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PITTORI: Maestro di Orvieto

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO DI ORVIETO

1580-1590

Orvieto, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Durante i restauri della chiesa di sant'Agostino ad Orvieto sono stati rinvenuti due affreschi che appartenevano probabilmente ad un interessante ciclo di affreschi risalente al tardo Cinquecento, che decorava la parete di fondo dell'abside. Si sono salvate due lunette che raffigurano due episodi leggendari legati alla figura di Sant'Agostino. Il primo illustra l'episodio dell'incontro in riva al mare di Agostino con un bambino che versa dell'acqua in una buca e il secondo presente l'apparizione del Cristo pellegrino al santo.

Nella scena di sinistra due sono i personaggi: Agostino e il bambino. Il santo indossa la tonaca nera dei monaci agostiniani, un particolare che non è presente nei dipinti o miniature quattrocentesche (a eccezione di Benozzo Gozzoli) e che compare solo nelle raffigurazioni di inizio Seicento come nei casi di Tarquinia, di Gennari, di Ciocchi, di Fiammenghino o di Lanfranco. Le raffigurazioni precedenti per lo più presentano Agostino nella sua dignità episcopale. Il santo è ritto in piedi e si rivolge al Bambino che sta davanti a lui. Con un gesto della mano destra sembra volergli indicare qualcosa. Il bambino, con una strana aureola in testa, è seduto, completamente ignudo e sta versando dell'acqua in una pozza usando una conchiglia. Con la mano destra alzata, a sua volta, sembra voler dire qualcosa ad Agostino.

Alla loro spalle l'orizzonte propone una ampia insenatura del mare con boschi e un monte che si staglia lontano. La scena ispira una ieratica tranquillità.

Il dipinto ricorda il leggendario episodio nel corso del quale Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno lungo una spiaggia incontrò un bambino-angelo prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

 

La chiesa orvietana di sant'Agostino è stata realizzata in stile gotico. Fu edificata verso il 1264 dai frati agostiniani sull'area della preesistente chiesa di Santa Lucia, che fu ceduta dai Premonstratensi dell'Abbazia dei Santi Severo e Martirio. Recentemente la chiesa è stata utilizzata come sala espositiva nell'ambito del circuito di Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto e ospita varie statue degli Apostoli. Si tratta di un considerevole complesso di sculture di Apostoli e Santi realizzate tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Settecento.

La struttura della chiesa antica è ancora oggi ben visibile e comprende l'abside, con una grande bifora ricostruita nel 1990 per anastilosi. Alla struutra originaria appartiene anche la prima sezione della navata caratterizzata da monofore ad ogiva in origine intervallate da contrafforti poi eliminati nel Settecento. La presenza dei monaci si conclude nel 1810 quando la chiesa diventa un presidio militare napoleonico così come il contiguo convento.