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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Maestro della Nostra SperanzaPITTORI: Maestro della Nostra Speranza
Agostino cardioforo
MAESTRO DELLA NOSTRA SPERANZA
1500 ca.
Amsterdam, Rijske Museum
Sant'Agostino cardioforo e san Gerolamo
Questa splendida opera a olio su pannello si conserva al Rijske Museum. Le dimensioni (88x104,5 cm) hanno consentito all'autore, noto come Maestro della Nostra Speranza di sviluppare una scena notevolmente complessa e ricca sia di simboli che di personaggi all'interno di un ambiente architettonicamente vario. Al centro della composizione sta un piccolo recinto con al centro una fossa dove è deposta una bara aperta con al suo interno un cadavere.
Ai suoi lati in ginocchio ci sono una coppia di monaci tonsurati con abiti bianchi e mantellina nera. Alle loro spalle, a destra, in piedi troviamo sant'Agostino: a sinistra, san Gerolamo. Sedute su un muricciolo stanno due donne in abiti fiamminghi, che si parlano fra loro. Sullo sfondo, in contrasto con questa scena macabra, ci sono episodi di vita quotidiana con bambini che giocano e dame che passeggiano o conversano in un ampio cortile che lascia intravedere un giardino. Una dolce serenità anima la scena e contrasta fortemente con la tragicità dei volti dei personaggi in primo piano.
Gerolamo sulla sinistra porta i suoi caratteri distintivi di dottore della Chiesa fatto cardinale e accompagna con la mano uno dei due monaci. Sulla destra Agostino impugna il suo bastone pastorale e con l'altra mano regge con grazia un cuore che caratterizza il suo amore per Dio. Il suo viso è giovanile, non ha la barba. In testa porta la mitra e indossa abiti che ricordano la sua dignità episcopale.
Sotto la bianca tunica sembra di intravedere la cocolla nera dei monaci agostiniani.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3