un nimbo che ne esprime la santità. Lo sguardo è vivido, di persona matura e dal temperamento forte. Una folta barba riccioluta biforcuta scende dalle sue guance fino a coprire il petto.
La cromia antagonista verde su sfondo azzurro accentua la dinamicità e la forza espressiva del personaggio.
L'opera proviene dal convento fiorentino di sant'Agata e pervenne al Museo del Bargello verso il 1885.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
Santi Buglioni
Santi di Michele nacque a Firenze nel 1494. Assieme allo zio paterno Benedetto lavorò in una bottega di famiglia concorrente con i Della Robbia. Quando Luca Della Robbia il giovane si trasferì in Francia nel 1529, per evitare il contagio della peste, insieme alla seconda moglie Bartolomea di Leonardo Altoviti, i Buglioni furono capaci di continuare la produzione delle ceramiche. secondo Vasari riuscirono nell'impresa perché avevano carpiti i segreti dei Della Robbia nella lavorazione delle terrecotte invetriate grazie a una donna che frequentava la loro casa.
A Santi Buglioni è attribuita la Deposizione che si trova nell'oratorio del Museo di San Francesco a Greve in Chianti. Altre sue opere sono il Ciborio con angeli adoranti e festoni di frutta (chiesa di San Silvestro a Convertoie, ma attualmente nella Chiesa di Santa Croce a Greve in Chianti), il Tabernacolo eucaristico tra i santi Pietro e Paolo (chiesa di San Pietro a Cintoia, attualmente nella chiesa de La Panca). Buglioni realizzò anche il pavimento istoriato della Biblioteca Laurenziana su disegno del Tribolo, con spunti michelangioleschi; e fece i pavimenti di Palazzo Vecchio a Firenze e della grotticina di Madama in Boboli, commissionatagli dalla duchessa Leonora. Al 1520-1530 circa risale il Noli me tangere per il Bargello di Firenze; nel 1531 realizzò la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano per il Santuario di Santa Maria delle Grazie a Stia. Nel 1564, alla morte di Michelangelo Buonarroti, ne riprodusse la testa al naturale. Santi Buglioni, divenuto ormai cieco, morì nel 1576 e trovò sepoltura nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel Libro dei Morti viene citato come Santi di Michele Viviani, cognome col quale saranno conosciuti il figlio e i discendenti, tra cui Vincenzo Viviani, discepolo e biografo di Galileo Galilei.
Diverse sue importanti opere si trovano al Museo del Bargello, nella stessa sala dedicata anche a Giovanni della Robbia, che sviluppò uno stile molto simile.