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PITTORI: Rimpatta Antonio

Madonna con Bambino in trono con i santi Agostino, Monica, Paolo, Candida, Pietro e Sebastiano

Madonna con Bambino in trono con i santi Agostino, Monica,

Paolo, Candida, Pietro e Sebastiano

 

 

ANTONIO RIMPATTA da BOLOGNA

1509-1511

Napoli, Pinacoteca Nazionale Capodimonte

 

Madonna con Bambino in trono con i santi Agostino, Monica, Paolo, Candida, Pietro e Sebastiano

 

 

 

Questa bella composizione, in una classica struttura tipica di questo genere di tavole, raffigura la Madonna in trono con in braccio il Bambino attorniata da vari santi.

Nel piani inferiore si possono riconoscere da sinistra verso destra i santi Agostino, Monica e Paolo, seguiti nel blocco di destra da Candida, Pietro, Sebastiano. L'opera è stata eseguita da Antonio Rimpatta da Bologna nel primo decennio del Cinquecento. E' stato dipinto a olio su una tavola di grandi dimensioni: 378x283 cm.

Attualmente l'opera è custodita nel Museo di Capodimonte a Napoli.

Le figure dei vari santi sono ieratiche, staticamente in posa. Agostino è raffigurato come vescovo con la mitra in testa e un libro aperto fra le mani. Di Monica si vede solo il viso e il copricapo nero delle religiose agostiniane.

L'opera fu commissionata a Rimpatta nel 1509 per la chiesa di san Pietro ad Aram a Napoli e venne consegnata due anni dopo nel 1511.

In quest'opera di grande sostenutezza formale, nei solenni bilanciamenti dei due gruppi di santi come nella monumentalità della rigorosa inquadratura architettonica, il Rimpatta si dimostra un esponente della vasta area culturale umbro-romana tra Antoniazzo, Perugino e Pinturicchio. Tra i periti chiamati nel 1511 a stimare la tavola c'è un altro bolognese, Antonio Pirri, che in alcune opere del suo breve catalogo mostra di aver prestato attenzione a quegli stessi modi umbro-romani che nell'ambiente artistico napoletano di quegli anni avevano una larga diffusione.

Questa pala partenopea rivela lo stile dell'autore nei tratti di certi volti o nella forte incidenza della luce sugli incarnati, ma tutto è reso - complici forse le notevoli dimensioni del dipinto - in modo schematico, a tratti quasi impacciato, per cui emergono la «meccanica pazienza» e «l'infaticabile applicazione di un artigiano che, per le figure, mette in mostra al completo il suo repertorio».

 

 

Antonio Rimpatta

L'attività artistica di Antonio Rimpatta, pittore bolognese attivo nei primi decenni del Cinquecento, è stata ricostruita da alcuni recenti studi. Il corpus dei dipinti è stato riunito dal critico d'arte prof. Zeri e in alcuni casi è stato integrato da quelli già attribuiti all'anonimo Maestro della Sacra conversazione Setmani.

Altre volte l'accorpamento è stato portato a termine con le opere del frate Antonio da Bologna già menzionato a suo tempo da Vasari.

Gli studi critici più recenti tendono a unificare i tre gruppi sotto il nome di Rimpatta. In questo senso vengono rilette alcune principali opere del catalogo di Rimpatta e in particolare si conferma la coincidenza fra Rimpatta e il  cosiddetto frate Antonio da Bologna. Questa identificazione è caratterizzata da un linguaggio principalmente peruginesco e centro-italiano, con alcuni rimandi a Boltraffio come è ben dimostrato dal San Sebastiano nella Walters Art Gallery di Baltimora. Vari critici vogliono tenerlo separato del gruppo di opere Setmani. Quest'ultimo maestro si rivela assai più rilevante, in grado di realizzare capolavori aggiornati sulla più moderna pittura sviluppatasi tra Milano e Venezia a cavallo tra XV e XVI secolo. L'evidente rapporto tra Rimpatta e il Maestro Setmani si potrebbe spiegare con una collaborazione tra i due pittori. Il loro  incontro potrebbe essere accaduto a Bologna verso il 1500, subito dopo la nascita di opere come la pala Casio di Boltraffio o la pala Scarani del Perugino.

Rimpatta dopo il 1511 diventa l'olivetano frate Antonio da Bologna, e la ricostruzione di questo momento di attività, tra il 1509-1511 e il 1516, sembra essere particolarmente lineare.