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PITTORI: Bazzi Giovanni

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa, affresco nel Duomo di Pisa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BAZZI GIOVANNI detto il SODOMA

1542

Pisa, Duomo di S. Maria Assunta

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto si trova nel transetto di sinistra contiguo al presbiterio e raffigura sant'Agostino assieme ai Dottori della Chiesa, Gregorio Magno, Ambrogio e Girolamo. In questa occasione il santo indossa gli abiti episcopali con in testa una appariscente mitra bianca. Sotto l'abito si intravede tuttavia la cocolla nera degli eremitani agostiniani secondo una consuetudine abbastanza diffusa. Agostino è intento a scrivere su un libro che regge con la mano sinistra: il suo viso esprime una grande serenità mentre sta vergano le parole. Il volto è quello di una persona matura con una folta barba che gli copre il viso.

Due angeli gli sono accanto: uno regge il cartiglio AUGUSTINUS e l'altro alza il bastone pastorale indicando con il braccio sinistro all'osservatore di guardare nella direzione del santo. L'immagine complessiva deborda dalla lunetta assicurando una fresca vivacità alla raffigurazione i cui personaggi, tutti in movimento, esprimono una forte personalità.

L'affresco si trova nel transetto vicino al presbiterio del duomo di Santa Maria Assunta, la cattedrale medievale di Pisa nonché chiesa primaziale. Capolavoro del romanico, in particolare del romanico pisano, la chiesa costituisce uno straordinario esempio del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica marinara di Pisa all'epoca del suo apogeo politico ed economico. La sua costruzione fu iniziata nel 1063 dall'architetto Busketo, utilizzando la decima parte del bottino conseguito in Sicilia nel porto di Palermo contro i Musulmani (1063). Vi si fondono elementi stilistici diversi: classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani. La chiesa fu eretta in un'area esterna alla cinta muraria altomedioevale, che era già utilizzata in epoca longobarda come necropoli e dove, già nei primi anni del XI secolo, era stata eretta una chiesa mai terminata che doveva essere intitolata a Santa Maria. La nuova grande chiesa di Busketo, inizialmente chiamata Santa Maria Maggiore, venne in seguito intitolata a Santa Maria Assunta. Nel 1092 la chiesa, da semplice cattedrale, divenne primaziale, essendo stato conferito il titolo di primate all'arcivescovo Daiberto da papa Urbano II, onorificenza oggi soltanto formale. La cattedrale fu consacrata nel 1118 dal papa Gelasio II, appartenente al ramo pisano dei Gaetani (o Caetani), conti di Terriccio e d'Oriseo.

 

 

 

Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma

Nato a Vercelli nel 1477, a soli tredici anni iniziò il praticantato da garzone nella sua città nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti. Nel 1498 si trasferì a Milano e poi, tre anni dopo, a Siena, che divenne la sua residenza stabile. Si sa che lavorò anche a Roma, dove la sua presenza è documentata nel 1508, quando Papa Giulio II gli commissionò le decorazioni del soffitto della Stanza della Segnatura in Vaticano. Nell'affresco La scuola di Atene, (1509-1511), il Sodoma stesso è probabilmente raffigurato vicino a Raffaello. Il curioso soprannome è una deformazione di una sua parlata piemontese. A Roma è conservato il suo capolavoro a Villa Farnesina: un affresco con le Nozze di Alessandro e Rossane, dipinto per il banchiere senese Agostino Chigi. L'affresco è ispirato a un'opera greca perduta del pittore Aezione descritto nel II secolo dallo scrittore greco Luciano di Samosata. La figura artistica del Sodoma costituisce una sorta di ponte tra tardo rinascimento e manierismo.

Ai primi del 1539 il Sodoma era a Siena, ma alla metà dell'anno partì per Volterra, dove per Lorenzo di Galeotto de' Medici dipinse una tela da soffitto, con la Caduta di Fetonte; a Volterra pure ritoccò la Circoncisione del Signorelli, ora alla National Gallery di Londra. Alla fine del 1539 si recò a Pisa dove, per incarico di messer Bastiano della Seta, operaio della primaziale, eseguì per la sagrestia del duomo una Deposizione e un Sacrificio di Abramo (ora nel coro del duomo). Sempre a Pisa il Sodoma eseguì tra il 1542 e il 1543 una grande pala d'altare - Madonna col bambino e sei santi - per l'oratorio di S. Maria della Spina: fu l'ultimo capolavoro del pittore, la cui arte andò declinando negli ultimi anni della sua vita, come appare dalla tarda, e piuttosto rovinata, tavola con l'Andata al Calvario nella chiesa di S. Giacomo in Salicotto. Tacciono i documenti sull'artista fino a quando, in una lettera scritta da Siena il 15 febbraio 1549, Alessandro Buoninsegni informava suo fratello Bernardino, ambasciatore a Napoli, che "il Cavaliere Sodoma questa notte si è morto". L'inventario dei suoi beni ci presenta un Sodoma proprietario di una vigna "cum domo, casalone, et cellario cum onmibus massaritiis" in quel di Murlo. Artista di straordinaria fecondità, apprezzato finché visse, il Sodoma seguitò ad essere ammirato anche in seguito.