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PITTORI: Giovanni Battista d'Angelo

 san Nicola patrono dei naviganti, sant'Agostino e sant'Antonio Abate

San Nicola patrono dei naviganti, con sant'Agostino e sant'Antonio Abate

 

 

GIOVANNI BATTISTA D'ANGELO detto il MORO

1535

Verona, chiesa di San Fermo, altare di S. Nicola

 

 San Nicola patrono dei naviganti, con sant'Agostino e sant'Antonio Abate

 

 

 

La pala che raffigura san Nicola patrono dei naviganti, sant'Agostino e sant'Antonio Abate è un'opera di Giovanni Battista d'Angelo detto il "Moro" ed è conservata all'altare di san Nicola nella chiesa di san Fermo a Verona.

Questa chiesa è stata edificata sulla riva dell'Adige, nello stesso luogo dove nell'anno 304 i santi Fermo e Rustico subirono il martirio. Su quell'area nei secoli V-VI il popolo dei fedeli cristiani costruì una chiesa a loro dedicata, dove nel 755 il Vescovo di Verona Annone ripose le Reliquie dei martiri. Dal 1065 al 1143 i monaci benedettini costruirono due chiese in stile romanico: in quella inferiore vennero conservate le Reliquie dove le aveva poste il vescovo Annone, mentre quella superiore serviva per le celebrazioni con il popolo. Nel 1261 i Francescani sostituirono i benedettini e ricostruirono la chiesa superiore nelle forme attuali, concludendola verso il 1350.

Da allora vennero aggiunti altari, cappelle e monumenti funebri. Nel 1759 le Reliquie dei Martiri furono riposte nell'altare della chiesa superiore per poterle preservare dalle frequenti alluvioni. Nel 1807 i francescani furono costretti a lasciare il Convento mentre la chiesa fu affidata al clero diocesano diventando parrocchiale.

Sopra l'altare si legge la scritta: ARS NAUTERIORUM AERE SUO FIERI IUSIT ANNO SAL. MDXXXV che ricorda sia l'anno di costruzione dello stesso sia i committenti. La struttura del quadro vede san Nicola, assiso su una nuvola in gloria, mentre benedice i fedeli attorniato da angeli.

Al livello inferiore troviamo i santi Agostino, a sinistra, e Antonio abate a destra. Agostino indossa un ricco piviale piuttosto colorato ed ha un aspetto maestoso che ben si addice al suo ruolo di vescovo. In testa porta la mitra, mentre con la sinistra regge il bastone pastorale. Una folta barba nera copre le gote di un viso dall'aspetto ancora giovanile.

Questa monumentale pala detta dei nocchieri per la sua maturità fu forse iniziata dal suocero, il pittore Torbido cui potrebbero spettare gli angeli in alto. Per il resto si rivela opera fondamentale del D'Angelo, che qui esprime un monumentalismo già consapevolmente manierista e mantovano. Il pittore esibisce modi tipologici e cromatici di orientamento bresciano, la più clamorosa risposta veronese alla paletta del Savoldo in S. Maria in Organo del 1533.

 

 

Battista D'Angelo o D'Angolo

Battista Dall'Angolo o ancora Dell'Angolo, è soprannominato il Moro. Nacque a Verona circa il 1514, figlio del pittore Altobello "ab Angulo" o "de l'Angulo" e di una Costanza. Il suo cognome si presenta in varie forme e, più tardi, in documenti riguardanti la discendenza, apparirà talora corrotta in "Agnolo-Angelo", una dizione che fu usata anche da Vasari.

Il soprannome "Moro" gli derivò dal suocero, il pittore Francesco India, detto il Torbido o il Moro, che divenne ben presto cognome per tutta la famiglia, compresa la discendenza del fratello dell'artista.

Probabilmente Battista apprese i primi rudimenti della pittura presso il padre, tuttavia fu fondamentale l'incontro col pittore Torbido, di cui sposerà la figlia Margherita verso il 1534-1535. Si trasferì nella sua casa e ne assunse il soprannome. La collaborazione col più anziano pittore è documentato a partire dal 1537. Troviamo i due pittori insieme, in contrada S. Vitale, nelle anagrafi del 1541, 1545, 1555 e 1557, nonché nell'estimo del 1558.

Nel 1573 Battista si trova a Venezia, dove risulta abitare a S. Maria Formosa: nel documento è ricordata la sua seconda moglie, Lucrezia Altichieri. Secondo le sue disposizioni testamentarie, il primogenito Marco avrebbe dovuto terminare alcune pitture, non altrimenti note, destinate al Friuli e riscuotere il saldo per una "palla di san apostolo". Nel 1574 alcuni atti notarili riguardanti i figli lo indicano già "quondam", ovvero già morto.