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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Francesco da GattinaraPITTORI: Francesco da Gattinara
Sant'Agostino Dottore della Chiesa
FRANCESCO DA GATTINARA
1540-1544
Castelseprio, Antiquarium
Sant'Agostino Dottore della Chiesa
L'affresco di Francesco da Gattinara, che raffigura sant'Agostino Dottore della Chiesa, è conservato nell'odierno antiquariunm di Castelseprio, un edificio che fu un piccolo convento francescano tardo-trecentesco. Il convento si sviluppava su due piani lungo il fianco orientale e la chiesa chiudeva il romitorio. L'edificio venne alzato su preesistenze risalenti all'alto medioevo. Nell'abside della chiesa conventuale si conservano ancora pregevoli affreschi di grande interesse iconografico visibili nel sottarco, sulla volta e sulla parete di fondo.
Al di sotto alla scena centrale l'artista ha dipinto l'iscrizione EN PRO TE QUANTA PASSUS SUM AC [...] (Ecco quanto ho sofferto per te...) e la firma FRANCE DE GATTINARIA PINGEBAT. Sotto l'arco di accesso alla cappella si possono osservare le figure ormai poco visibili di santi con al centro il monogramma di Gesù (IHS), simbolo di san Bernardino, il grande predicatore francescano attivo nella prima metà del Quattrocento. La volta è ornata da quattro oculi con i Dottori della Chiesa e cioè i santi Agostino, Gerolamo (a destra nella figura), Gregorio Magno (proprio sopra la scena della croce) e Ambrogio (quest'ultimo non più leggibile). La parete di fondo mostra al centro la figura di Gesù Cristo risorto, con le stigmate e la ferita del costato, affiancato dalla Vergine e da san Giovanni Evangelista.
Le tre figure risaltano sulla parete dipinta, candida, ornata da una sorta di velo ora poco leggibile e da due pilastri ai lati della parte centrale. Dietro l'imponente figura del Cristo si trova la Croce ormai vuota, simbolo di morte e di Resurrezione, affiancata in alto da due gruppi di Angeli in adorazione.
Raffigurando Gesù, Giovanni Evangelista e Maria, il pittore visualizza ai fedeli la passione, la morte di Cristo e l'annuncio della sua Resurrezione, tema caro alla predicazione dei frati francescani. Il Cristo è affiancato, in modo piuttosto inconsueto, dalle due figure presenti nelle scene di Crocefissione, Maria e Giovanni. Mostrando il luminoso corpo del risorto, essi si propongono come ponte tra i fedeli e il Cristo vincitore della morte. Questo ruolo di mediatori era loro riservato soprattutto nelle Lamentationes e nelle Laudi composte a partire dal XII secolo, testi di devozione alquanto apprezzati dall'ordine francescano.
Il ciclo affrescato porta la firma ben leggibile di Francesco da Gattinara e rappresenta una rara testimonianza in Lombardia della attività di questo artista. Egli appartiene alla scuola pittorica vercellese che venne profondamente influenzata dall'arte di Gaudenzio Ferrari, giunto a Vercelli verso il 1530. Francesco da Gattinara è senz'altro un pittore minore, ben riconoscibile per le sue figure statiche e corpose, le mani molto grandi, i volti caratterizzati da lineamenti forti, irregolari, talvolta sgraziati. Gli studi della critica hanno portato ad una possibile identificazione del pittore con Francesco Cugiano da Gattinara, di cui si conoscono diversi affreschi e tavole, tutte firmate dall'artista. La sua prima opera conosciuta reca l'iscrizione Francis(cus) de Qugiano pinsit e la data 1532: si tratta di un affresco con Madonna e Bambino nella chiesa di Santa Maria di Naula a Piane Sesia. Nel 1542 firma col nome di Francesco da Gattinara una tavola con la Madonna delle Grazie conservata nella parrocchiale di Tavigliano (Vercelli). Il suo nome compare ancora in un'opera a quattro mani, che inserisce l'attività artistica del Cugiano nell'ambito della bottega vercellese dei Giovenone. La tavola col Martirio di sant'Agata che si trova nella chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Trivero riporta infatti l'iscrizione Franciscus de Gatinarie et Jo. Baptista de Juvenonis vercellensis hoc pinxerunt in societate. L'opera è datata 1546. Tenendo presente che verso il 1544 Cugiano si trasferì a Chieri, come si evince dalla sua firma su un ciclo di affreschi sulla facciata della casa delle Meridiane a Carmagnola datati 1557, sembra ragionevole credere che gli affreschi di Castel Seprio siano da collocare entro il 1544.