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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Bernardino di MariottoPITTORI: Bernardino di Mariotto
Trinità tra sant'Agostino e san Giacomo maggiore
BERNARDINO DI MARIOTTO
1509
Budapest, Szépmuvészeti Mùzeum
Trinità tra Sant'Agostino e San Giacomo Maggiore
Questa pala d'altare è attribuita al pittore perugino Bernardino di Mariotto della cui attività si hanno notizie nel periodo che va dal 1498 al 1566.
Nel primo Ottocento questa tavola entrò a far parte della collezione del vescovo Ranghiasci e, alla sua morte, delle più vaste raccolte di famiglia. Nel 1882 venne messa all'asta, ma rimase probabilmente invenduta e venne acquistata solo verso il 1890 da Costantini.
L'opera ha per soggetto la Trinità tra sant'Agostino e san Giacomo maggiore. Agostino è raffigurato a sinistra come vescovo con un libro aperto fra le mani che sta consultando sotto la croce cui è appeso Cristo sorretto dal Padre.
La datazione viene riferita all'anno 1509, mentre la tecnica di realizzazione è a tempera su tavola le cui misure sono, in altezza 12 cm e in larghezza 87.
Attualmente l'opera è conservata a Budapest allo Szépmuvészeti Mùzeum.
[...] Inoltre, partendo dalla creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l'intelligenza, per quanto era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio, per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria, intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre potenze, in virtù di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la memoria, la contempla con l'intelligenza, l'abbraccia con l'amore, certamente vi scopre l'immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa tenue somiglianza.
AGOSTINO, De Trinitate, XV, 39
Giacomo di Zebedeo, detto anche Giacomo il Maggiore, san Jacopo o Iacopo, per distinguerlo dall'omonimo apostolo Giacomo di Alfeo detto il Minore, era un figlio di Zebedeo e Maria Sàlome e fratello dall'apostolo Giovanni Evangelista. Nacque a Betsàida e fu uno dei dodici apostoli di Gesù. Secondo i vangeli sinottici Giacomo e Giovanni erano assieme al padre sulla riva del lago quando Gesù li chiamò per seguirlo.
Fu presente ai principali miracoli del Signore (Mc 5, 37), alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Mt 17, 1) e al Getsemani alla vigilia della Passione. Pronto e impetuoso di carattere, come il fratello, con lui viene soprannominato da Gesù «Boànerghes» (figli del tuono) (Mc 3, 17; Lc 9, 52-56). Primo tra gli apostoli, fu martirizzato con la decapitazione in Gerusalemme verso l'anno 43/44 per ordine di Erode Agrippa I.
L'ultima notizia del Nuovo Testamento su Giacomo il Maggiore è il suo martirio.