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PITTORI: Anonimo lombardo

Sant'Ambrogio battezza sant'Agostino, Adeodato e Alipio

Sant'Ambrogio battezza sant'Agostino, Adeodato e Alipio

 

 

ANONIMO LOMBARDO

1475-1550

Milano, Collezione privata

 

Sant'Ambrogio battezza sant'Agostino, Adeodato e Alipio

 

 

 

Il dipinto, di ignoto autore di scuola lombarda cinquecentesca raffigura la scena in cui sant'Ambrogio battezza sant'Agostino, il figlio Adeodato (qui indicato con il nome Diodato) e l'amico carissimo Alipio, che fu con lui presente nel ritiro di Cassiciaco nella villa di Verecondo mentre si preparavano al battesimo.

Realizzato ancora con la vecchia tecnica della tavola, il quadro è stato segnalato in una Collezione privata milanese nel 1971.

La scena è molto affollata e si svolge all'interno del battistero di una chiesa, ma non mancano reminiscenze quattrocentesche che vedono la presenza di una vegetazione stilizzata ai lati dell'architettura centrale. Al centro troviamo i tre catecumeni nudi e inginocchiati con le mani in preghiera in attesa di ricevere l'acqua sacra da sant'Ambrogio che al sta versando sul capo di Agostino. Ambrogio, vestito con i paramenti vescovili, è attorniato da chierici e diaconi disposti tutti a sinistra. A destra invece troviamo due monaci agostiniani e alcune suore inginocchiate. Non è da escludere che il pittore volesse raffigura san Simpliciano nel monaco in piedi che pone le mani sul capo di Alipio. Altri personaggi sono presenti alla scena, ma sembrano disinteressarsi a quando accade, figure probabilmente di contorno.

 

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.

Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14