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Polittico di san Giacomo con sant'Agostino vescovo
GIROLAMO NARDINI
1500 ca.
Pergola, chiesa di S. Giacomo
Polittico di san Giacomo con sant'Agostino vescovo
Dopo quasi 200 anni, finalmente quest'opera, olio su tela a cinque scomparti, è stata ricomposta nel Museo di Pergola dopo essere stata divisa nel 1811 dai commissari napoleonici, che lasciarono nella locale chiesa di san Giacomo la cornice e i dipinti delle lunette, ma portarono via le cinque tavole a Milano e le depositarono nella pinacoteca annessa all'Accademia di Brera.
Attribuito alla mano di Girolamo Nardini (Sant'Angelo in Vado, 1460 ca. - 1538), largo 275 cm e alto 240, il polittico raffigura al centro la Madonna col Bambino, sul lato sinistro San Giacomo Maggiore e Santa Monica (o Santa Gertrude), sul lato destro Sant'Agostino e San Tommaso. La Chiesa di San Giacomo (sec. XIII-XVIII) è attigua all'ex Convento delle Agostiniane.
La cornice e le lunette superiori provengono dalla chiesa di San Giacomo a Pergola.
Il polittico, diviso in cinque scomparti sormontati da un ugual numero di lunette, proviene dall'altare maggiore della chiesa dell'ex convento agostiniano di San Giacomo.
Nel 2004, in occasione della mostra temporanea Tardo gotico e Rinascimento a Pergola, un prestito concesso dalla galleria milanese ha permesso di ricostituire l'opera originaria, che da quel momento è rimasta esposta a Pergola. Il polittico, datato tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, riconduce a modi artistici tipici della pittura umbra del Quattrocento. L'opera è stata attribuita a un artista marchigiano legato probabilmente alla cerchia dei fratelli Nardini, se non direttamente a Girolamo Nardini, pittore originario di Sant'Angelo in Vado. Nella tavola centrale, di larghezza maggiore (145 x 55 cm) rispetto alle altre (145 x 42 cm) è raffigurata la Madonna adorante il Bambino: la Vergine, il cui capo è coperto da un velo bianco, è vestita con un abito rosso e avvolta in un manto blu.
Il Bambino, deposto sul grembo della Vergine, indossa una collana e un braccialetto di corallo rosso, di valenza apotropaica, e tiene tra le mani un frutto, forse una melagrana, simbolo della sua futura Passione e della sua funzione di Redentore. Nei due pannelli laterali a sinistra sono rappresentati san Giacomo Maggiore apostolo, cui è dedicata la chiesa, caratterizzato dal bastone da pellegrino e da un grande cappello che pende sulle sue spalle, e santa Monica. Nei due pannelli a destra troviamo suo figlio, il vescovo Agostino, fondatore dell'ordine, che indossa sotto il piviale la tonaca nera degli agostiniani. Al suo fianco è ritto in piedi san Tommaso apostolo, considerato il protettore degli architetti e riconoscibile dalla squadra tenuta nella mano sinistra, che ricorda l'incarico ricevuto dal re delle Indie di costruire un “palazzo celeste”.
Differentemente dalle tavole dipinte su un fondo oro decorato con tendaggi verticali, le lunette presentano uno sfondo celeste. Al centro, in alto, si trova l'immagine di Dio Padre benedicente circondato da un alone triangolare simbolo della Trinità. Più sotto si trova l'immagine di Cristo risorto, che risorge dal sarcofago, e che separa la scena dell'Annunciazione con l'angelo annunciante a sinistra e la Madonna a destra. Le lunette alle estremità presentano due figure a protezione di tutta la comunità cittadina, san Secondo e san Sebastiano. Il primo regge nel palmo della mano il modellino della città e regge con la mano sinistra un vessillo con i colli di Pergola stilizzati. Il secondo, invocato contro la peste o le calamità in generale, è raffigurato con gli attributi della freccia e dell'arco, che ricordano il suo martirio.
La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.
Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.
Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)