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PITTORI: Bonifacio de Pitati

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BONIFACIO DE PITATI

1540

Venezia, chiesa di sant'Alvise

 

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'opera di Bonifacio de' Pitati è collocata sulla parete sinistra della chiesa di sant'Alvise a Venezia. Realizzata con la tecnica dell'olio su tela, faceva parte di un gruppo di quattro tavole che costituivano le portelle dell'organo realizzato da Vincenzo Colombo prima del 1547. Tutte le tavole vengono attribuite alla scuola di Bonifacio de' Pitati e rappresentano san Ludovico da Tolosa (sant'Alvise) e sant'Agostino, che si potevano vedere ad organo chiuso, mentre l'apertura rivelava all'interno le scene dell'Annunciazione. I Quattro evangelisti e l'Adorazione dei Magi che ornavano il parapetto della cantoria sono invece andati perduti.

La chiesa, dedicata a san Ludovico da Tolosa, a Venezia noto come sant'Alvise, fu edificata nel 1383 dalla nobildonna Antonia Venier, assieme ad un monastero. La struttura venne costruita nel punto che fu suggerito alla nobildonna dal Santo stesso che le era apparso in sogno.

Nel monastero, dove si ritirò la stessa Antonia Venier, veniva seguita la regola agostiniana e nel 1411 furono accolte altre suore agostiniane fuggite da Serravalle per la guerra.

Il convento delle monache, che si trovava sul lato destro del complesso, era in origine formato da due chiostri. Oggi ne rimane intatto solo uno caratterizzato da un porticato con colonne in stile gotico e archi a tutto sesto.

Agostino è stato dipinto con modalità che rispecchiano la sua tradizionale iconografia che lo vede vescovo. Anche in questo caso il santo è ritto in piedi e impugna con la mano sinistra il bastone pastorale, mentre con la destra regge un grande libro chiuso. In testa Agostino porta una elegante mitra. Il volto ha un aspetto giovanile ed è quasi completamente ricoperto da una folta e lunga barba nera che gli scende abbondantemente sul petto.

La figura del santo si erge avendo alle spalle una struttura architettonica classica ed un ampio spazio che si apre su un azzurro cielo.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

Bonifacio de Pitati

E' conosciuto anche come Bonifacio Veronese, dal luogo dove nacque nel 1487.

Discepolo nella bottega di Palma il Vecchio, di cui riflette lo stile, con accento, tuttavia, abbastanza personale, Bonifacio venne influenzato dagli studi delle opere di Tiziano e di Giorgione. Ancora giovane si trasferì a Venezia dove lo troviamo iscritto nella Fraglia dei pittori nel 1530. In quegli anni lavorò alla decorazione del palazzo dei Carmerlenghi, che ultimò quindici anni dopo, grazie alla collaborazione di molti allievi, tra i quali Jacopo Tintoretto, Andrea Schiavone e Jacopo Bassano. Stilisticamente, dalla scuola manieristica romana, passò ad una forma più narrativa con attenzione alle forme compositive più articolate raggiungendo intense espressività notevoli.

La sua carriera e la vasta produzione, hanno sofferto alcune incomprensioni per i meccanismi che regolavano il mercato artistico veneziano. Dopo il 1540 la sua produzione si fa più debole, anche per la collaborazione degli scolari. Morì a Venezia nel 1553.

Le opere sue più note sono Il banchetto del ricco Epulone, L'Adorazione dei Magi e Cristo benedicente all'Accademia a Venezia, e il Ritrovamento di Mosè e La Crocifissione alla Pinacoteca di Brera a Milano.

Il Museo di Castelvecchio conserva la sua Sacra Famiglia.