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PITTORI: Galberio Giuseppe

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GALBERIO GIUSEPPE

1583

Milano, chiesa S. Maria della Passione

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Gli affreschi di Galberio, eseguiti alla fine del Cinquecento con delicati toni di grigio e oro, ricoprono la volta a botte della chiesa milanese di santa Maria della Passione. Sui pilastri della navata vanno segnalate le tele ottagonali attribuite a Daniele Crespi e alla sua scuola, raffiguranti a mezza figura santi e personaggi celebri dell'Ordine Lateranense, un tempo nel refettorio del convento.

Agostino è raffigurato in un medaglione ottagonale nelle sue vesti episcopali con la mitra in testa mentre sta leggendo un grande libro disteso fra le sue braccia.

La chiesa di santa Maria della Passione deriva dalla non lontana comunità agostiniana lateranense, che aveva sede in Santa Maria la Rossa di Crescenzago. E' la prima filiazione in ordine di tempo che la "Congregazione di Santa Maria di Crescenzago" ha originato, con l'attiguo Monastero dei Lateranensi, oggi Conservatorio di Musica. La costruzione fu voluta soprattutto da Daniele Birago, consigliere di Gian Galeazzo Sforza e poi vescovo di Mitilene, che incarica con atto notarile già nel 1485 i Canonici Lateranensi di costruire la chiesa e il monastero in un'area dove c'era già una cappella con la Madonna della Passione. Il primo progetto della chiesa è opera di Giovanni Battagio. I lavori della tribuna terminano intorno al 1490, anno in cui si insedieranno i Canonici, che lasciano la vecchia chiesa e il monastero di S. Barnaba.

 

 

Galberio Giuseppe

Giuseppe Galberio è un artista poco documentato anche rispetto al collega ben più noto Gabriele Bossi. Torre nel 1674 lo definisce "Bresciano valoroso pittore" e ne descrive la decorazione ad affresco sulla facciata di una casa in zona Porta Romana, nei pressi del monastero del Lentasio. Tali pitture celebravano Carlo V e sei dei suoi comandanti "in sette campi tra le finestre rappresentati a tempra più grande del naturale". Insieme all'imperatore ad essere raffigurati erano "Alfonso e Ferdinando d'Avalos, Ferdinando marchese di Pescara, Ferdinando Gonzaga, Gian Giacomo Medici e Prospero Colonna”. Così Torre loda la decorazione: "mirate come questo pittore va sotto gli sembianti di cadauno scherzando con varii fanciulleschi intrecci; sostenendo le insegne delle loro Famiglie; quegli dell'effigie di Carlo gareggiano con una gran mappa con medicee palle, o com Canne nascenti dal fiume Mincio, o con Colonne; come voi potete osservare, bizzarrie veramente d'ingegnoso Pittore, oltre a certe battaglie di chiaroscuro ben disegnate e ben'intese".

L'8 novembre 1570 la Confraternita di Sant’Aquilino stipula un nuovo contratto per la decorazione della volta in san Lorenzo a Milano, contenente precise indicazioni sulle modifiche da eseguirsi: incaricati dell'impresa sono Gabriele Bossi e il pittore Giuseppe Galberio, che mantengono l'impianto della precedente decorazione e riutilizzano le figure in stucco nei peducci, affrescando gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa d’Occidente all’interno degli spicchi rimasti vuoti. Nella decorazione pittorica non dimostrano particolare originalità compositiva e figurativa: appaiono piuttosto abili decoratori, in ritardo rispetto alle innovazioni manieriste e dipendenti dai repertori figurativi che circolavano attraverso le stampe, in particolare raffaelleschi. Il 2 gennaio 1583 l’abate Clemente Dugnano commissionò a Galberio la decorazione delle tre navate e della cupola della chiesa milanese di Santa Maria della Passione. Il risultato è un tripudio di colonne, cornici, fregi, pilastri, architravi dipinti: lungo la volta della navata centrale, all’interno di finti medaglioni, si riconoscono i quattro Evangelisti, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino, mentre nei pennacchi delle arcate del tiburio trovano posto Sibille e Profeti. Probabilmente è lui il pittore “Giuseppe Alberio” nominato negli Annali della Veneranda Fabbrica del Duomo, per la quale risulta attivo tra il 1589 e il 1603: nel 1589 realizza due grandi disegni come modello per la tappezzeria del coro, mentre nel 1599 esegue i dipinti sull’arco trionfale eretto per la venuta dell’arciduca d’Austria e dell’infante Isabella. Nel 1602 realizza i gonfaloni di San Nicola e dell’Assunzione della Beata Vergine per le offerte di Porta Vercellina, mentre nel 1603 quelli per le parrocchie di San Damiano e Sant’Alessandro in Zebedia.