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PITTORI: MAESTRO DI SANTA MONICA

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI SANTA MONICA

1550-1599

Firenze, ex chiesa di S. Monica

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Nel Quattrocento, nell'attuale via di Santa Monaca a Firenze, Baldassarre Bonsi possedeva un edificio chiamato l'Albergaccio che nel 1442 fu trasformato in un convento da Ubertino de Bardi a favore delle monache agostiniane, provenienti da Castiglion Fiorentino, dette popolarmente di Santa Monaca. Costoro avevano dovuto rifugiarsi in Firenze, durante la guerra tra le milizie fiorentine, comandate da Baldaccio d'Anghiari e da Neri Capponi e quelle di Milano, condotte da Piccinino. Il convento fu donato da Ubertino de' Bardi perché egli attribuiva alle preghiere di suor Jacopa dei Gamberini, Superiora di quelle monache, il fatto di aver avuto figlioli dalla propria moglie. Nel 1447 iniziò la costruzione della chiesa, sotto il patrocinio dalla famiglia Capponi, il cui stemma compare nella semplice facciata con portale quattrocentesco.

Questo convento fu attivo fino all'editto di Saint Cloud del 1808, dopodichè l'edificio passò, nel 1814, all'Educatorio della Dottrina Cristiana.

In tale occasione fu aperto il primo asilo d'infanzia di Firenze con il nome di "asilo di carità". Compito dell'Educatorio era dare l'istruzione religiosa ai giovani del rione. Attualmente l'edificio è adibito ad Ostello della Gioventù.

Nel XVI secolo l'edificio fu ristrutturato e in particolare venne rifatto l'altare con la pala della Deposizione di Giovanni Maria Butteri del 1583 e il coro dove sedevano le monache. Sulle pareti laterali dell'altare vennero dipinti due grandi affreschi che riproducono santa Monica e sant'Agostino. Quest'ultimo è stato raffigurato come vescovo con tutti i suoi attributi episcopali. In mano regge un libro aperto. Sul petto una folta barba scende sulla nera tonaca dei frati agostiniani che è ben visibile sopra l'abito episcopale. Si tratta di un particolare assai diffuso nella iconografia agostiniana voluto per ricordare la diretta discendenza degli agostiniani dalla regola del santo vescovo di Ippona.