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PITTORI: Cesi Bartolomeo

Madonna con Bambino in gloria adorata da san Nicola di Bari, san Domenico, sant'Agostino e san Filippo Benizi

Madonna con Bambino in gloria adorata dai santi Nicola

di Bari, Domenico, Agostino e Filippo Benizi

 

 

CESI BARTOLOMEO

1590-1595

Bologna, Pinacoteca Nazionale

 

Madonna con Bambino in gloria adorata da san Nicola di Bari, san Domenico, sant'Agostino e san Filippo Benizi

 

 

 

Quest'opera di Bartolomeo Cesi si trova alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Vi si trova raffigurata la Vergine con il Bambino in braccio assieme a tre santi. Più precisamente si tratta di una Madonna con Bambino in gloria che viene adorata dai santi Nicola di Bari, Domenico, Agostino e Filippo Benizi. Quest'opera fu eseguita nell'ultimo decennio del Cinquecento, quando lo stile di Cesi si fa più sobrio e attento alle esperienze fiorentine e romane, fino alla adesione allo spirito della controriforma, e a una severa e rigorosa monumentalità.

L'intera impostazione dell'opera è un richiamo alla spiritualità agostiniana e alla sua speciale predilezione per la figura della Vergine Maria. Tutti e tre i personaggi hanno infatti un legame con Agostino, diretto o mediato. Filippo Benizi, o Benizzi fiorentino (1233–1285), che è stato raffigurato destra, fu un religioso e poi sacerdote della Congregazione dei Servi di Maria (OSM), che seguono una regola di vita che si riconduce a quella degli agostiniani. Benizi venne eletto Superiore generale nel 1267 e papa Clemente X lo proclamò santo nel 1671, dopo che papa Innocenzo X lo aveva beatificato nel 1645. Nell'iconografia, il santo viene rappresentato con l'abito di religioso servita e la tiara ai suoi piedi, che simbolizza la sua rinuncia al papato. Altri suoi attributi sono il giglio e il crocifisso; Andrea del Sarto e Cosimo Rosselli rappresentarono gli episodi della vita del Benizi in un ciclo di affreschi in uno dei chiostri della Basilica della Santissima Annunziata di Firenze (chiostrino dei Voti).

San Nicola da Bari, a sinistra, è strettamente legato al primo santo agostiniano, quel san Nicola da Tolentino, i cui genitori si recarono in pellegrinaggio per chiedere il suo aiuto. Al centro troviamo Agostino, presentato come un vescovo, con nella mano destra il bastone pastorale. In segno di umiltà la sua mitra è deposta per terra ai suoi piedi. Con la mani aperte invita lo spettatore a disporsi con attenzione e sensibilità all'incontro spirituale che lo attende ai piedie della Vergine. Il suo viso denota una ferma volontà di adorare la Vergine: il suo aspetto è quello di un uomo ormai anziano, dallo sguardo penetrante, con una folta barba bianca che gli scende sul petto. Fa da sfondo alla scena un panorama quattrocentesco, aperto all'orizzonte e con montagne che si susseguono sul fondo.

I tre santi sono raffigurati in ginocchio nel piano inferiore a quello della Vergine e del Bambino

 

 

Bartolomeo Cesi

Nasce a Bologna nel 1556 stato da una famiglia benestante bolognese e da giovane fece il suo apprendistato sotto la guida di Giovanni Francesco Bezzi detto il Nosadella. Il suo stile si permea della cultura tardo manieristica, di cui abbiamo ampi esempi nelle opere giovanili realizzate alla cappella Vezza alla Basilica di Santo Stefano di Bologna nel 1574 o negli affreschi a sfondo mitologico realizzati presso il palazzo Bocchi. Nella maturità, Cesi si accostò alla corrente toscana, che sapeva esprimere meglio i suoi ideali nel nuovo clima artistico e culturale che si veniva delineando come conseguenza della Controriforma. La sua arte fu certamente influenzata dalla presenza e dai consigli del cardinale Gabriele Paleotti, che scrisse il Discorso intorno alle immagini sacre e profane (1582).

Queste sue nuove tendenze artistiche che cercavano di fondere gli elementi naturalistici con lo spirito devozionale cristiano emersero prepotenti nell'opera che riproduce il san Benedetto che si trova nella chiesa di San Procolo. Il soggiorno romano, che ebbe intorno al 1591, si rivelò produttivo soprattutto per la conoscenza di Scipione Pulzone, che lo arricchì ulteriormente per l'espressività religiosa, dove emergono elementi religiosi malinconici, profonde varietà cromatiche e una notevole severità formale. Al periodo che segue il soggiorno romano risalgono gli affreschi presenti alla Certosa di Maggiano, la pala dell'abside del Duomo di Siena (proveniente dalla stessa Certosa), e gli affreschi nella cappella dei Bulgari bolognese. Verso il 1595 Cesi completò a Bologna il trittico con l'Adorazione dei Magi nella Basilica di San Domenico e la Vergine e Santi. Ultimo, tra le sue grandi opere, va ricordato il coro della Cattedrale di Bologna e la sua cripta che furono impreziositi con l'aiuto di Prospero Fontana. Cesi morì nella città natale di Bologna nel 1629.