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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Mocetto Girolamo e Gian Antonio Licinio da LodiPITTORI: Mocetto Girolamo e Gian Antonio Licinio da Lodi
Agostino vescovo
MOCETTO GIROLAMO e GIAN ANTONIO LICINIO
1500-1520
Venezia, SS. Giovanni e Paolo
Sant'Agostino Padre della Chiesa Latina
Agostino è qui raffigurato come vescovo e Padre della Chiesa latina. Fa parte di un medaglione della splendida vetrata che si trova nella chiesa dei Dogi a Venezia: SS. Giovanni e Paolo. Si tratta forse dell'opera più bella uscita dalle fornaci di Murano, compiuta quasi certamente dal grande maestro vetraio Gian Antonio Licinio da Lodi, su cartoni attribuiti a Bartolomeo Vivarini, a Cima da Conegliano e a Girolamo Mocetto (morto nel 1531) per la parte inferiore, dove si trova questo S. Agostino. Il santo è presentato con i suoi tipici attributi: la mitra in testa, il bastone, un libro in mano. Il viso è di un uomo anziano, con la folta barba, dal temperamento forte e sereno.
Mocetto fu incisore, pittore e disegnatore di vetrate. Era nato in una famiglia di pittori di vetro e, sebbene non vi sia alcuna prova documentale che ha lavorato fuori di Venezia, i suoi primi dipinti e incisioni mostrano l'influenza di Domenico Morone e di Mantegna e del suo circolo. Ciò fa pensare che la formazione Mocetto non può essere stata esclusivamente veneta. La sua evoluzione artistica si vede chiaramente dal confronto tra i primi lavori (ad esempio una serie di tre incisioni della battaglia tra Israele e gli Amaleciti, o il dipinto della Battaglia) e le opere di pochi anni più tardi, come ad esempio i due piccoli dipinti della Strage degli Innocenti e le incisioni di sacrifici pagani, la metamorfosi di Amymone e la Calunnia, tutti databili al 1500 circa. Nelle opere più tarde, interi brani o motivi vengono copiati o adattato da disegni e incisioni di Mantegna. Mocetto può aver avuto un contatto diretto con la corte di Mantova; due incisioni risalenti ai primi anni del Cinquecento, il san Giovanni Battista e Giuditta con la testa di Oloferne, hanno entrambi una stretta somiglianza con il lavoro contemporaneo di Giulio Campagnola, che si trovava a Mantova nel 1499.
Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6