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SCULTORI: Alessandro Fancelli

Agostino Dottore della Chiesa a Granada, Cattedrale, Cappella Reale

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

ALESSANDRO FANCELLI

1514-1518

Granada, Cattedrale, Cappella Reale

 

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa scultura fu realizzata da Alessandro Fancelli verso il 1515 per il Mausoleo dei Re Cattolici che si trova nella Cappella Reale della Cattedrale di Granada.

La Cappella Reale, adiacente alla Cattedrale, costituisce il più importante edificio cristiano di Granada e fu commissionata dai re cattolici Isabella e Ferdinando che la vollero come loro mausoleo. La cappella venne costruita in stile gotico isabelliano, all'interno le spoglie dei sovrani riposano in semplici bare di piombo nella cripta, ed il presbiterio è chiuso da una parete divisoria dorata opera di Bartolomè de Jaén. Oltre a Ferdinando ed Isabella qui riposano: Felipe El Hermoso, Filippo il Bello, Juana la Loca, Giovanna la Pazza moglie di Filippo il Bello, e Miguel, il nipote più anziano di Isabella e Ferdinando.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Alessandro Fancelli

(Settignano, 1469 - Saragozza, 1519)

Scultore italiano, attivo in Spagna, che discendeva da una famiglia di artisti. Fu istruito nella lavorazione del marmo da un maestro fiorentino non identificato. Nel 1508 il suo nome viene registrato per l'acquisto di marmo di Carrara, forse per la tomba del cardinale di Spagna, Diego Hurtado de Mendoza, arcivescovo di Siviglia, morto nel 1502, su commissione del defunto fratello Pez de Mendoza, conte di Tendilla. Costui ebbe una notevole influenza nella introduzione del Rinascimento in Spagna e fu tra l'altro ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede. La tomba fu eseguita a Genova nel 1509 e Fancelli si recò in Spagna per controllare la sua installazione nella Capilla de la Antigua, nel transetto sud della cattedrale di Siviglia. La struttura fu progettata in forma di un arco fissato contro il muro e nicchie decorate con statue di piccole dimensioni. La parte anteriore era decorata con ghirlande e la base con bassa bassorilievi. Da Siviglia, dove il capitolo della cattedrale cercò di trattenerlo, Fancelli si trasferì a Granada per soddisfare le richieste del Tendilla che voleva costruire la tomba del Principe Giovanni (1478-97), figlio del Re Cattolico Ferdinando II, re di Aragona, e Isabella, la regina di Castiglia e Leon. Nel 1512 Fancelli tornò a Carrara per l'acquisto dei materiali.