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PITTORI: Giovanni Maria da Treviso

Sant'Agostino consegna la Regola al suo Ordine

Sant'Agostino consegna la Regola al suo Ordine

 

 

GIOVANNI MARIA DA TREVISO

1500-1550

Siracusa, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo

 

Sant'Agostino consegna la Regola al suo Ordine

 

 

 

Il dipinto raffigura sant'Agostino che consegna la sua Regola ai monaci e alle monache che costituiranno il suo Ordine, rifondato d'autorità dal papato nel 1256. Realizzato con la tecnica della pittura su tavola, l'opera è stata variamente attribuita ad un anonimo pittore siciliano cinquecentesco o a Giovanni Maria da Treviso noto con lo pseudonimo di Trevisano. La tavola è conservata a Siracusa presso la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo.

Il santo è raffigurato al centro della tavola attorniato da monaci e monache che rivolgono lo sguardo verso di lui come al fondatore.

Questo particolare è accentuato dal simbolismo che traspare dall'opera dove Agostino, sotto il piviale episcopale ostenta di indossare la nera tunica dei monaci agostiniani.

Inoltre è ben visibile la cintura che contraddistingue l'abito degli agostiniani in ricordo di un episodio leggendario che coinvolge Monica, Agostino e la Vergine.

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ulimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

La grande diffusione della Regola di Agostino come norma di vita monacale ricominciò nel secolo XI, soprattutto dopo che venne adottata dalle comunità dei Canonici Regolari prima in Francia e poi negli altri Stati europei. Quando si parla di Regola agostiniana nelle comunità canonicali, ci si riferisce sia alla Regula tertia o Praeceptum, che alla Regula secunda o Ordo monasterii.

 

 

Giovanni Maria da Treviso

Giovanni Maria Trevisano, di probabili origini venete, fu un pittore che lavorò soprattutto in Sicilia dove fu allievo e collaboratore di Antonello da Messina. La figura di quest'ultimo pittore giganteggia nel panorama culturale del primo Rinascimento in Sicilia grazie soprattutto alla sua complessa formazione maturata nei suoi soggiorni a Napoli, Venezia e nelle Fiandre. Dal 1476, data del suo ritorno in patria, la sua opera costituisce il primo affermarsi nell'isola della pittura rinascimentale. Tra i suoi allievi e seguaci diretti e indiretti troviamo Alessandro Padovano, Giovanni Maria Trevisano, Giovannello da Itala, Marco Costanzo, Antonino Giuffré, Alfonso Franco, Francesco Pagano, alcuni dei quali furono attivi anche in Veneto. Nessuno di loro divenne un grande artista, ma la loro produzione, che comprendeva anche copie di Antonello, si diffuse in Sicilia e Calabria.