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Agostino consegna la regola ai Canonici
ALBRECHT DURER
1500 ca.
Rotterdam, Museum Boymans – van Beuningen
Sant'Agostino consegna la regola ai Canonici
Guazzo su cartone, con le iniziali di Albrecht Dürer sia pure non autografe, che riferibile all'anno 1500 circa. La possibile autenticità si basa sul confronto con il disegno L. 697 conservato all'Albertina di Vienna, che appartiene alla serie di modelli per le vetrate del chiostro di sant'Egidio, commissionate dalle famiglie norimberghesi Tetzel e Pfinzing. I modelli viennesi furono eseguiti certamente nella sua bottega: quegli stessi disegni, sparsi in varie raccolte, sono attribuibili al maestro. Il disegno mostra il santo in cattedra in abiti vescovili mentre sta consegnando probabilmente la Regola ai Canonici regolari che lo circondano: due di essi sono inginocchiati con un libro aperto. Anche gli altri in piedi hanno fra le mani un libro che stanno aprendo o consultando.
ALBRECHT DURER (1471-1528)
Il primo grande artista nordico che seppe cogliere lo spirito del Rinascimento italiano Pittore, grafico, umanista dalle eccezionali doti d'intelletto, Albrecht Durer rivelò una straordinaria versatilità, interessandosi altresì alle scienze matematiche e geografiche, all'architettura, scrivendo trattati di geometria, di prospettiva (1525), di fortificazioni (1527), sulle leggi delle proporzioni, lasciando gran numero di manoscritti riguardanti un trattato teorico sull'arte: in tal modo, egli fu il primo fra gli artisti operosi al Nord delle Alpi che possedesse uno spirito sperimentale analogo a quello degli umanisti italiani. Egli era a contatto coi maggiori artisti europei del tempo, si era scambiato dei disegni con Raffaello, aveva ritratto pittori dei Paesi Bassi, quali Bernaert van Orley e Lucas van Leyden. In patria si era creato una cerchia di amicizie in un ambiente di cultura chiuso agli altri artisti, suoi contemporanei: suo intimo amico era Willibald Pirkheimer, che aveva studiato a Padova; nutrì simpatia per Martin Lutero e conobbe altri importanti esponenti della Riforma. Suo padre proveniva dall'Ungheria e si era stabilito a Norimberga dove svolgeva la sua attività di orafo: Albrecht, il prediletto figlio secondogenito, nacque nel 1471 e, a partir dall'età di undici anni, imparò il mestiere nella sua bottega, rivelando tuttavia una precoce disposizione per il disegno (come dimostra un autori tratto a punta d'argento, eseguito a tredici anni) ; poichè il ragazzo aveva espresso il desiderio di dedicarsi alla pittura, l'anno 1488 gli si concesse di frequentare lo studio del pittore e xilografo norimberghese Michael Wolgemut, uno tra i più stimati artisti tedeschi di quel tempo. Quando ebbe diciannove anni, Durer partì per Colmar, lavorando a giornata, onde incontrarvi Martin Schongauer: ma quando, sul finire dell'anno 1491, egli raggiunse la città alsaziana, il maestro di Colmar era già morto. Durer si recò allora a Basilea, dove eseguì xilografie, e quindi a Strasburgo. Tornato a Norimberga nel 1494, si sposò e dall'autunno di quell'anno sino alla successiva prima- vera si recò una prima volta in Italia, fermandosi a Padova e Venezia. Vi ritornò soltanto dieci anni più tardi e allora - artista già noto - vi si trattenne due anni, restando quasi sempre a Venezia. Rientrato infine a Norimberga, dal 1507 al '12, egli si dedicò principalmente alla pittura, sin quando (1512) Massimiliano I, l'Imperatore, non lo nominò pittore di corte, commettendogli, insieme ad altri artisti, i disegni di grandi incisioni raffiguranti archi trionfali e cortei.
Morto Massimiliano (1519), l'anno dopo Durer partì con la moglie per i Paesi Bassi e a Malines riottenne, dal nuovo imperatore Carlo V, l'incarico di pittore di corte. Questo viaggio, ch'egli annotò giorno per giorno nel suo diario con schizzi e appunti, fu per lui davvero trionfale, in quanto, visitando molte città, fra le quali Gand, Bruges e Bruxelles, vi incontrò i maggiori artisti dell'epoca e i più grandi uomini di cultura, fra i quali Erasmo da Rotterdam. Purtroppo una visita compiuta nello Zeeland, allo scopo di prendere schizzi di una balena gettata sulla spiaggia, gli fu fatale; in quella zona paludosa contrasse febbri che non lo lasciarono più e, quantunque egli, ritornato a Norimberga, continuasse a lavorare con immutato ardore, lo condussero a morte l'anno 1528. La svolta in lui determinatasi dopo l'incontro diretto col Rinascimento italiano, non apparve subito evidente, poichè, ritornato dall'Italia, Durer continuò per qualche tempo a dedicarsi alle incisioni su rame e alla xilografia, realizzando fra l'altro, in tale tecnica, uno dei suoi capolavori con la serie dell'Apocalisse, condotta a termine nel 1498.
Un identico spirito ritroviamo nella Piccola Passione e nella Vita di Maria, legate piuttosto alle tradizioni tardogotiche che non a quelle rinascimentali; anzi, sembra che in tali incisioni Durer abbia piuttosto penetrato l'anima dell'arte di Schongauer quasi a preparare l'apoteosi dell'arte medioevale tedesca. Nelle singole incisioni e nelle xilografie, è tuttavia chiara l'intenzione di voler rivaleggiare col Bellini, col Mantegna, col Pollaiolo sul loro stesso terreno; il che gli derivò forse dalla maestria degli artisti italiani nella rappresentazione del nudo. Le sue prime lastre su rame - Uomini al bagno, S. Sebastiano, La gelosia - rivelano la fatica ch'egli affrontò per risolvere problemi formali a lui non ancora consentanei: il migliore di questi suoi tentativi è l'Adamo ed Eva del 1504. Durante il periodo 1512-20, dedicato soprattutto alle incisioni, Durer produsse i suoi capolavori con Il cavaliere, la morte e il diavolo (1513), S. Girolamo nella sua cella (1514) e La malinconia (1514), nonchè con La Vergine e il Bambino e con le xilografie per l'Imperatore Massimiliano. Come pittore, Durer non fu altrettanto fecondo: un suo primo periodo, tra il 1490 e il 1507, è caratterizzato da una serie di ritratti e da non più d'un paio di quadri religiosi. Solo dopo il 1507, al ritorno dal secondo viaggio in Italia, si ha l'idea della profonda assimilazione, da parte dell'artista, dello spirito rinascimentale con dipinti quali Adamo ed Eva (1507) e l'Adorazione della Ss. ma Trinità (1511).
Al suo ultimo periodo - posteriore al 1520 - appartengono i ritratti migliori. Dopo il suo ritorno dai viaggi all'estero (1521), nonostante la sua salute oramai malferma, sembra che Durer avesse in animo di compiere molti quadri di soggetto religioso: di essi, però, ci sono, per la maggior parte, giunti soltanto i disegni e l'ultimo dipinto ch'egli realizzò - il monumentale complesso dei Quattro Apostoli del 1526-fu da lui eseguito senza averne ricevuto la commissione e donato alla sua città natale, Norimberga. Qui appare un'influenza del Giambellino in aggiunta alle consuete qualità dureriane. Sono invece pervenuti sino a noi molti disegni, fra i quali studi di mani, di panneggi, di vesti, ritratti e disegni con la Vergine e il Bambino colti con intimismo domestico, oltre a deliziosi acquarelli con fiori, animali e paesaggi.