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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Maestro di SoricoPITTORI: Maestro di Sorico
Pala d'altare a Sorico
MAESTRO DI SORICO
1500-1550
Sorico, chiesa arcipretale di santo Stefano
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Dietro l'altare maggiore si trova un grande polittico la cui tavola centrale raffigura la Vergine che allatta il Bambino. Nelle due partizioni laterali sono stati raffigurati i santi Stefano e Vincenzo. Sulla cimasa si nota al centro il Dio Padre ed ai lati l'arcangelo Gabriele con la Vergine annunciata. Sulla predella affiancano Gesù i dodici apostoli e i quattro Dottori della Chiesa, fra cui Agostino.
L'opera è ambientata nella prima metà del XVI secolo. Come al solito non sono mancate varie attribuzioni all'opera: si è pensato allo stesso autore del polittico di Gera Lario oppure alla mano di Andrea de Passeri. Più recentemente sono stati proposti altri pittori che hanno lavorato a Livio.
Un dato interessante è la presenza ai lati della Vergine sia del titolare della chiesa antica (Stefano) sia della figura di san Vincenzo, il che fa presumere che fosse proprio questo santo il titolare della chiesa locale prima della traslazione della dignità di plebana. In consonanza a questa ipotesi sta la decisione del 1578 adottata dal vescovo Bonomi di vietare la pittura di immagini, sul fronte della chiesa, relative alla Vergine, a Stefano e Vincenzo.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6