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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Giovanni Antonio Praphaelle da CasciaPITTORI: Giovanni Antonio Praphaelle da Cascia
Il cartiglio in basso all'affresco
GIOVANNI ANTONIO PRAPHAELLE DA CASCIA
1563
Cascia, chiesa di sant'Agostino
La Vergine, sant'Agostino, il Cristo e san Nicola
La dedica dipinta nel cartiglio in basso all'affresco specifica sia il committente, sia la data di esecuzione, sia il motivo dell'opera. Testualmente si legge: Hoc Opus factum fuit ... pre[..] fatto Praphaellem Io(annem) Antonium de Cassia conventus sancti Augustini de Cassia 1563. L'affresco dunque risale al 1563 e fu eseguito da un certo Giovanni Raffaello da Cascia, che lavorava per il convento agostiniano cittadino. La scena raffigura la Vergine con il Bambino in braccio che dall'alto di una nuvola trapunta di stelle si affaccia su tre figure sottostanti che nell'ordine sono sant'Agostino, il Cristo e un probabile san Nicola da Tolentino. La figure sono state tratteggiate senza speciale abilità artistica e si rivelano piuttosto approssimative nelle espressioni dei visi.
Fa eccezione la figura di Agostino, che pare la meglio riuscita. Il santo, dall'aspetto vegliardo ma vigile, indossa sopra la nera cocolla l'abito vescovile e porta tutti i segni della sua dignità episcopale. Nella mano sinistra regge un libro rosso chiuso. Sulla destra simmetricamente si scorge la figura di un monaco agostiniano con in mano un libro dalla copertina rossa e una stella. Un'aureola gli copre il capo: quasi certamente si tratta di san Nicola da Tolentino. ha piedi scalzi, come del resto la figura centrale del Cristo.
Nicola da Tolentino nacque nel 1245 a Sant'Angelo in Pontano un paesino nelle vicinanze di Fermo. I suoi genitori, forse Compagnono de Guarutti e Amata de Guidiani, erano gente pia e profondamente religiosa. La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio.
Ritornati a Sant'Angelo concepirono finalmente il figlio desiderato e, contenti di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino. Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, fu eletto canonico della chiesa di san Salvatore. Ascoltando una predica di un eremitano agostiniano sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia ejus ("non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza"), si sentì chiamare alla vita religiosa.
Implorò allora l'agostiniano di ammetterlo nel proprio Ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia. Così a 14 anni, è l'epoca dello scontro tra re Manfredi, figlio di Federico II, e papa Alessandro IV per i territori pontifici, entra fra gli Eremitani di Sant'Agostino di Castel Sant'Angelo, suo luogo natale, come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Già prima della sua ordinazione venne mandato in diversi monasteri dell'ordine: San Ginesio, Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso impegno verso la perfezione.
Nel 1274 viene ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventa la sua "casa madre"; e suo campo di lavoro è il territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accolgono via via nell'itinerario di predicatore. Anche le regole monastiche più severe alleggeriscono di solito certi obblighi (lunghe preghiere, digiuni) per chi è in viaggio o fuori sede. Lui invece non si fa mai sconti, perché dappertutto si sente a casa sua: dunque, preghiere e penitenze sempre. E alla gente quasi non sembra vero, perché all'ingrosso s'immagina l'asceta in un quadro di severità e di mestizia. Padre Nicola, invece, è un asceta che diffonde sorriso, un penitente che mette allegria. Lo ascoltano predicare, lo ascoltano in confessione o negli incontri occasionali, ed è sempre così: lui viene da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, e immediatamente fa il gesto e dice le parole che spargono sorriso. Molti vengono da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e vanno via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento agostiniano di Tolentino fra Nicola rimase fino alla sua morte nel 1305.
Nicola da Tolentino fu santificato per le sue virtù e costituisce il primo santo trecentesco dell'Ordine agostiniano nato solo nella seconda metà del Duecento.