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Rita da Cascia è accompagnata al monastero dai suoi santi protettori
MAESTRO UMBRO
1580-1590
Cascia, monastero di santa Rita
Rita da Cascia è accompagnata al monastero dai suoi santi protettori
Il quadro è stato realizzato ad olio su tela da un anonimo pittore verso la fine del Cinquecento. L'opera misura 70x37 cm è reca le iscrizioni: "QUA(N)DO MIRACOLASAMENTE FU I(N)TRODOTTA NEL MONASTERO DA S(ANT')AG(OSTI)NO DA S(AN) GIO(VANNI) BATT(IST)A ET DA S(AN) NICOLA DA TOLLE(N)TINO HAVE(N)DOLA LE MONACHE PI(U') VOLTE RIFIUTATA."
Quest'opera dimostra che già nel XVI secolo erano diffusi alcuni quadri devozionali che raffiguravano la beata Rita, talvolta caratterizzati da riquadri che rappresentavano episodi della sua vita.
La scena qui raffigurata descrive un episodio che ormai è entrato nella cultura agiografia della santa e precisamente il miracoloso ingresso in monastero grazie all'intervento dei tre santi protettori Giovanni battista, Agostino e Nicola da Tolentino. Costituisce uno degli undici riquadri sposti attorno alla scena centrale del dipinto dove è raffigurato il momento in cui Rita, in contemplazione del crocifisso, riceve le sacra stigmate. Intorno sono disposte undici tavolette con altrettante scene che descrivono episodi della vita della santa. Nell'episodio narrato il Battista prende per mano Rita e la conduce verso il monastero agostiniano di santa Maria Maddalena. Agostino e Nicola da Tolentino li seguono da vicino sostenendo Rita ancora incerta e forse timorosa per i precedenti rifiuti.
Nicola con la mano destra indica alla santa la direzione da seguire. Sia Agostino che Nicola sono raffigurati con i loro attributi iconografici. Agostino indossa il piviale, porta in testa la mitra e regge il bastone pastorale. L'espressione del suo viso evidenzia un uomo maturo d'età, con una folta barba. Nicola ha un aspetto decisamente giovanile, è vestito con il saio nero dei monaci agostiniani e regge un libro con la mano sinistra. E' caratterizzato dai suoi attributi iconografici, il giglio e il sole raggiato.
Santa Ritaè monaca agostiniana, nativa di Roccaporena (1381), che visse nel monastero di Cascia dove morì nel 1447. Di umilissime origini fu sposata a un uomo brutale contro sua volontà, che riuscì ad ammansire. Alla morte del marito e dei figli entrò fra le agostiniane di Cascia dove condusse una vita in santità. Fu beatificata nel 1627 e canonizzata nel 1900.
La sua agiografia è contrassegnata da alcuni miracoli:
Il miracolo delle api bianche: Rita era nata da pochi giorni quando accadde che le api, che ronzavano vicino al volto della neonata senza pungerla, furono scacciate da un mietitore che stava lavorando in un campo di grano vicino. Proprio la mano dell'uomo, feritasi con la falce, fu guarita dalle api bianche nel momento che vi si posarono sopra.
Il miracolo della vite: Rita era da poco arrivata nel Monastero quando la madre badessa la incaricò di innaffiare ogni giorno una pianta di vite ormai irrimediabilmente secca. Davanti a quello che poteva sembrare un compito assurdo, Rita piegò la testa con umiltà e con obbedienza lo eseguì fino a quando un giorno il tralcio di vite tornò a germogliare.
Il miracolo della spina: C'è qualcosa per cui valga la pena di vivere? La Santa trovò la risposta nella passione di Gesù: da patire, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Per Rita nacque un grande desiderio: soffrire con Gesù crocifisso. Era entrata in Convento già provata dalla vita. Questo nuovo compito le diede nuovo coraggio. Meditare a lungo sulla passione del Signore. Piangere sulle piaghe aperte di Gesù. Era il 18 aprile 1442, venerdì santo, Rita mentre pregava dinanzi ad un Crocifisso affrescato in una parete del Convento. All'improvviso una spina si staccò dalla corona di Gesù e ferì profondamente Rita sulla fronte, dalla parte dell'occhio sinistro. Credette d'essere ferita a morte e cadde riversa per terra. Da quel momento, per quindici anni e fino al giorno della sua morte, la passione di Gesù ebbe anche nelle carni di Rita una dolorosa manifestazione.
Il miracolo avvenuto nel pellegrinaggio a Roma per l'Anno Santo 1450: Si racconta che la Madre badessa e le consorelle di Rita avessero deciso di recarsi a Roma in pellegrinaggio in occasione dell'Anno Santo del 1450. Rita fu inizialmente esclusa per la ferita della spina che ne fiaccava la salute. Ma ancora una volta le sue preghiere furono ascoltate: la ferita si richiuse e Rita fu in grado di partire e visitare così le tombe degli Apostoli, diretti testimoni della vita terrena di Cristo. Si narra che una volta giunte in prossimità di Roma le suore riposassero nella zona di Tor Bella Monaca. Pochi sanno che la borgata romana deve il suo nome alla bella suora che era quel giorno nel gruppo e che si riconosce in Santa Rita.
Il miracolo della rosa e dei fichi: Tornata dal pellegrinaggio romano, sulla fronte di Rita ricomparve la ferita della spina ed una nuova malattia la costrinse a passare gli ultimi quattro anni della sua vita nel letto della sua piccola cella. Era il gennaio del 1457 quando una sua cugina di Roccaporena, come faceva regolarmente, si recò a trovarla. Quel giorno Rita, prima di salutarla, le chiese di portarle una rosa e due fichi dal suo orto. Una richiesta che parve dettata da una mente in preda al delirio a causa del dolore. Ma con grande sorpresa, appena giunta nel piccolo borgo di Roccaporena, sommerso dalla neve, la cugina di Rita trovò realmente una rosa sbocciata e due fichi su un ramo senza foglie. Per Rita quei frutti e quel fiore furono l'ultimo contatto con il luogo dove era nata e dove era vissuta con il marito ed i figli.