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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MAESTRO DI SABA
1575
Roma. Basilica di santa Saba
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Il catino absidale centrale della chiesa di santa Saba a Roma fu fatto decorare da Gregorio XIII nel 1575 in occasione del Giubileo.
L'affresco, che vi compare, ripropone probabilmente il mosaico del secolo VIII che era andato perduto. L'affresco è diviso in fasce orizzontali:
nella parte alta è raffigurato Cristo tra Sant'Andrea e S. Saba.
Nella fascia sottostante troviamo l'Agnello mistico e una teoria di agnelli che rappresentano gli Apostoli.
Nella fascia successiva scendendo verso il basso, è reappresentata la Vergine in trono col Bambino e i dodici Apostoli
Nella fascia inferiore sono raffigurati lo stesso papa Gregorio XIII e alcuni dei Santi venerati da S. Saba: S. Michele Arcangelo, sant'Andrea, S. Giovanni Battista, sant'Agostino, santa Silvia o santa Barbara.
Agostino è stato raffigurato con una lunga veste nera mentre con la mano destra regge un grosso libro dalla copertina rossa. Con la mano sinistra alzata, abbozza una benedizione. Il volto ha un aspetto maturo, la testa calva è circondata dal nimbo dei santi.
La Basilica minore di S. Saba si trova sull'Aventino Minore o "Piccolo Aventino", che in epoca romana insieme all'Aventino Maggiore prendeva il nome di Remurius, il "colle di Remo".
Si ritiene che dove è stata edificata la Basilica di S. Saba, sorgesse la Caserma della IV Coorte dei Vigili. Sui resti di questi edifici romani nel VI secolo aveva la sua abitazione santa Silvia, moglie di Gordiano, un membro dell'antica Gens senatoria degli Anicii, e madre di san Gregorio Magno. Da questo luogo santa Silvia, che conosceva la gracilità di salute di Gregorio, mandava ogni giorno al figlio, che si trovava nel monastero di sant'Andrea Apostolo, attivo nella casa paterna del Celio sul Clivio Scauro, una zuppa di legumi cotta in una tazza d'argento.
Dove si trovava la casa di santa Silvia sorse forse un oratorio. Alla fine del VI secolo, su impulso di papa Martino I, sul postovi si stabilirono alcuni monaci greci basiliani che provenivano dalla Palestina, respinti dall'invasione persiana e poi araba che avevano occupato quella regione. I monaci scelsero il nome di Cella Nova per il loro cenobio in ricordo della loro congregazione monastica a Gerusalemme chiamato Laura Nova. Dedicarono il monastero a S. Saba Archimandrita, capo di tutti gli anacoreti in Palestina e del monachesimo orientale.
La moderna chiesa a pianta basilicale fu costruita nel XII-XIII secolo sopra quella precedente. L'aula basilicale è divisa in tre navate da 14 colonne provenienti da antichi edifici per la maggior parte ornate da capitelli ionici. Tre colonne sono in granito rosa di Assuan, tre in marmo imezio (proveniente del Monte Imetto vicino ad Atene), tre in marmo grigio antico algerino, tre in granito grigio egiziano, una in marmo rosa dell'isola di Chio in Grecia, una in marmo cipollino dall' Eubeaa).