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PITTORI: Granacci Francesco

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

GRANACCI FRANCESCO

1500-1530

Ginevra, Musée d'Art et d'Histoire

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

La tavola di Granacci si trova a Ginevra e misura cm 38 in altezza e 27,9 in larghezza. In precedenza l'opera era conservata sempre a Ginevra presso la Collezione Fol.

Il soggetto è sant'Agostino che porta in mano un cuore fiammante. Si tratta di un'immagine iconografica che ha avuto molta fortuna nell'identificare il santo vescovo di Ippona. Agostino è vestito da vescovo, con la mitra in testa e un nimbo che gli avvolge il capo. Con la mano sinistra regge un elegante bastone pastorale, mentre con la destra impugna un cuore che arde producendo fiamme. Il santo è sa solo davanti a una specie di porta dalla semplice architettura.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Francesco Granacci

Nato a Villamagna di Volterra nel 1469, frequentò la bottega di Domenico Ghirlandaio, dove lavorava anche Michelangelo, che diventò suo amico. Con lui venne scelto per frequentare la scuola di Lorenzo il Magnifico nel Giardino di san Marco a Firenze. Rimase sostanzialmente fedele allo stile quattrocentesco e la persistenza di certi stilemi nei dettagli e nelle composizione rendono incerta la datazione delle sue opere. Fortunatamente ci viene in soccorso l'elenco che redasse vasari per la sua biografia nelle Vite de' Pittori.

Le opere giovanili risentono dell'influsso di Filippino Lippi, dotate di una vivace vena narrativa e forse eseguite per una committenza privata fiorentina. Nel 1508 si trasferì a Roma, dove aiutò Michelangelo a trasferire i segni dei cartoni sulla volta della Cappella Sistina. Ritornato a Firenze, dipinse una Madonna con Bambino fra i Santi Francesco e Gerolamo per il convento degli Agostiniani di San Gallo e la Madonna della Cintola per la Compagnia di San Benedetto Bigi. Granacci raggiunse la piena maturità verso il 1519, con il superamento degli stilemi quattrocenteschi verso un senso più complesso e moderno dello spazio compositivo. Le opere di questo periodo rivelano anche influenze di Fra Bartolomeo e di Pietro Perugino. Il manierismo che si andava imponendo lo conduce infine a soluzioni originali, anche se nelle opere di grande formato predilige uno stile classicheggiante. Muore a Firenze nel 1543 e viene sepolto nella chiesa di sant'Ambrogio.