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La croce di Cristo fra sant'Agostino e san Gerolamo
PARENTINO BERNARDO
1492-1496
Modena, Galleria Estense
La croce di Cristo fra sant'Agostino e san Gerolamo
Tra le opere di Bernardo Parentino, questa tavola è importante in quanto firmata con la scritta "Bernardin(us) Parencan(us) Pi(n)sit". Il dipinto che è conservato nella Galleria Estense di Modena rappresenta il Cristo che porta la croce tra i santi Gerolamo e Agostino. In questo contesto l'artista riprende il vigore plastico di stile mantegnesco, ma ne attenua la severità e la forza riducendo i volumi a una dimensione quasi gotica. La sua passione per i particolari, la sua curiosità e la sua quasi maniacale minuzia da fiammingo lo fanno indugiare nella attenta descrizione del paesaggio. Agostino, in abiti pontificali, con la mitra in testa, è inginocchiato in preghiera a sinistra e volge lo sguardo verso il Cristo che porta la Croce.
Dal lato opposto sta san Gerolamo malvestito e penitente in mezzo al deserto, che si rivolge accoratamente alla figura di Cristo che avanza. Sullo sfondo si vede un leone, simbolo iconografico di Gerolamo.
I tre personaggi sono circondati da un terreno roccioso che si dilata sullo sfondo ad abbracciare uno specchio d'acqua. In primo piano spuntano diversi vegetali, descritti con grande minuziosità, e alcuni animali come il rospo, il serpente e la biscia, simboli della morte e del male.
L'opera di Bernardino Parenzano dal titolo "Cristo porta la Croce tra i Santi Girolamo e Agostino" è un raro esempio, per il periodo di esecuzione, di tempera su tela, tanto da far supporre che non sia nata come tale, ma che vi sia stata trasportata successivamente eliminando il preesistente supporto di legno, forse in stato di degrado.
Bernardo Parentino
E' talvolta nominato anche come Bernardino Parentino, Bernardo Parenzano o anche Bernardo da Parenzo. Originario di Parenzo, una città veneta in Istria, dove nasce verso il 1437, probabilmente ricevette la sua prima formazione artistica nell'orizzonte culturale di Giorgio Schiavone. Le sue prime pitture sono caratterizzate da dettagli di tipo antiquario, con una particolare attenzione alla resa di lapidi e iscrizioni locali. Questa tendenza sopravvisse anche dopo il suo trasferimento in Veneto, principalmente a Padova. Qui conobbe l'arte di Francesco Squarcione e della sua bottega. Dipinse varie scene della vita di San Benedetto per il chiostro di Santa Giustina a Padova, di cui restano oggi soltanto alcuni frammenti (secondo il Brandolese vi si leggevano le date 1489 e 1494, nonché la firma: "Opus Parentini") e un presepe presso la Galleria dell'Accademia a Venezia. Una sua adorazione dei Magi, che risente dell'influsso di Giovanni Bellini, si trova al Museo del Louvre, mentre il suo dipinto una Tentazione da incubo di Sant'Antonio Abate è custodito alla Galleria Doria Pamphilj. Lavorò anche a Mantova alla corte di Francesco II Gonzaga. Morì a Vicenza nel 1531.
E' stato confuso e sovrapposto a un'altra persona con lo stesso nome, un monaco agostiniano che assunse il nome di Fra Lorenzo (1437-1531 circa) e che morì nel monastero di San Michele a Vicenza.