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PITTORI: Anonimo lombardo

Madonna della Passione tra i santi Ambrogio ed Agostino, affresco del primo Cinquecento

Madonna della Passione tra i santi Ambrogio ed Agostino

 

 

ANONIMO DELLA PASSIONE

1500 circa

Milano, chiesa di santa Maria della Passione

 

Madonna della Passione tra i santi Ambrogio ed Agostino

 

 

 

Nella quinta cappella di destra della chiesa di santa Maria della Passione si può ammirare l'immagine della Pietà o Madonna della Passione che fu trasferita in questa cappella dai Canonici Lateranensi nel 1590 in seguito ad un presunto miracolo. Si tratta dell'immagine originaria con la Vergine, sant'Agostino, sant'Ambrogio e quattro canonici inginocchiati, che stava su di un muro dell'originaria cappella della Passione.

A seguito della ricollocazione fu probabilmente rimaneggiata l'immagine secondo i canoni più attuali e consoni al secolo XVI. Sotto la croce la Vergine regge sulle ginocchia il Cristo morto con amorevole cura: alla sua sinistra, in piedi, sta sant'Ambrogio, che si riconosce per il caratteristico flagello. Agostino è alla destra vestito da vescovo, mentre impugna il pastorale. Sulla testa ha la mitra: il viso è barbuto, pieno di tristezza e pietà. Il pittore l'ha rappresentato secondo la tradizionale iconografia.

L'affresco era custodito in una piccola cappella, meta di pellegrinaggi popolari, che si trovava nei terreni su cui sorgerà il complesso della Passione. Pare probabile che si tratti della "cappellam parvam" citata dallo stesso fondatore Monsignor Birago nell'atto notarile del 1485, descrivendo le sue proprietà oggetto del legato a favore dei Canonici Lateranensi. Il culto di questa immagine, anticamente affidato alla Confraternita "S. Maria de Passione extra portam Tonsam" già dal 1456, continua ancora oggi, richiamando i fedeli all'altare dell'Addolorata, in particolare nel mese di settembre. La Confraternita si occupava dell'organizzazione delle funzioni e della custodia del luogo sacro, destinataria di una donazione da parte di un certo Gian Rodolfo Vismara.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

 

Tradizione vuole che , nel ritmo lento della vita legato alla natura, fosse presente fin dalla metà del 1400, che custodiva questa immagine affrescata di Maria con Gesù morto sulle ginocchia, icona della partecipazione di Madre alla Passione del Figlio.  L'effigie ispirò così la dedicazione. Nel 1590, in seguito ad una testimonianza di miracolo, l'affresco venne traferito all'interno della Basilica, nella V cappella di dx, dove ancora si trova. Probabilmente in questo momento fu anche fortemente rimaneggiato.