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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Annibale CaccavelloPITTORI: Annibale Caccavello
Cappella della nobile famiglia Somma
ANNIBALE CACCAVELLO
1557-1566
Napoli, chiesa di San Giovanni a Carbonara, cappella Somma
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Annibale Caccavello, scultore ed architetto, è l'autore di una statua di sant'Agostino all'esterno della cappella sepolcrale di Scipione Somma nella chiesa napoletana di S. Giovanni a Carbonara, dove ritorna al suo ridondante plasticismo. Per questa medesima cappella dei Somma scolpì la parte superiore del rilievo a capo altare con l'Assunta. Annibale nacque a Napoli nel 1515 e vi morì nel 1570.
Cresciuto in una famiglia di artigiani del marmo si appassionò fin da piccolo alla scultura. Accortosi di questa sua predisposizione, suo padre lo inviò a bottega da Giovanni da Nola, di cui ben presto divenne discepolo, assieme a Giovanni Domenico d'Auria.
Questi tre artisti costituirono un sodalizio che ebbe successo, soprattutto dopo la realizzazione del complesso funerario della celebre cappella Caracciolo di Vico nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara. La cappella ospita i sepolcri della famiglia Caracciolo di Vico. In particolare, Annibale Caccavello realizzò per la cappella gentilizia della famiglia Caracciolo le statue di S. Andrea apostolo, di S. Giovanni Battista e di S. Agostino. Al dire di Benedetto Croce, la sua bravura era così eccezionale da renderlo famoso e certamente più apprezzato dei due soci.
Alla morte del maestro Giovanni da Nola, la bottega tra Caccavello e d'Auria non si sciolse, ma conobbe nuova fortuna, tanto da presentarsi come un vero e proprio «predominio nel panorama scultoreo napoletano» del Cinquecento. Una loro brillante realizzazione si può riscoprire nel complesso scultoreo rappresentato dalla Fontana dei Quattro del Molo. In questa occasione i due artisti realizzarono le «statue gigantesche» dedicate ai fiumi Tigri, Eufrate, Gange e Nilo. Caccavello ebbe molti discepoli e realizzò altre importanti sculture e opere architettoniche, come ad esempio i sepolcri di Odet Foix de Lautrec e di Pedro Navarro presenti nella Chiesa di Santa Maria la Nova, la tomba di Porzia Capece Rota nella Basilica di San Domenico Maggiore, l'altare celebrativo (con la statua della Madonna delle Grazie) del vescovo Luca Rainaldi conservato al Museo Campano di Capua, e l'urna di Fabrizio Brancaccio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli.
Negli ultimi anni della sua vita, Caccavello collaborò ancora col Da Nola e con D'Auria nella realizzazione del sepolcro di Don Pedro de Toledo, scolpendo alcune delle Virtù poste sopra il sarcofago. Come architetto eresse e decorò insieme a Giovan Domenico d'Auria la Cappella di Somma nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara.
La costruzione della chiesa di san Giovanni cominciò nel 1339, per iniziativa del patrizio napoletano Gualtiero Galeota, sul luogo dove sorgeva un piccolo convento di agostiniani. All'inizio del quattrocento, per volere del Re Ladislao che desiderava esservi sepolto, si procedette ad un ampliamento che portò alla costruzione di un nuovo chiostro a fianco di quello preesistente e la chiesa fu abbellita con marmi pregiati.
L'Agostino proposto da Caccavello risente molto della iconografia classica che presenta il santo come vescovo e Dottore della Chiesa, arricchito da eleganti vesti, con la mitra in testa e una folta barba che gli copre il viso. La statua è stata inserita in una nicchia a conchiglia di gusto rinascimentale.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6