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PITTORI: Sante Peranda

Padre Eterno in gloria con i santi Agostino, Lorenzo e sante

Padre Eterno in gloria con i santi Agostino, Lorenzo e sante

 

 

SANTE PERANDA

1590-1598

Venezia, chiesa di S. Giuseppe di Castello

 

Padre Eterno in gloria con i santi Agostino, Lorenzo e sante

 

 

 

La tavola del secondo altare, di stile grandioso, è ritenuta da vari studiosi uno dei primi lavori di Santo Peranda. Qualche critico la attribuisce al pittore Gambarato. L'opera mostra in alto il Padre eterno in volo che si affaccia premuroso sui santi Agostino, Lorenzo, Davide, Caterina e Maddalena che si trovano disposti su un piano inferiore.

Agostino è raffigurato a sinistra nelle sue vesti episcopali, seduto su una nuvola, ed ha lo sguardo rivolto verso il fedele che osserva la pala. In testa porta la mitra e con la mano destra impugna in modo fermo il bastone pastorale. Con la mano sinistra si appoggia a un gran libro deposto su un sedile. La torsione del corpo assicura all'immagine una dinamicità insospettata rende la pala viva agli occhi del fedele. Sotto il piviale si nota la tonaca nera dei monaci agostiniani, un elemento comune nelle commissioni artistiche di quest'Ordine, che in san Giuseppe al Castello vedeva la presenza di monache che seguivano la regola di Agostino.

Un decreto del Senato veneziano nel 1512 aveva autorizzato la costruzione di una chiesa con attiguo convento di monache agostiniane. L'area interessata a quel tempo era composta da diverse isolette circondate da una palude. Si rese necessaria la bonifica per poter costruire nuovi insediamenti sulle antiche isole di Secco Marina, Paludo, Rio Terà. La chiesa fu officiata dall'Ordine agostiniano fino al 1801, quando Napoleone soppresse sia la chiesa che il monastero. Caduto Napoleone il complesso fu affidato alle suore salesiane della Visitazione, che portarono con sé dalla Francia la reliquia del cuore di san Francesco di Sales. Nel 1912 le monache si trasferirono a Treviso e donarono al Comune il convento, che fu trasformato in sede scolastica e la chiesa divenne sussidiaria della basilica di San Pietro di Castello.

Il soffitto affrescato nel 1660-1663 da Pietro Ricchi detto il Lucchese, raffigura, nel tondo centrale, San Giuseppe in Gloria e, ai lati, La gloria di santa Monica. La composizione, realizzata su ben 540 mq di superficie, amplifica verso l'alto il volume della chiesa con le architetture illusionistiche progettate dal bolognese Gianantonio Torri. Notevoli sono i dipinti di Paolo Veronese poste nel presbiterio, con le tavole che illustrano l'Adorazione dei pastori e un san Girolamo. Interessanti sono pure alcuni affreschi di Jacopo Palma il Giovane. Sul primo altare di destra scopriamo l'opera di Tintoretto e del figlio Domenico.

Pietro Ricchi dipinse nel comparto di mezzo del soffitto san Giuseppe trasportato in cielo dagli angeli e negli altri due comparti Agostino e Monica.

 

 

Sante Peranda

Sante o Santo Peranda nacque a Venezia nel 1566, figlio di Nicolò. In gioventù fu discepolo di Paolo Fiammingo (Franck Pauwels), Leonardo Corona e soprattutto di Jacopo Palma il Giovane, di cui seguì le orme e con cui collaborò più volte. Tra le sue prime opere ricordiamo un San Martino e il povero datato 1585 realizzato per la chiesa di Rio San Martino di Scorzè. Nel 1592 per qualche tempo dimorò a Roma al seguito del futuro doge Marino Grimani e a Loreto, dove entrò in contatto con il tardo manierismo dell'Italia centrale. Tornato a Venezia nel 1594 dipinse un San Rocco che cura gli appestati e la Morte di san Rocco per la chiesa di San Giuliano.

Nel 1604 per la chiesa di San Bartolomeo realizza la Caduta della manna e per la chiesa di San Francesco della Vigna produce un San Diego che guarisce gli infermi. A Palazzo Ducale dipinge la Battaglia di Giaffa. Dal 1608 al 1627 lavorò come pittore ufficiale di corte a Mirandola al servizio del duca Alessandro I Pico della Mirandola, nell'apice del Ducato della Mirandola. Qui realizzò i ritratti di corte e il ciclo delle sette storie di Psiche (1610), oggi conservate a Mantova. In seguito realizzò il ciclo delle tre Età del mondo, che ebbe un tale successo da essere replicato almeno due volte a Castelcucco e Roma.

In quel periodo ritrae i principali personaggi di corte della famiglia Pico, quali Alessandro I Pico e la moglie Laura d'Este, Giulia d'Este e Luigi d'Este. Realizza anche diverse pale per le chiese di Mirandola e del modenese. Fra i suoi allievi ricordiamo il dalmata Matteo Ponzone e il bresciano Filippo Zaniberti, Simone Cantarini, Francesco Maffei, oltre che il figlio Michelangelo.

Nel 1638 morì a Venezia, dove venne tumulato presso la chiesa di San Nicola dei Tolentini.