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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Anonimo di CentocellePITTORI: Anonimo di Centocelle
Agostino cardioforo
ANONIMO DI CENTOCELLE
secolo XVI
Allumiere (Roma), Museo Civico
Agostino cardioforo
Questo affresco, che attualmente si trova in deposito presso il Museo Civico di Allumiere in provincia di Roma, proviene dall'Eremo di Centocelle o della Trinità. L'opera è stata scoperta sotto uno strato di intonaco nella chiesa dell'Eremo.
Dopo i restauri essa probabilmente verrà ricollocata nel suo luogo originario. Il santo vi è raffigurato in abiti vescovili, con la mitra in testa: nella mano sinistra impugna il bastone pastorale mentre con la destra regge un cuore trafitto, simbolo del suo amore per la Trinità divina. Sotto l'abito appare in tutta la sua evidenza la cocolla nera agostiniana, chiaro riferimento alle origini "agostiniane" dell'Ordine nato nel 1256 che si riallaccia al santo come Padre fondatore.
La tradizione vuole che l'Eremo di Centocelle sia stato il primo convento agostiniano: secondo Enrico di Friemar, Agostino vi risiedette per circa due anni nel 387-388 lasciandovi la sua regola e il suo sistema di vita alla comunità che vi viveva. La testimonianza di Friemar è una delle diverse leggende medioevali sulle origini dell'ordine agostiniano, sorto nel 1256 ma che ha sempre cercato un collegamento diretto con sant'Agostino. L'eremo di Centocelle si trova sui monti della Tolfa vicino a Civitavecchia.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3